Asti nel Seicento
Dal 11 Aprile 2014 al 28 Settembre 2014
Asti
Luogo: Palazzo Mazzetti
Indirizzo: corso Vittorio Alfieri 357
Orari: da martedì a domenica 10.30-19.30
Curatori: Maria Beatrice Failla, Alessandro Morandotti, Andrea Rocco, Gelsomina Spione
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio di Asti
- Soprintendenza ai Beni Storici Artistici e Etnoantropologici del Piemonte
- Diocesi della provincia di Asti
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 0141 530403
E-Mail info: info@palazzomazzetti.it
Sito ufficiale: http://www.palazzomazzetti.it
Il progetto di tutela del territorio promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici Artistici e Etnoantropologici del Piemonte e le Diocesi della provincia di Asti, continua con un’indagine sulle presenze pittoriche nell’Astigiano tra Sei e Settecento, con uno sguardo approfondito ma non univoco sull’opera di artisti genovesi e lombardi presenti sul territorio. I risultati della ricerca hanno messo alla luce molti importanti ritrovamenti di opere di altre scuole permettendo quindi di definire una prima ricognizione del patrimonio figurativo seicentesco nella provincia di Asti.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Palazzo Mazzetti che si inaugurerà nel mese di aprile 2014, si configura come una mostra-dossier, allestita tra il salone d’onore del piano nobile e nelle sale dell’ala orientale del piano terreno. L’obiettivo è la presentazione di una notevole selezione di dipinti oltre che di incisioni e tessuti particolarmente significativi per qualità artistica e rilevanza storica, individuati nel corso della ricerca condotta dal gruppo di studio dell’Università degli Studi di Torino sull’attuale territorio della provincia di Asti e restaurate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio.
Il territorio della provincia di Asti nella sua attuale configurazione presenta una complessa stratificazione di poteri politici e amministrativi che vanno ad intrecciarsi con una realtà figurativa non omogenea e, per l’età moderna e per il Seicento in particolare, ancora da sondare. La lettura di questa complessa geografia artistica e amministrativa costituisce uno dei punti di approfondimento della mostra e del catalogo: partendo dall’attuale cartina della provincia sarà evidenziato l’intreccio delle diocesi e dei poteri politici, per arrivare a focalizzare l’attenzione in maniera più minuta sulla città di Asti, attraverso la veduta seicentesca fornita dal Theatrum Sabaudiae (1682), che ritrae un tessuto urbano costellato di chiese e conventi, profondamente modificato dal passare del tempo. Un attento apparato didattico permetterà di visualizzare, proprio sulla base della carta di Asti del 1682, l’incredibile ricchezza di edifici religiosi in gran parte oggi non più esistenti a causa di vicende storiche complesse raccontate in mostra e in catalogo.
Nel salone d’onore al piano nobile saranno esposti alcuni dipinti che illustreranno la ricchezza eterogenea della cultura figurativa astigiana nel XVII secolo, tra artisti “locali” e provenienze extraregionali, strettamente connesse a particolari figure di committenti. Si potranno ammirare dipinti completamente sconosciuti agli studi e di grande rilievo per la storia artistica della nostra regione. Prima tra tutte l’imponente pala raffigurante la Madonna del Rosario un tempo collocata nella perduta chiesa dei Domenicani della Maddalena (attualmente in San Paolo), un dipinto cruciale per la storia della penetrazione della cultura artistica fiamminga in Italia settentrionale verso la fine del Cinquecento; si tratta verosimilmente del prototipo dal quale discenderanno per gemmazione numerose derivazioni disperse in molte zone dell’astigiano e dell’alessandrino. Proveniente da Roma è invece la Beata Vergine d’Oropa con i SS. Elena, ed Eusebio e il ritratto di Giacomo Goria, vescovo di Vercelli ma nativo di Villafranca, opera spettacolare dipinta dal lucchese Pietro Paolini intorno al 1650. Nella sala dei Lombardi i visitatori, dopo l‘incontro con una pala di Camillo Procaccini raffigurante il Battesimo di Cristo già nel Duomo di Asti, vedranno per la prima volta la tela con San Secondo a cavallo proveniente da Villanova – uno stupendo inedito per l’iconografia del santo patrono della città, mentre per la sezione dedicata ai pittori genovesi, ritorneranno a Palazzo Mazzetti le spettacolari tele di Giovanni Battista Carlone di Incisa Scapaccino, restaurate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti nel 2000.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Palazzo Mazzetti che si inaugurerà nel mese di aprile 2014, si configura come una mostra-dossier, allestita tra il salone d’onore del piano nobile e nelle sale dell’ala orientale del piano terreno. L’obiettivo è la presentazione di una notevole selezione di dipinti oltre che di incisioni e tessuti particolarmente significativi per qualità artistica e rilevanza storica, individuati nel corso della ricerca condotta dal gruppo di studio dell’Università degli Studi di Torino sull’attuale territorio della provincia di Asti e restaurate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio.
Il territorio della provincia di Asti nella sua attuale configurazione presenta una complessa stratificazione di poteri politici e amministrativi che vanno ad intrecciarsi con una realtà figurativa non omogenea e, per l’età moderna e per il Seicento in particolare, ancora da sondare. La lettura di questa complessa geografia artistica e amministrativa costituisce uno dei punti di approfondimento della mostra e del catalogo: partendo dall’attuale cartina della provincia sarà evidenziato l’intreccio delle diocesi e dei poteri politici, per arrivare a focalizzare l’attenzione in maniera più minuta sulla città di Asti, attraverso la veduta seicentesca fornita dal Theatrum Sabaudiae (1682), che ritrae un tessuto urbano costellato di chiese e conventi, profondamente modificato dal passare del tempo. Un attento apparato didattico permetterà di visualizzare, proprio sulla base della carta di Asti del 1682, l’incredibile ricchezza di edifici religiosi in gran parte oggi non più esistenti a causa di vicende storiche complesse raccontate in mostra e in catalogo.
Nel salone d’onore al piano nobile saranno esposti alcuni dipinti che illustreranno la ricchezza eterogenea della cultura figurativa astigiana nel XVII secolo, tra artisti “locali” e provenienze extraregionali, strettamente connesse a particolari figure di committenti. Si potranno ammirare dipinti completamente sconosciuti agli studi e di grande rilievo per la storia artistica della nostra regione. Prima tra tutte l’imponente pala raffigurante la Madonna del Rosario un tempo collocata nella perduta chiesa dei Domenicani della Maddalena (attualmente in San Paolo), un dipinto cruciale per la storia della penetrazione della cultura artistica fiamminga in Italia settentrionale verso la fine del Cinquecento; si tratta verosimilmente del prototipo dal quale discenderanno per gemmazione numerose derivazioni disperse in molte zone dell’astigiano e dell’alessandrino. Proveniente da Roma è invece la Beata Vergine d’Oropa con i SS. Elena, ed Eusebio e il ritratto di Giacomo Goria, vescovo di Vercelli ma nativo di Villafranca, opera spettacolare dipinta dal lucchese Pietro Paolini intorno al 1650. Nella sala dei Lombardi i visitatori, dopo l‘incontro con una pala di Camillo Procaccini raffigurante il Battesimo di Cristo già nel Duomo di Asti, vedranno per la prima volta la tela con San Secondo a cavallo proveniente da Villanova – uno stupendo inedito per l’iconografia del santo patrono della città, mentre per la sezione dedicata ai pittori genovesi, ritorneranno a Palazzo Mazzetti le spettacolari tele di Giovanni Battista Carlone di Incisa Scapaccino, restaurate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti nel 2000.
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