Fino al 12 gennaio a Roma la prima mostra dedicata al personaggio omerico

Penelope regina del Parco archeologico del Colosseo

Il riconoscimento di Ulisse da parte di Euriclea, rilievo di coronamento, I secolo d.C., terracotta. Roma, Museo Nazionale Romano. Crediti: Su concessione del Ministero della Cultura - Museo Nazionale Romano, Archivio Fotografico
 

Samantha De Martin

19/09/2024

Roma - La postura malinconica, le gambe accavallate, il mento appoggiato a una mano, e soprattutto il telaio, strumento prezioso per tessere il famoso sudario per Laerte, il padre di Ulisse.
Sono alcuni immancabili elementi che da sempre caratterizzano l’iconografia di Penelope, immagine che ha attraversato i millenni e popolato il nostro immaginario connettendolo con un ideale normativo della donna, fedele al marito, saggia custode della sua dimora a Itaca, tessitrice di speranza.
Determinazione, resilienza, fedeltà al sogno sono gli elementi che hanno consentito a Penelope di travalicare i secoli rendendo sempre attuale la sua immagine di donna. Incontriamo questa figura femminile mitica, sfidante e straordinariamente attuale, in una mostra in corso fino al 12 gennaio al Parco archeologico del Colosseo, intitolata “Penelope”, la prima dedicata al personaggio omerico, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, con l’organizzazione di Electa.

Negli spazi delle Uccelliere farnesiane e del Tempio di Romolo, il percorso, un viaggio attraverso oltre cinquanta opere, ripercorre il mito e la fortuna della figura di Penelope che, a partire dai poemi omerici, giunge a noi attraverso due tradizioni: quella letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva.
Dipinti, sculture, rilievi, libri a stampa, incunaboli arricchiscono questo viaggio, che è anche il primo atto di una trilogia espositiva, unica nel suo genere, dedicata a Penelope, Antigone e Saffo, tra le figure femminili più moderne dell’antichità.
Il percorso espositivo vuole anche essere un omaggio a Maria Lai, l’artista dei fili che ha posto al centro del suo lavoro le materie tessili, in collaborazione con l’Archivio e la Fondazione Maria Lai.


Angelika Kauffmann, Penelope piange sull’arco di Ulisse, 1779 circa, olio su rame, cm 36.8 x 43.7 cm, Wolverhampton © Wolverhampton Art Gallery


"E già Omero - commenta Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo - quando di lei dice “gli immortali per la saggia Penelope comporranno / un canto gradito tra gli uomini in terra” (Odissea XXV, vv. 197-198) esprime una sorta di vaticinio sulla fortuna che nei secoli sarà riservata al personaggio di Penelope, dotato di un fascino particolare per la pluralità di funzioni per certi aspetti contraddittorie, che, nel procedere del racconto, è chiamata ad assumere: madre, sposa e regina, dotata di saggezza, ma anche di astuzia e del potere della seduzione.La mostra dedicata a Penelope, in conclusione, intende proporre un emozionante viaggio nel tempo al cospetto di una delle figure più rappresentative del mito antico, con la sua umanità imperitura, con le sue contraddizioni tra sentimenti, dubbi, paure e speranze; una figura in grado di dialogare ancora con il nostro attuale sentire".

Il primo nucleo della mostra, intitolato “Il telaio e la tela”, presenta una Penelope molto spesso rappresentata accanto ad un telaio, come nel celebre skyphos del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi. Emblematico strumento di una cultura femminile raffinata, espressione di una tecnologia evoluta, il telaio, più di qualsiasi altro oggetto, caratterizza lo spazio domestico della donna. Tessere significa sapere contare, aver memorizzato misure, sequenze di punti e di colori. E poi la tessitura è associata al canto, a quella ripetizione mnemonica di versi che conduce all’origine stessa dei poemi e rivela il connubio fra il rapsodo, letteralmente “cucitore di canti”, e quest’arte tipicamente femminile.
Al nucleo “Il gesto e la postura”, segue in mostra la sezione "Il mondo del sogno e del talamo" che ci guida nell’universo della donna raffigurata mentre dorme o nell’atto di svegliarsi, anche in epoca moderna.
Sul celebre talamo, costruito da Ulisse in legno d’ulivo, e pertanto inamovibile dalla stanza, si svolge una delle scene più moderne dell’intero poema.


Penelope dolente tra le serve, rilievo di coronamento, I secolo d.C., terracotta. Roma, Museo Nazionale Romano. Crediti: Su concessione del Ministero della Cultura - Museo Nazionale Romano, Archivio Fotografico

Il percorso si chiude con la sezione Il velo e il pudore. La figura di Penelope è caratterizzata dall’aidós, il pudore, quella modestia, vergogna, che dal punto di vista iconografico è racchiusa nel velo, come si evince dall’acquaforte settecentesca incisa da Tommaso Piroli dai disegni di John Flaxman. Ma il velo simboleggia anche lo schermarsi rispetto alla realtà, il frapporre un diaframma tra sé e il mondo.

Alla mostra è associato il catalogo pubblicato da Electa, ricco di focus su vari aspetti e cronologie. Tra i contributi si inserisce un saggio sulla figura mitica eppure così attuale di Penelope e sulla fortuna riscontrata nella cultura occidentale fino ai giorni nostri.

COMMENTI