Lucio Fontana - hic et nunc
Lucio Fontana - hic et nunc, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Arezzo
Dal 09 Maggio 2012 al 24 Giugno 2012
Arezzo
Luogo: Galleria Comunale d'Arte Contemporanea
Indirizzo: piazza San Francesco 4
Orari: da mercoledì a domenica e festivi 10-13/ 16-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0575 377508
E-Mail info: ufficiocultura@comune.arezzo.it
Sito ufficiale: http://www.comune.arezzo.it
L'opera di Lucio Fontana è, per la prima volta, in mostra ad Arezzo, nei rinnovati spazi della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, il cui prospetto - per l'occasione - include l'omaggio al 150esimo dell'unità d'Italia con una spettacolare installazione tricolore che offre l'ingresso al pubblico nel proprio taglio centrale.
Si propone l'itinerario spazialista dell'autore, attraverso l'oltraggio alla materia: carta, tela, terracotta, ceramica… LUCIO FONTANA - hic et nunc, a cura di Fabio Migliorati, è realizzata dall'Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Arezzo, con la collaborazione di Tornabuoni Arte, il sostegno di ATAM S.p.A. e di SUGAR Clothing Accessories Ideas.
Circa quaranta opere, fra buchi, tagli, teatrini, pietre, barocchi, gessi, inchiostri, carte, olii dal 1949 al 1968, rappresentano l'arte di Fontana nel suo fare spaziale: a ricordare l'idea di "spazio urbano", già dal 1935 (i cementi armati razionalisti); di "spazio cosmico", dal 1946 (il primo Concepto espacial); di "spazio radicale", dal 1949 (l'Ambiente nero); di "spazio decorativo quotidiano", dal 1951 (il neon della Triennale); di "spazio sintetico", dal 1958 (il taglio); di "spazio energetico", dal 1961 (il Cielo di Torino). Da Buenos Aires, nel 1946, Fontana scrive il Manifiesto Blanco, col quale si sanciscono i pronunciamenti di una poetica nuova, successivamente esaltata in varie fasi del Movimento Spaziale.
E da qui al mondo intero il passo è uno; quel mondo conquistato in mezzo secolo d'arte internazionale, con la forza universale della pervicacia immaginativa e della ricerca inesausta, che non si ferma alla conoscenza tecnologica ma la usa, fino alle soglie di una religiosità scientifica - prima viva come simbolo di un fenomeno, poi come memoria incessante di esso. LUCIO FONTANA - hic et nunc si avvarrà di un catalogo Forma Edizioni, con testi di Enrico Crispolti e prefazione di Fabio Migliorati, il quale lì scrive: ?Sostenere che l'opera di Lucio Fontana sia tra i maggiori esempi dell'arte italiana del XX secolo è pura ovvietà; Fontana appare di più, nel Duemila: il più importante artista della seconda metà del Novecento, in Italia e buona parte del mondo. Il suo lavoro ha lambito territori forse imprevisti perfino all'autore: estetica dialettica - della dicotomia, dell'ossimoro, della sinestesia (entità dilatate senza fine, in flussi simpatetici naturali e artificiali insieme, umanissimi proprio perché infiniti).
L'arte di Fontana è il fondamento di un'apertura universale. Arte come essenza di modalità antropologiche globali e sempre attuali; tanto sociali quanto individuali, nuove da oltre mezzo secolo, perché relative alla dimensione di un'alterità immaginativa oggettivabile. E, per tale via, siamo alla storia oltre l'avanguardia: epifania atemporale, divenire, misura dell'assenza, distanza logica, accadimento… L'intervento di Fontana gestisce concezioni liminali dell'esistere; rincorre e raggiunge il sogno; circoscrive l'esperienza; conduce o allude alla vita e alla morte. L'opera d'arte si costituisce in esercizi di mistica scientifica, stratificati nel conoscere creativo - dal minimalismo al barocco, dal primitivismo totemico all'evoluzione tecnologica. Ecco lo spazio artistico; ecco il progresso nel ruolo intimo ma arbitrario del colore. È ?concetto spaziale?; è addirittura "Fine di Dio". Il nome di Lucio Fontana rappresenta - ormai - quel che la sua opera, forse, non avrebbe dovuto simboleggiare - capacità di sintetica definizione, nobile maniera, gesto definitivo - perché autore e lavoro, già mito moderno, sono oggi fusi in semiotiche dell'attraversamento, del tragitto, dell'atto unico che è definizione d'indefinibile, trascurando il senso dell'introduzione fenomenologica, della permanenza attiva, dello slancio continuo propositivo. Il significato della sua scultura astratta razionale, del suo ambiente al neon, del buco o del taglio, della pietra, del metallo, dell'inchiostro, del teatrino s'invera nella bellezza di uno stile; e, dagli anni Trenta ai Sessanta, l'uso del termine ?oltre? diviene ambito particolare dell'arte contemporanea. In questo modo, anche per il basico apporto di titoli carsici, l'artista sperimenta il metro elegante di grafismi d'assoluto - pur nella contingenza tecnica della forma spaziale come ricerca, come risorsa inesausta; in un pragmatismo plastico libero fino alla contraddizione?.
