Giorgio Mercuri. Continua a Correre
Dal 14 Dicembre 2024 al 07 Gennaio 2025
Senigallia | Ancona
Luogo: Palazzetto Baviera
Indirizzo: Via Ottorino Manni 1
Orari: ore 17:30 - 20:00
Curatori: Carlo Bruscia
Enti promotori:
- A.M.I.A. e UNAARTE
Telefono per informazioni: +39 335.6861007
Dal 14 dicembre 2024 al 7 gennaio 2025, le prestigiose sale di Palazzo Baviera, nel cuore di Senigallia, ospitano la mostra "Continua a Correre" di Giorgio Mercuri, curata da Carlo Bruscia e promossa da A.M.I.A. e UNAARTE, con il patrocinio dell’Assemblea Legislativa del Consiglio della Regione Marche, del Comune di Senigallia e dell’Agenzia del Centro di Senigallia. Questo progetto segna una tappa fondamentale nella ricerca artistica di Mercuri, la cui produzione, pur radicata nella tradizione marchigiana, si inserisce in un ampio discorso sulla condizione contemporanea, facendo della pittura uno strumento per esplorare temi civili, ecologici ed esistenziali. L’inaugurazione della mostra ha visto la partecipazione del sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, del critico e giornalista Ezio Carli e del gallerista Carlo Bruscia. La poetica dell'artista è stata approfondita da Andrea Carnevali, che ne ha delineato le ragioni di alcune scelte stilistiche e tematiche del maestro.
Temi e Approccio Artistico
La mostra si presenta come una riflessione profonda sulla trasformazione del paesaggio, sia naturale che umano, sotto l'effetto dei fattori antropici e bellici. Giorgio Mercuri, da sempre impegnato in un dialogo con la realtà socio-politica, esplora il conflitto tra individuo e civiltà, proponendo un’arte che non solo denuncia ma anche sollecita una presa di coscienza collettiva. L'artista non si limita a un'analisi intellettuale, ma pone la propria opera come una sorta di "appello civile", dove l’arte diventa mezzo di riflessione su temi urgenti quali la distruzione della natura e la necessità di un impegno civico per la sua conservazione. Il paesaggio, in Mercuri, non è più solo un tema estetico, ma un vero e proprio campo di battaglia dove la memoria del passato si scontra con le cicatrici lasciate dalla modernità.
Mercuri ha esplicitamente dichiarato il suo distacco dal linguaggio postmoderno, proponendo invece una pittura che si fonda su valori etici e civili. In questo contesto, la sua arte non è solo una riflessione sul paesaggio, ma anche una presa di posizione contro le distruzioni inflitte all'ambiente, spesso causate da eventi bellici o dalla speculazione economica. La sua produzione pittorica diventa quindi un atto di resistenza, un invito a «continuare a correre», a non arrendersi di fronte a un mondo che sembra voler annientare la bellezza naturale che ha alimentato la memoria collettiva.
Linguaggio Poetico e Lirismo
Il lavoro di Mercuri si radica fortemente nel dialogo con la tradizione culturale marchigiana, e in particolare con due figure emblematiche della poesia e della fotografia: Giacomo Leopardi e Mario Giacomelli. La mostra si inserisce in un solco tracciato dalla riflessione leopardiana, incentrata sulla solitudine dell’individuo e sul senso di impotenza di fronte alla vastità e alla crudeltà della natura e della vita. Tuttavia, il percorso di Mercuri non è un semplice omaggio alla tradizione, ma una rilettura attraverso la lente della contemporaneità. La poetica di Leopardi è evocata non solo attraverso il contenuto delle opere, ma anche tramite la forma, in particolare nella serie di fotografie notturne che rimandano alla celebre riflessione del recanatese sul rapporto tra luce e oscurità.
