Antonio Ligabue e il suo mondo
Dal 29 Ottobre 2021 al 30 Gennaio 2022
Bard | Aosta
Luogo: Forte di Bard
Indirizzo: Via Vittorio Emanuele II, 85
Orari: Martedì-venerdì: 10.00-18.00; Sabato, domenica e festivi: 10.00-19.00. Lunedì chiuso
Curatori: Sandro Parmiggiani
Prolungata: fino al 30 gennaio 2022
Costo del biglietto: Intero: 10,00 euro Ridotto: 8,00 euro Scuole: 5,00 euro
Telefono per informazioni: +39 0125 833811
E-Mail info: info@fortedibard.it
Sito ufficiale: http://www.fortedibard.it
L’arte torna protagonista nella stagione espositiva autunnale del Forte di Bard. D
al 29 ottobre 2021 il polo culturale valdostano ospita una grande mostra antologica dedicata alla figura di Antonio Ligabue, tra i più significativi artisti del Novecento. L’esposizione ne ripercorre l’intero percorso artistico, dalla fine degli anni Venti al 1962, quando, a causa di una paresi, fu costretto a interrompere la sua attività, senza mai più riprenderla, sino al 1965, anno della sua morte.
La rassegna, curata da Sandro Parmiggiani, intende fare conoscere i diversi strumenti espressivi cui Ligabue si è dedicato, con esiti significativi in ogni tecnica: 95 opere in tutto, tra i quali circa 50 dipinti di particolare valore qualitativo, con alcuni veri e propri capolavori (Caccia grossa, 1929; Circo, 1941-42 ca.; Tigre reale, 1941; Leopardo con serpente, 1955-56; Caccia, 1955; Autoritratto con cavalletto, 1954-55; Autoritratto con spaventapasseri, 1957-58; Autoritratto, 1957) –, una ventina di sculture, disegni e incisioni, provenienti da collezioni private, da raccolte pubbliche e da Fondazioni bancarie.
La mostra Antonio Ligabue e il suo mondo, allestita nelle Cannoniere della fortezza, permette di approfondire e scavare nei nuclei tematici fondamentali dell’artista, per vedere sia come variano nel tempo i suoi centri di interesse sia come si evolve un particolare motivo, e i reciproci transiti dall’uno all’altro. Si propone inoltre di fare meglio conoscere e avvicinare al grande pubblico, attraverso contributi testuali e visivi innovativi, il lavoro dell’artista e l’uomo Antonio Ligabue, nel quale vita e opera si sono reciprocamente, pur se non meccanicamente, intrecciate e alimentate. A questo proposito, il catalogo di mostra presenta, oltre al saggio introduttivo del curatore sull’opera dell’artista, due testi (di Luciano Manicardi, priore della Comunità di Bose, e di Alberto Manguel, celebre scrittore argentino) sugli autoritratti ed una approfondita ricognizione sulla creazione del “mito” Ligabue, a partire dall’attenzione dei rotocalchi, dagli anni Cinquanta, e fino all’attenzione recente a lui riservata da testi di teatro (Un bes di Mario Perrotta) e da film (Volevo nascondermi di Giorgio Diritti), con testimonianze dirette dei protagonisti (autori, registi, attori).
Due sono i filoni fondamentali cui si è dedicato Ligabue: gli animali esotici e feroci, abitatori della foresta, e comunque tutti quelli che possono essere definiti predatori; gli autoritratti, un capitolo dolentissimo, intriso di amara poesia. Non mancano tuttavia altri soggetti, quali le scene di vita agreste e gli animali domestici – è noto il suo amore per gli animali: ci sono testimoni che ricordano come Ligabue, che pure viveva nelle ristrettezze, si privasse del cibo che gli veniva dato per cederlo agli animali (cani, conigli) di cui si circondava. Nella mostra al Forte di Bard si è voluto, per la prima volta, riservare un’attenzione particolare alla scultura: un nucleo significativo di oltre venti opere in bronzo, soprattutto di animali. Altro filone indagato da Ligabue in pittura è quello dei suoi paesaggi padani, nei quali irrompono, sullo sfondo, le raffigurazioni dei castelli e delle case, con le loro guglie e bandiere al vento, della natia Svizzera, assolutamente reali, esito di una memoria che tenacemente serbava immagini che restarono vive per tutta la sua vita. Infine, gli straordinari autoritratti di Ligabue rappresentano un’esplicita, orgogliosa dichiarazione del suo valore d’artista e della sua identità di persona umana, spesso dileggiata e irrisa – si può affermare che lui visse come “straniero in terra straniera” –, e l’impietosa descrizione dei tratti del suo volto, segnati da sentimenti di solitudine e disagio esistenziale e dal costante presagio dell’esito finale. Al di là di fuorvianti cliché interpretativi della sua opera, quali “naïf” o “artista segnato dalla follia”, Ligabue si rivela un grande espressionista tragico, un artista di valore europeo, prosecutore di quell’espressionismo che caratterizzò alcune esperienze della prima parte del Novecento e, per certi aspetti, di quel primitivismo che ebbe in Henri Rousseau il suo alfiere – assai pacificato rispetto a Ligabue – e che tanto avrebbe segnato alcune esperienze artistiche del moderno.
Una mostra family friendly
Una sala didattica con accesso libero per le famiglie all’esterno della mostra, un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno del percorso espositivo, un’opera ad “altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.
al 29 ottobre 2021 il polo culturale valdostano ospita una grande mostra antologica dedicata alla figura di Antonio Ligabue, tra i più significativi artisti del Novecento. L’esposizione ne ripercorre l’intero percorso artistico, dalla fine degli anni Venti al 1962, quando, a causa di una paresi, fu costretto a interrompere la sua attività, senza mai più riprenderla, sino al 1965, anno della sua morte.
La rassegna, curata da Sandro Parmiggiani, intende fare conoscere i diversi strumenti espressivi cui Ligabue si è dedicato, con esiti significativi in ogni tecnica: 95 opere in tutto, tra i quali circa 50 dipinti di particolare valore qualitativo, con alcuni veri e propri capolavori (Caccia grossa, 1929; Circo, 1941-42 ca.; Tigre reale, 1941; Leopardo con serpente, 1955-56; Caccia, 1955; Autoritratto con cavalletto, 1954-55; Autoritratto con spaventapasseri, 1957-58; Autoritratto, 1957) –, una ventina di sculture, disegni e incisioni, provenienti da collezioni private, da raccolte pubbliche e da Fondazioni bancarie.
La mostra Antonio Ligabue e il suo mondo, allestita nelle Cannoniere della fortezza, permette di approfondire e scavare nei nuclei tematici fondamentali dell’artista, per vedere sia come variano nel tempo i suoi centri di interesse sia come si evolve un particolare motivo, e i reciproci transiti dall’uno all’altro. Si propone inoltre di fare meglio conoscere e avvicinare al grande pubblico, attraverso contributi testuali e visivi innovativi, il lavoro dell’artista e l’uomo Antonio Ligabue, nel quale vita e opera si sono reciprocamente, pur se non meccanicamente, intrecciate e alimentate. A questo proposito, il catalogo di mostra presenta, oltre al saggio introduttivo del curatore sull’opera dell’artista, due testi (di Luciano Manicardi, priore della Comunità di Bose, e di Alberto Manguel, celebre scrittore argentino) sugli autoritratti ed una approfondita ricognizione sulla creazione del “mito” Ligabue, a partire dall’attenzione dei rotocalchi, dagli anni Cinquanta, e fino all’attenzione recente a lui riservata da testi di teatro (Un bes di Mario Perrotta) e da film (Volevo nascondermi di Giorgio Diritti), con testimonianze dirette dei protagonisti (autori, registi, attori).
Due sono i filoni fondamentali cui si è dedicato Ligabue: gli animali esotici e feroci, abitatori della foresta, e comunque tutti quelli che possono essere definiti predatori; gli autoritratti, un capitolo dolentissimo, intriso di amara poesia. Non mancano tuttavia altri soggetti, quali le scene di vita agreste e gli animali domestici – è noto il suo amore per gli animali: ci sono testimoni che ricordano come Ligabue, che pure viveva nelle ristrettezze, si privasse del cibo che gli veniva dato per cederlo agli animali (cani, conigli) di cui si circondava. Nella mostra al Forte di Bard si è voluto, per la prima volta, riservare un’attenzione particolare alla scultura: un nucleo significativo di oltre venti opere in bronzo, soprattutto di animali. Altro filone indagato da Ligabue in pittura è quello dei suoi paesaggi padani, nei quali irrompono, sullo sfondo, le raffigurazioni dei castelli e delle case, con le loro guglie e bandiere al vento, della natia Svizzera, assolutamente reali, esito di una memoria che tenacemente serbava immagini che restarono vive per tutta la sua vita. Infine, gli straordinari autoritratti di Ligabue rappresentano un’esplicita, orgogliosa dichiarazione del suo valore d’artista e della sua identità di persona umana, spesso dileggiata e irrisa – si può affermare che lui visse come “straniero in terra straniera” –, e l’impietosa descrizione dei tratti del suo volto, segnati da sentimenti di solitudine e disagio esistenziale e dal costante presagio dell’esito finale. Al di là di fuorvianti cliché interpretativi della sua opera, quali “naïf” o “artista segnato dalla follia”, Ligabue si rivela un grande espressionista tragico, un artista di valore europeo, prosecutore di quell’espressionismo che caratterizzò alcune esperienze della prima parte del Novecento e, per certi aspetti, di quel primitivismo che ebbe in Henri Rousseau il suo alfiere – assai pacificato rispetto a Ligabue – e che tanto avrebbe segnato alcune esperienze artistiche del moderno.
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