Si propone l'itinerario spazialista dell'autore, attraverso l'oltraggio alla materia: carta, tela, terracotta, ceramica… LUCIO FONTANA - hic et nunc, a cura di Fabio Migliorati, è realizzata dall'Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Arezzo, con la collaborazione di Tornabuoni Arte, il sostegno di ATAM S.p.A. e di SUGAR Clothing Accessories Ideas.
Circa quaranta opere, fra buchi, tagli, teatrini, pietre, barocchi, gessi, inchiostri, carte, olii dal 1949 al 1968, rappresentano l'arte di Fontana nel suo fare spaziale: a ricordare l'idea di "spazio urbano", già dal 1935 (i cementi armati razionalisti); di "spazio cosmico", dal 1946 (il primo Concepto espacial); di "spazio radicale", dal 1949 (l'Ambiente nero); di "spazio decorativo quotidiano", dal 1951 (il neon della Triennale); di "spazio sintetico", dal 1958 (il taglio); di "spazio energetico", dal 1961 (il Cielo di Torino). Da Buenos Aires, nel 1946, Fontana scrive il Manifiesto Blanco, col quale si sanciscono i pronunciamenti di una poetica nuova, successivamente esaltata in varie fasi del Movimento Spaziale.
E da qui al mondo intero il passo è uno; quel mondo conquistato in mezzo secolo d'arte internazionale, con la forza universale della pervicacia immaginativa e della ricerca inesausta, che non si ferma alla conoscenza tecnologica ma la usa, fino alle soglie di una religiosità scientifica - prima viva come simbolo di un fenomeno, poi come memoria incessante di esso. LUCIO FONTANA - hic et nunc si avvarrà di un catalogo Forma Edizioni, con testi di Enrico Crispolti e prefazione di Fabio Migliorati, il quale lì scrive: ?Sostenere che l'opera di Lucio Fontana sia tra i maggiori esempi dell'arte italiana del XX secolo è pura ovvietà; Fontana appare di più, nel Duemila: il più importante artista della seconda metà del Novecento, in Italia e buona parte del mondo. Il suo lavoro ha lambito territori forse imprevisti perfino all'autore: estetica dialettica - della dicotomia, dell'ossimoro, della sinestesia (entità dilatate senza fine, in flussi simpatetici naturali e artificiali insieme, umanissimi proprio perché infiniti).
L'arte di Fontana è il fondamento di un'apertura universale. Arte come essenza di modalità antropologiche globali e sempre attuali; tanto sociali quanto individuali, nuove da oltre mezzo secolo, perché relative alla dimensione di un'alterità immaginativa oggettivabile. E, per tale via, siamo alla storia oltre l'avanguardia: epifania atemporale, divenire, misura dell'assenza, distanza logica, accadimento… L'intervento di Fontana gestisce concezioni liminali dell'esistere; rincorre e raggiunge il sogno; circoscrive l'esperienza; conduce o allude alla vita e alla morte. L'opera d'arte si costituisce in esercizi di mistica scientifica, stratificati nel conoscere creativo - dal minimalismo al barocco, dal primitivismo totemico all'evoluzione tecnologica. Ecco lo spazio artistico; ecco il progresso nel ruolo intimo ma arbitrario del colore. È ?concetto spaziale?; è addirittura "Fine di Dio". Il nome di Lucio Fontana rappresenta - ormai - quel che la sua opera, forse, non avrebbe dovuto simboleggiare - capacità di sintetica definizione, nobile maniera, gesto definitivo - perché autore e lavoro, già mito moderno, sono oggi fusi in semiotiche dell'attraversamento, del tragitto, dell'atto unico che è definizione d'indefinibile, trascurando il senso dell'introduzione fenomenologica, della permanenza attiva, dello slancio continuo propositivo. Il significato della sua scultura astratta razionale, del suo ambiente al neon, del buco o del taglio, della pietra, del metallo, dell'inchiostro, del teatrino s'invera nella bellezza di uno stile; e, dagli anni Trenta ai Sessanta, l'uso del termine ?oltre? diviene ambito particolare dell'arte contemporanea. In questo modo, anche per il basico apporto di titoli carsici, l'artista sperimenta il metro elegante di grafismi d'assoluto - pur nella contingenza tecnica della forma spaziale come ricerca, come risorsa inesausta; in un pragmatismo plastico libero fino alla contraddizione?.
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