La fotografia di Giacomelli, con il suo carattere fortemente espressivo e simbolico, diventa per Mercuri un punto di riferimento fondamentale. Le sue opere evocano la stessa tensione emotiva e spirituale che caratterizza i lavori di Giacomelli, tanto nelle immagini della natura quanto nelle figure umane intrappolate in uno spazio di silenzio e riflessione. Il pittore non solo rielabora visivamente la tradizione leopardiana, ma lo fa attraverso il medium fotografico, ricercando nella luce e nelle ombre la verità nascosta dell’esistenza.
Il Paesaggio come Metafora
Nel cuore della mostra, il paesaggio diventa una metafora del conflitto tra l’uomo e la natura, ma anche una riflessione sulla memoria e sull’autarchia culturale. La conservazione della bellezza naturale, tema centrale dell’esposizione, diventa un atto di sfida alle forze distruttrici della modernità. Le opere di Mercuri, dipinte con una tavolozza vibrante che spazia dalle sfumature della terra a quelle della notte, restituiscono la vitalità di un mondo in pericolo, mentre l’occhio dell’osservatore è invitato a cogliere la complessità e la profondità del paesaggio, come se ogni dettaglio fosse una testimonianza di un patrimonio che va salvaguardato.
L'Implicazione Teatrale e la Riflessione sul Contesto
Una dimensione interessante della mostra è la sua struttura espositiva, che richiama l’ambientazione teatrale. Le sale di Palazzo Baviera sono disegnate come palcoscenici, dove l’interazione tra opere e spazio crea un dialogo continuo tra classicità e modernità. La scelta di utilizzare pannelli scuri come fondali e di disporre i dipinti in maniera che sembrino quasi sospesi tra realtà e finzione, genera un’atmosfera di grande impatto visivo. Questa scelta curatoria non è casuale, ma rappresenta un rimando alle Operette morali di Leopardi, adattate nel 2014 da Mario Martone per il Teatro Stabile di Torino, in cui il contrasto tra luci e ombre era il simbolo della lotta tra speranza e disillusione.
In questo contesto, Mercuri non solo propone una riflessione sull’arte e sulla natura, ma anche sul ruolo che l’arte stessa deve giocare nella nostra vita quotidiana, nel portare a galla temi di rilevanza universale e nello sfidare lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con il mondo che lo circonda.
Infine, “Continua a Correre” è una mostra che non solo affascina per la qualità estetica delle opere, ma invita a una riflessione profonda sul ruolo dell'arte nell’epoca contemporanea. Con una sintesi mirabile tra pittura e fotografia, tra lirismo e denuncia sociale, Giorgio Mercuri offre una visione potente e incisiva della nostra relazione con la natura, la memoria e la cultura. La mostra diventa un viaggio emotivo e intellettuale che supera la dimensione puramente visiva per abbracciare una dimensione esistenziale e civile. Un’esperienza da non perdere per chiunque sia alla ricerca di un'arte che parla alla mente e al cuore.
Temi e Approccio Artistico
La mostra si presenta come una riflessione profonda sulla trasformazione del paesaggio, sia naturale che umano, sotto l'effetto dei fattori antropici e bellici. Giorgio Mercuri, da sempre impegnato in un dialogo con la realtà socio-politica, esplora il conflitto tra individuo e civiltà, proponendo un’arte che non solo denuncia ma anche sollecita una presa di coscienza collettiva. L'artista non si limita a un'analisi intellettuale, ma pone la propria opera come una sorta di "appello civile", dove l’arte diventa mezzo di riflessione su temi urgenti quali la distruzione della natura e la necessità di un impegno civico per la sua conservazione. Il paesaggio, in Mercuri, non è più solo un tema estetico, ma un vero e proprio campo di battaglia dove la memoria del passato si scontra con le cicatrici lasciate dalla modernità.
Mercuri ha esplicitamente dichiarato il suo distacco dal linguaggio postmoderno, proponendo invece una pittura che si fonda su valori etici e civili. In questo contesto, la sua arte non è solo una riflessione sul paesaggio, ma anche una presa di posizione contro le distruzioni inflitte all'ambiente, spesso causate da eventi bellici o dalla speculazione economica. La sua produzione pittorica diventa quindi un atto di resistenza, un invito a «continuare a correre», a non arrendersi di fronte a un mondo che sembra voler annientare la bellezza naturale che ha alimentato la memoria collettiva.
