Kohei Ota. Zenit
Dal 06 Giugno 2013 al 30 Giugno 2013
Cortona | Arezzo
Luogo: MAEC - Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona
Indirizzo: piazza Signorelli 8
Orari: 10-19
Telefono per informazioni: +39 0575 637235
E-Mail info: info@cortonamaec.org
Sito ufficiale: http://www.cortonamaec.org
La tematica che l’artista giapponese Kohei Ota sviluppa in questa personale, richiamando, nel motivo dominante del rapporto tra Oriente e Occidente, il parallelo tra due antiche culture, l’etrusca e la giapponese Jomon, attraverso la comune produzione di vasellame e di sculture in terracotta. Le due civiltà, agli albori dell’umanità, si contrassegnano per genuinità e per l’istintiva curiosità che caratterizza l’infanzia. Conservano una forza primordiale, autentica e creatrice che, secondo l’artista, si perde man mano che ogni società diventa più elaborata, allontanandosi dalla natura, con la conseguente perdita di valori spirituali ed il dominio di stili e modelli artificiali.
Riguadagnando la semplicità, riducendo i condizionamenti sociali, è più facile provare empatia per le altre forme viventi ed è condizione necessaria per meravigliarsi della straordinarietà dell’esistenza. L’umanità può dotarsi di occhi nuovi e realizzare un vero progresso sociale così che l’arte non sia mero ornamento ma strumento dell’evoluzione delle coscienze. Il passaggio fondamentale per entrare in questo ideale progetto artistico è prospettato ed eseguito da Ota in tre successive fasi operative.
La prima è la realizzazione, attraverso il materiale ceramico, delle classiche sculture, sostanzialmente figurative, anche se non sono esenti brani, appena delineati, di soluzioni stilistiche orientali o di accennato astrattismo. Questo primo stadio, di per sé stesso conchiuso e determinato, che basterebbe da solo a dare significato ad una coerente ricerca, viene elevato ad una dimensione ulteriore: l’installazione. Le sculture, infatti, sono apparecchiate in contesti articolati, vengono allestite composizioni ampie e coinvolgenti che proiettano il fruitore in soluzioni ambientali e concettuali. Diventano parti di un’esperienza complessiva volta a superare le tradizionali limitazioni strutturali per prendere dimora in uno spazio mentale. Questo secondo stadio, legato alla strutturazione ambientale, all’immobilità ed alla staticità, al terzo livello si arricchisce del movimento e dell’estensione temporale: la performance. L’opera d’arte diventa azione interattiva in cui, insieme all’artista, lo spettatore è chiamato a partecipare e a completare l’opera attraverso l’espressione del corpo, del gesto, della dimensione teatrale. L’arte diventa azione, coinvolgendo la complessità psicofisica del fruitore. Partendo dalla semplice e “umile” terra impastata con acqua e cotta col fuoco, l’artista eleva la scultura ad azione sociale, acquisizione di consapevolezza, allineando il suo lavoro alle ricerche dell’avanguardia. Sculture, installazioni, performance, la poetica di Ota si caratterizza per l’elevato simbolismo delle rappresentazioni che ogni nuova opera ridetermina e definisce, come testimoniato in questa ultima personale, dai totem-obelischi agli specchi con cornice in ceramica e raffigurazioni di civiltà primordiali e moderne, dalla suggestiva installazione dedicata allo tsunami di Fukushima, al recente “Giardino d’inverno”, molteplice composizione che mette in scena sagome di uomo e di donna, tra reale e immaginario, ragione e sentimento, transitando per l’azione performativa che terrà il giorno dell’inaugurazione. In conclusione, sulla considerazione dell’arte non solo come manufatto ma processo di consapevolezza, trovo inequivocabile riportare quanto Ota affermava alcuni anni fa: “Anche l’espressione artistica può essere uno spunto di incontro tra ogni specie umana. Io spero, infatti, che da ogni creazione o fruizione dell’arte (in qualsiasi parte della terra esse avvengano) nasca un filo conduttore di sensazioni e di sentimenti positivi che, attraversando l’intero globo, dia vita ad una comunione in spirito tra gli uomini”.
Riguadagnando la semplicità, riducendo i condizionamenti sociali, è più facile provare empatia per le altre forme viventi ed è condizione necessaria per meravigliarsi della straordinarietà dell’esistenza. L’umanità può dotarsi di occhi nuovi e realizzare un vero progresso sociale così che l’arte non sia mero ornamento ma strumento dell’evoluzione delle coscienze. Il passaggio fondamentale per entrare in questo ideale progetto artistico è prospettato ed eseguito da Ota in tre successive fasi operative.
La prima è la realizzazione, attraverso il materiale ceramico, delle classiche sculture, sostanzialmente figurative, anche se non sono esenti brani, appena delineati, di soluzioni stilistiche orientali o di accennato astrattismo. Questo primo stadio, di per sé stesso conchiuso e determinato, che basterebbe da solo a dare significato ad una coerente ricerca, viene elevato ad una dimensione ulteriore: l’installazione. Le sculture, infatti, sono apparecchiate in contesti articolati, vengono allestite composizioni ampie e coinvolgenti che proiettano il fruitore in soluzioni ambientali e concettuali. Diventano parti di un’esperienza complessiva volta a superare le tradizionali limitazioni strutturali per prendere dimora in uno spazio mentale. Questo secondo stadio, legato alla strutturazione ambientale, all’immobilità ed alla staticità, al terzo livello si arricchisce del movimento e dell’estensione temporale: la performance. L’opera d’arte diventa azione interattiva in cui, insieme all’artista, lo spettatore è chiamato a partecipare e a completare l’opera attraverso l’espressione del corpo, del gesto, della dimensione teatrale. L’arte diventa azione, coinvolgendo la complessità psicofisica del fruitore. Partendo dalla semplice e “umile” terra impastata con acqua e cotta col fuoco, l’artista eleva la scultura ad azione sociale, acquisizione di consapevolezza, allineando il suo lavoro alle ricerche dell’avanguardia. Sculture, installazioni, performance, la poetica di Ota si caratterizza per l’elevato simbolismo delle rappresentazioni che ogni nuova opera ridetermina e definisce, come testimoniato in questa ultima personale, dai totem-obelischi agli specchi con cornice in ceramica e raffigurazioni di civiltà primordiali e moderne, dalla suggestiva installazione dedicata allo tsunami di Fukushima, al recente “Giardino d’inverno”, molteplice composizione che mette in scena sagome di uomo e di donna, tra reale e immaginario, ragione e sentimento, transitando per l’azione performativa che terrà il giorno dell’inaugurazione. In conclusione, sulla considerazione dell’arte non solo come manufatto ma processo di consapevolezza, trovo inequivocabile riportare quanto Ota affermava alcuni anni fa: “Anche l’espressione artistica può essere uno spunto di incontro tra ogni specie umana. Io spero, infatti, che da ogni creazione o fruizione dell’arte (in qualsiasi parte della terra esse avvengano) nasca un filo conduttore di sensazioni e di sentimenti positivi che, attraversando l’intero globo, dia vita ad una comunione in spirito tra gli uomini”.
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