May You Live in Interesting Times

Prime impressioni dalla Biennale di Venezia

58ª Biennale di Arti Visive di Venezia. May You Live in Interesting Times - Il Padiglione Venezia ai Giardini inondato da una nebbia artificiale | Photo: Piero Muscarà © 2019 ARTE.it
 

Piero Muscarà & Eleonora Zamparutti

08/05/2019

Venezia - Nella prima giornata di press preview alla 58° Biennale di Arti Visive di Venezia curata da Ralph Rugoff, abbiamo iniziato dai Giardini, e il tempo è volato veloce e ricco di spunti interessanti che andranno presto meglio approfonditi. Mancano del resto molte, moltissime cose da vedere, non solo all'Arsenale ma anche in giro per la città dove in questo momento sono presenti una infinità di altre mostre ed esposizioni da visitare, non ultimi i 21 eventi collaterali sparpagliati un po' ovunque. Il titolo di questa Biennale - May You Live in Interesting Times (Che Tu Possa Vivere in Tempi Interessanti) - del resto lascia ben sperare...

Padiglione del Canada - ISUMA
Artisti: Isuma (Zacharias Kunuk, Norman Cohn, Paul Apak, Pauloosie Qulitalik)
Curatori: Asinnajaq, Catherine Crowston, Josée Drouin-Brisebois, Barbara Fischer, Candice Hopkins
Commissario: National Gallery of Canada
Sede: Giardini
Voto di ARTE.it: 9

Tra i primi padiglioni che abbiamo visitato quello del Canada, che forse ha portato a Venezia una delle più originali rappresentazioni sinora visite con il collettivo di artisti inuit Isuma. Protagonista dell'esibizione canadese il video One Day in the Life of Noah Piugattuk un filmato che ricostruisce l'incontro a Baffin Island del 1961 in cui ad una delle ultime famiglie nomadi inuit fu ordinato dal Governo canadese di abbandonare le loro terre per "abbracciare" la vita occidentale. Il film, costruito col linguaggio di un documentario, è in verità una mise-en-scène, per altro molto efficace che dà voce alla impossibilità di comprendersi tra l'uomo bianco e il popolo artico che fu forzato ad abbandonare le terre che per millenni aveva abitato in favore di un ricollocamento nella 'civilità' occidentale per consentire il controllo dei confini all'estremo Nord del paese e avviare lo sfruttamento minerario della regione.

Padiglione Russia - Lc. 15: 11-32
Artista: Alexander Sokurov, Alexander Shishkin-Hokusai
Curatore: Mikhail Piotrovsky
Commissario: Ministero della Cultura di Russia
Sede: Giardini
Voto di ARTE.it: 10

Il titolo dell'esposizione, Lc. 15: 11-32, prende il nome dal Vangelo di Luca e dalla "Parabola del figliol prodigo" alla quale è ispirato il celebre dipinto di Rembrandt (Il Ritorno del Figliol Prodigo), uno dei grandi capolavori conservati al Museo Ermitage. L'esposizione si articola in due diversi momenti: al piano terra il racconto di un museo secondo l'installazione animata di Alexander Shishkin-Hokusai che riproduce gli intricati meccanismi del Palazzo d'Inverno, sede del museo di San Pietroburgo, come il famoso Orologio del Pavone.
Al primo piano lo straordinario intervento del regista Alexander Sokurov che rappresenta contemporaneamente una delle sale del museo Ermitage e uno studio d'artista circondato dal tumulto e dalla guerra del mondo moderno.

Padiglione degli Stati Uniti d'America - Martin Puryear: Liberty / Libertà
Artista: Martin Puryear
Commissario/Curatore: Brooke Kamin Rapaport
Sede: Giardini
Voto di ARTE.it: 7

Decisamente diverso l'approccio al grande tema della 'Libertà' quello affrontato dall'artista statunitense Martin Puryear che accoglie i visitatori con una iconica e gigantesca scultura all'ingresso del padiglione USA per proporre poi un suo personale viaggio alla riscoperta di uno dei valori fondanti della Nazione americana. Forse miglior simbolo della mostra è però l'opera A column for Sally Hemings, un cactus che pare essere una colonna di marmo sormontata da una croce-catena in ferro arrugginito e dedicata alla omonima schiava del terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson. Una colonna che riprende lo stile neoclassico e palladiano di Monticello dove passò i suoi giorni l'illuminato, ma indicibilmente 'schiavista',  autore della Dichiarazione d'Indipendenza.

