Paolo Pellegrin. Frontiers

© Paolo Pellegrin / Magnum Photos

 

Dal 30 Aprile 2017 al 26 Novembre 2017

Bard | Aosta

Luogo: Forte di Bard

Indirizzo: Forte di Bard

Costo del biglietto: L’ingresso è compreso nel biglietto del Museo Il Ferdinando: Intero 9 euro, Ridotto 7 euro, Ridotto ragazzi (6-18 anni) e scuole: 5 euro

Telefono per informazioni: +39 0125 833811

E-Mail info: info@fortedibard.it

Sito ufficiale: http://www.fortedibard.it



Il migrante ci smaschera. Lo straniero che approda sulle nostre sponde rompe il ritmo della quotidianità. È l’irregolare per eccellenza. Perciò ci costringe a riflettere sulle regole della nostra vita sociale e politica. Ce ne spalanca gli abissi insondati, ce ne illumina gli angoli oscuri. Mette in questione tutto ciò che per noi non è questionabile. E ci espone alla più radicale delle domande:
chi siamo?
Lucio Caracciolo, direttore di “Limes – rivista italiana di geopolitica”, editoriale #6/15
 
L’esposizione Paolo Pellegrin. Frontiers visitabile dal 30 aprile al 26 novembre 2017 al Forte di Bard, documenta in anteprima mondiale attraverso gli intensi scatti di Paolo Pellegrin, il dramma dei viaggi della speranza delle migliaia di migranti che fuggono in cerca di un futuro migliore: l’orrore delle traversate del Mar Mediterraneo, l’esperienza degli sbarchi e della permanenza nei centri di accoglienza. Si tratta di un’anteprima assoluta firmata da uno tra i più importanti fotoreporter al mondo. Membro di Magnum Photos dal 2001, Pellegrin lavora con le più affermate testate internazionali e ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti, tra cui dieci World Press Photo e la Medaglia d’oro Robert Capa.
La mostra, realizzata in collaborazione con l’Agenzia Magnum Photos di Parigi e prodotta site specific per l’architettura delle sale espositive dell’Opera Ferdinando, integra e attualizza i contenuti del nuovo Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere evidenziando il tragico racconto del fenomeno migratorio in atto, ormai diventato tratto distintivo del nostro tempo. Un fenomeno che secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni non si arresterà prima del 2050. Le fotografie, in bianco e nero, di notevole impatto visivo ed emotivo, sono state scattate nel 2015. La maggior parte di esse documenta la situazione sull’isola greca di Lesbo dove, secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sono sbarcati più di 500.000 degli 850.000 rifugiati giunti in Grecia nel corso del 2015.
Il tema dell’esposizione offre un punto di vista quanto mai attuale sul dramma dei migranti, oltre a un’esplicita riflessione sulle frontiere – visibili o invisibili, geografiche, politiche e sociali – che dividono le persone, in un’Europa che oggi è chiamata alla sfida dell’accoglienza. Nelle sue fotografie Pellegrin documenta i fatti di cui è testimone dalla prospettiva del fotogiornalista, ma soprattutto interpreta la tragicità del dolore attraverso la sua esperienza di essere umano. Il suo intento è rinnovare la visione degli accadimenti che registra: “Quella che mi interessa di più è una fotografia non finita, dove chi guarda ha la possibilità di cominciare un proprio dialogo… Io presento la domanda che mi sono fatto davanti ai morti, alle guerre, alla sofferenza, poi lascio spazio ad ognuno perché si interroghi, perché si faccia un'idea”[1].

Paolo Pellegrin ha compiuto innumerevoli reportage in Medio Oriente per documentarne la complessità. Tra questi, quello compiuto dall’aprile del 2015 per sedici mesi con Scott Anderson, giornalista americano che collabora con il New York Times Magazine, con cui si è recato in un lungo viaggio dal Kurdistan alla Libia. Un itinerario nella storia contemporanea testimoniato attraverso le parole di sei persone qualunque, per comprendere la crisi attuale e le origini dell’imponente flusso migratorio che stiamo vivendo e che parte dalle primavere arabe che in una certa misura hanno coinvolto la maggioranza dei 22 paesi che compongono il mondo arabo. Di questi, tre si sono disintegrati completamente - Iraq, Libia, Siria - con le tragiche conseguenze che tutti noi conosciamo.
 
“Scriveva il grande filosofo Emmanuel Lévinas, che ha dedicato tutta l’esistenza alla ricerca sull’alterità: «Io sono nella sola misura in cui sono responsabile dell’altro». Ecco ciò che siamo chiamati a vivere anche nell’incontro con lo straniero, al di là della paura e al cuore della nostra identità: incontrare l’altro non significa farsi un’immagine della sua situazione, ma assumersi una responsabilità senza attendersi reciprocità, fino all’ardua ma arricchente sfida di una relazione asimmetrica, disinteressata e gratuita. Solo così la vicenda dell’incontro con lo straniero si fa occasione di umanità per tutti”.[2]

Paolo Pellegrin nasce nel 1964 a Roma. Attualmente risiede a Londra. Studia Architettura all'Università La Sapienza, prima di frequentare l'Istituto Italiano di Fotografia a Roma. Comincia a fotografare negli anni Ottanta. Tra il 1991 e il 2001 collabora con l’Agenzia VU di Parigi e successivamente con Grazia Neri. Nel 2001 entra a far parte dell’agenzia Magnum Photos, di cui diventa membro a pieno titolo nel 2005. Realizza ampi reportage seguendo l’attualità internazionale e, oltre a pubblicare sulle principali testate, dal 2000 collabora stabilmente con Newsweek. Pellegrin ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui ben dieci World Press Photo award, numerosi Photographer of the Year award, la medaglia d’eccellenza Leica, l’Olivier Rebbot Award, il Premio Hansel-Meith e la Medaglia d’oro Robert Capa. Nel 2006 riceve il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography. Insieme ad altri fotografi dell’Agenzia Magnum crea il progetto “Off Broadway”. Nel 2007 vince il Leica European Publishers Award for Photography e il suo libro As I Was Dying (Actes Sud, Francia, 2007) viene pubblicato in sette paesi vincendo l’anno seguente il The Lucie International Photography 2008 Book Award. Tra le sue pubblicazioni figurano inoltre: 100 Photos of Paolo Pellegrin for Press Freedom (Reporters Sans Frontières, Francia, 2013); Paolo Pellegrin (Kunstfoyer der Versicherungskammer Bayern 2012); Dies Irae (Contrasto, Italia, 2011); Photo Poche (Actes Sud, Francia, 2010); Double Blind (Trolley, 2007); Kosovo 1999-2000: The Flight of Reason (Trolley, USA, 2002); L'au delà est là (Le Point du Jour, Francia, 2001); Cambogia (Federico Motta Editore, Italia, 1998), Bambini (Sinnos, Italia, 1997).

Orari
da martedì a venerdì: 10.00 – 18.00
sabato, domenica e festivi: 10.00 – 19.00
chiuso il lunedì

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI