A Roma dal 22 aprile un progetto di Azienda Speciale Palaexpo e Museo Nazionale Romano
Nuova vita all'antico. Al Palazzo delle Esposizioni Francesco Vezzoli tra archeologia e contemporaneo
Ermafrodito dormiente, prima età Antonina, proveniente da Roma, domus in corrispondenza del Teatro dell’Opera marmo microasiatico, cm 150 x 56 Museo Nazionale Romano | Palazzo Massimo, inv. 1087 | Foto: © Simona Sansonetti
Samantha De Martin
01/03/2023
Roma - Francesco Vezzoli fruga nell’archeologia e nei depositi del Museo Nazionale Romano per dare nuova vita all’antico.
Dal 22 aprile al 27 agosto un inedito percorso che intreccia arte contemporanea, archeologia e cinema presenterà al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra Vita dulcis, curata da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger.
Ideato da Azienda Speciale Palaexpo, Museo Nazionale Romano e Studio Vezzoli il progetto prende spunto dalla più recente produzione dell’artista sempre più rivolta all’arte antica, al passato e alle sue icone, spinta da diversi linguaggi, in un gioco di riferimenti e mescolanze tra la solennità della cultura classica e l’onda pop.
Busto di Adriano in corazza, marmo, Museo Nazionale Romano | Palazzo Massimo, inv. 172224 | Foto: © Servizio Fotografico SAR
La mostra - la prima interamente autoprodotta da Palaexpo - vedrà l'arte contemporanea dialogare con la storia romana attraverso le opere provenienti dalle sedi del Museo Nazionale Romano, tenendo conto della rappresentazione che della storia romana è stata fornita attraverso il cinema nel corso del Novecento.
“Dobbiamo riscoprire concretamente i depositi del Museo Nazionale Romano - spiega il direttore Stéphane Verger nel corso di una conferenza stampa che anticipa i contenuti dell'esposizione -. Siamo molto lieti di avviare una proficua collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, grazie alla quale il pubblico scoprirà, accanto ad alcuni dei capolavori noti del museo, molti oggetti poco conosciuti o addirittura mai visti, che abbiamo tirato fuori dagli ingenti depositi in occasione della mostra. Questi “Depositi (Ri)scoperti” prendono un significato particolare grazie alla visione straordinaria di Francesco Vezzoli, che proietta gli oggetti antichi in una prospettiva decisamente contemporanea”.
Immersi in una suggestiva dimensione teatrale disegnata dall’artista Filippo Bisagni, ed esaltati da un gioco di luci e ombre concepito da Luca Bigazzi, i reperti e le opere contemporanee selezionati da Vezzoli e Verger dialogano all’interno di un percorso complesso fatto di stratificazioni e accostamenti di livelli estetici distanti, epoche diverse, arte colta e arte popolare. Intorno alla Sala Rotonda il visitatore vedrà svilupparsi sette sale tematiche, ognuna dedicata a un particolare aspetto della storia dell’Impero Romano. Dalla prima intitolata Para bellum, dedicata al tema della guerra e al culto della potenza del corpo maschile, dove un ritratto di Alessandro Magno da Palazzo Massimo, una Testa del Dio Marte e un torso monumentale dell’Imperatore Domiziano vestito da Ercole combattente, dai depositi delle Terme di Diocleziano, si rapporteranno con una re-interpretazione del mito di Achille e Pentesilea, si passa, nelle seconda sala, al culto di Antinoo fondato dall’Imperatore Adriano.
Francesco Vezzoli, Lo sguardo di Adriano, 2018, Testa di marmo romano (117 -138 d.C) | Courtesy Francesco Vezzoli, Almine Rech Gallery, Galleria Franco Noero e Apalazzogallery | Foto: © Sebastiano Pellion Di Persano
Se la terza parte, Dux femina facti, celebra la donna, dalle sue personificazioni più aggressive e minacciose alle più passionali, anche con l’installazione di 75 sculture di uteri ex-voto, il culto dei defunti rappresentato con un’ installazione di circa 50 lapidi funerarie in marmo, provenienti dai depositi delle Terme di Diocleziano, guida i visitatori nella quarta sala (Certa omnibus).