Linguaggio Poetico e Lirismo
Il lavoro di Mercuri si radica fortemente nel dialogo con la tradizione culturale marchigiana, e in particolare con due figure emblematiche della poesia e della fotografia: Giacomo Leopardi e Mario Giacomelli. La mostra si inserisce in un solco tracciato dalla riflessione leopardiana, incentrata sulla solitudine dell’individuo e sul senso di impotenza di fronte alla vastità e alla crudeltà della natura e della vita. Tuttavia, il percorso di Mercuri non è un semplice omaggio alla tradizione, ma una rilettura attraverso la lente della contemporaneità. La poetica di Leopardi è evocata non solo attraverso il contenuto delle opere, ma anche tramite la forma, in particolare nella serie di fotografie notturne che rimandano alla celebre riflessione del recanatese sul rapporto tra luce e oscurità.
La fotografia di Giacomelli, con il suo carattere fortemente espressivo e simbolico, diventa per Mercuri un punto di riferimento fondamentale. Le sue opere evocano la stessa tensione emotiva e spirituale che caratterizza i lavori di Giacomelli, tanto nelle immagini della natura quanto nelle figure umane intrappolate in uno spazio di silenzio e riflessione. Il pittore non solo rielabora visivamente la tradizione leopardiana, ma lo fa attraverso il medium fotografico, ricercando nella luce e nelle ombre la verità nascosta dell’esistenza.
Il Paesaggio come Metafora
Nel cuore della mostra, il paesaggio diventa una metafora del conflitto tra l’uomo e la natura, ma anche una riflessione sulla memoria e sull’autarchia culturale. La conservazione della bellezza naturale, tema centrale dell’esposizione, diventa un atto di sfida alle forze distruttrici della modernità. Le opere di Mercuri, dipinte con una tavolozza vibrante che spazia dalle sfumature della terra a quelle della notte, restituiscono la vitalità di un mondo in pericolo, mentre l’occhio dell’osservatore è invitato a cogliere la complessità e la profondità del paesaggio, come se ogni dettaglio fosse una testimonianza di un patrimonio che va salvaguardato.
L'Implicazione Teatrale e la Riflessione sul Contesto
Una dimensione interessante della mostra è la sua struttura espositiva, che richiama l’ambientazione teatrale. Le sale di Palazzo Baviera sono disegnate come palcoscenici, dove l’interazione tra opere e spazio crea un dialogo continuo tra classicità e modernità. La scelta di utilizzare pannelli scuri come fondali e di disporre i dipinti in maniera che sembrino quasi sospesi tra realtà e finzione, genera un’atmosfera di grande impatto visivo. Questa scelta curatoria non è casuale, ma rappresenta un rimando alle Operette morali di Leopardi, adattate nel 2014 da Mario Martone per il Teatro Stabile di Torino, in cui il contrasto tra luci e ombre era il simbolo della lotta tra speranza e disillusione.
In questo contesto, Mercuri non solo propone una riflessione sull’arte e sulla natura, ma anche sul ruolo che l’arte stessa deve giocare nella nostra vita quotidiana, nel portare a galla temi di rilevanza universale e nello sfidare lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con il mondo che lo circonda.
Infine, “Continua a Correre” è una mostra che non solo affascina per la qualità estetica delle opere, ma invita a una riflessione profonda sul ruolo dell'arte nell’epoca contemporanea. Con una sintesi mirabile tra pittura e fotografia, tra lirismo e denuncia sociale, Giorgio Mercuri offre una visione potente e incisiva della nostra relazione con la natura, la memoria e la cultura. La mostra diventa un viaggio emotivo e intellettuale che supera la dimensione puramente visiva per abbracciare una dimensione esistenziale e civile. Un’esperienza da non perdere per chiunque sia alla ricerca di un'arte che parla alla mente e al cuore.
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