Padiglione di Israele - Field Hospital X
Artista: Aya Ben Ron
Curatore: Avi Lubin
Commissario: Michael Gov, Arad Turgeman.
Sede: Giardini
Voto di ARTE.it: 8

Field Hospital X (FHX) è un'immaginaria istituzione internazionale  fondata dall’artista Aya Ben Ron. E’ un'organizzazione impegnata ad indagare il modo in cui l'arte può reagire e agire di fronte ai mali e alla corruzione della società. E il padiglione isreaeliano è organizzato come un vero e proprio 'ospedale da campo', con sala d'attesa e spazi di assistenza sanitaria e riabilitativa. FHX è il luogo dove la cura avviene, con una precisa posologia artistica arricchita da 'second opinion', un luogo nel quale le voci silenziose possono essere udite e le ingiustizie sociali rese visibili. Parola chiave: pazienza. Serve tempo per salvarsi. Prendete il biglietto in ingresso e attendete il vostro turno.

Padiglione Germania - ARKENSENTRUM. Surviving in the Ruinous Ruin
Artista: Natascha Süder Happelmann
Curatore: Franciska Zólyom
Commissario:
IFA (Institut für Auslandsbeziehungen) on behalf of the Federal Foreign Office, Germany.
Sede:
Giardini
Voto di ARTE.it: 7


Natascha Süder Happelmann, Ankersentrum, German Pavilion 2019, 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia. May You Live in Interesting Times | Photo © Jasper Kettner

L’enorme lato di un’antica rovina incombe come un pesante muro sull’osservatore. Massi di pietra qua e là sul pavimento e un rivolo d’acqua che esce dalla parete e sembra incanalarsi sul terreno. In un ambiente disabitato, impalcature di metallo accatastate e strani suoni inquietanti, si aggirano i visitatori, che in una questa scena sembrano dei sopravvissuti.

Padiglione Francia - Deep See Blue Surrounding Tu
Artista: Laure Prouvost
Curatore: Martha Kirszenbaum
Commissario: Institut français with the Ministry for Europe and Foreign Affairs and the Ministry of Culture.
Sede: Giardini
Voto di ARTE.it: 3

Il progetto della già vincitrice del Turner Price Laure Prouvost per il padiglione francese, intitolato Deep See Blue Surrounding Tu / Vois Ce Bleu Profond Te Fondre, è strutturato come un viaggio nell'inconscio collettivo. Un viaggio totalmente distopico e disturbante, che nella sua rappresentazione - un'indagine nel cervello umano, tentacolare tra passato, presente e futuro - è interminabilmente banale nella sua drammatica e inutile descrizione recitativa e visiva. Una coda interminabile per vedere un video di 20 minuti, alla fine molto, molto noioso.
 
Palazzo Morosini - NATHALIE DECOSTER Intime Venice
Artista: Nathalie Decoster insieme a Edoardo Pandolfo, Marisa Convento. Moulaye e Alice Niang, Gianpaolo Fallani, Amy West, Davide Fuin e Giovanni Da Ponte
Curatore: Olivier Perpoint
Sede: Palazzo Morosini
Voto di ARTE.it: 6

Un’occasione unica per visitare il bellissimo Palazzo, storica sede di Generali a Venezia, normalmente chiuso al pubblico. In esposizione alcuni lavori realizzati dall’artista Nathalie Decoster in collaborazione con alcuni selezionatissimi artigiani della città, fiore all’occhiello di ICI Venice, il progetto di valorizzazione delle maestranze locali portato avanti con successo da Olivier Perpoint in collaborazione con Martina Masini. Generali Valore Cultura - il programma creato per rendere l’arte e la cultura accessibili a un pubblico sempre più vasto - ha abbracciato l’iniziativa mettendo a disposizione la propria casa come punto di partenza di un itinerario che intende condurre le persone all’interno di botteghe storiche e laboratori per conoscere da vicino le arti espressione del territorio come quella della coppia Moulaye & Alice Niang, maestro del vetro lui e designer di gioielli lei, di Marisa Convento, di professione impiraressa (il nome in veneziano dell’infilatura di perline), della storica serigrafia d’arte Fallani, di Giovanni Da Ponte, costruttore di barche, di Edoardo Pandolfo, designer.


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