La celebre sequenza della cena di Trimalcione dal Satyricon di Fellini fa da sfondo, nella quinta tappa di questo viaggio, a un’installazione di sculture (teste e busti di personaggi storici) apparecchiate come in un banchetto dionisiaco, al cui centro appare l’Ermafrodito dormiente del II sec. a.C.una delle opere più iconiche del Museo Nazionale Romano. Una sfilata di ritratti di imperatori romani dalla collezione di Palazzo Massimo attraverserà la sesta tappa di questo percorso, intitolata Ubi potentia regnat, mentre alla caduta dell’impero romano guarda l’ultima sala, Mixtura dementiae, attraverso preziosi frammenti e reperti, molti dei quali provenienti dalla sede di Crypta Balbi, che fanno da contraltare alla proiezione di Trailer for a Remake of Gore Vidal’s Caligula (2005).
Francesco Vezzoli, Achille!, 2021, Busto di marmo italiano (XIX secolo), base di marmo verde, gesso, pittura acrilica | Courtesy Francesco Vezzoli, Almine Rech Gallery, Galleria Franco Noero e Apalazzogallery | Foto: © Alessandra Chemollo, Fondazione Brescia Musei
"Visitando i depositi del Museo Nazionale Romano - confessa Francesco Vezzoli - sono letteralmente impazzito. Vi ho trovato una dimensione emotiva, di umanità quotidiana che risponde al mio approccio con l’archeologia e con il passato. Tutto quello che faccio è teso a ridare vita. Guardare queste meraviglie, tra teste, busti appoggiati a scaffali di metallo, malinconicamente abbandonati, è stato commovente. A un certo punto in queste ceste ho riconosciuto alcuni oggetti ovoidali: erano decine di uteri, ex voto di terracotta. L’emozione nell’immaginare tutte queste donne che li avevano creati come gesti di ringraziamento per fertilità inaspettate è stata forte. Assomigliavano a lettere d’amore private tra l’essere umano e la divinità. L’obiettivo di questo progetto è anche quello di riportare un’archeologia tangibile, viva, di descrivere il teatro della vita presente usando opere d’arte fatte duemila anni fa”.
La mostra è promossa dal Ministero della Cultura, Roma Culture, Azienda Speciale Palaexpo e Museo Nazionale Romano ed è organizzata da Azienda Speciale Palaexpo.
Dal 22 aprile al 27 agosto un inedito percorso che intreccia arte contemporanea, archeologia e cinema presenterà al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra Vita dulcis, curata da Francesco Vezzoli e Stéphane Verger.
Ideato da Azienda Speciale Palaexpo, Museo Nazionale Romano e Studio Vezzoli il progetto prende spunto dalla più recente produzione dell’artista sempre più rivolta all’arte antica, al passato e alle sue icone, spinta da diversi linguaggi, in un gioco di riferimenti e mescolanze tra la solennità della cultura classica e l’onda pop.
Busto di Adriano in corazza, marmo, Museo Nazionale Romano | Palazzo Massimo, inv. 172224 | Foto: © Servizio Fotografico SAR
La mostra - la prima interamente autoprodotta da Palaexpo - vedrà l'arte contemporanea dialogare con la storia romana attraverso le opere provenienti dalle sedi del Museo Nazionale Romano, tenendo conto della rappresentazione che della storia romana è stata fornita attraverso il cinema nel corso del Novecento.
“Dobbiamo riscoprire concretamente i depositi del Museo Nazionale Romano - spiega il direttore Stéphane Verger nel corso di una conferenza stampa che anticipa i contenuti dell'esposizione -. Siamo molto lieti di avviare una proficua collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, grazie alla quale il pubblico scoprirà, accanto ad alcuni dei capolavori noti del museo, molti oggetti poco conosciuti o addirittura mai visti, che abbiamo tirato fuori dagli ingenti depositi in occasione della mostra. Questi “Depositi (Ri)scoperti” prendono un significato particolare grazie alla visione straordinaria di Francesco Vezzoli, che proietta gli oggetti antichi in una prospettiva decisamente contemporanea”.
Immersi in una suggestiva dimensione teatrale disegnata dall’artista Filippo Bisagni, ed esaltati da un gioco di luci e ombre concepito da Luca Bigazzi, i reperti e le opere contemporanee selezionati da Vezzoli e Verger dialogano all’interno di un percorso complesso fatto di stratificazioni e accostamenti di livelli estetici distanti, epoche diverse, arte colta e arte popolare. Intorno alla Sala Rotonda il visitatore vedrà svilupparsi sette sale tematiche, ognuna dedicata a un particolare aspetto della storia dell’Impero Romano. Dalla prima intitolata Para bellum, dedicata al tema della guerra e al culto della potenza del corpo maschile, dove un ritratto di Alessandro Magno da Palazzo Massimo, una Testa del Dio Marte e un torso monumentale dell’Imperatore Domiziano vestito da Ercole combattente, dai depositi delle Terme di Diocleziano, si rapporteranno con una re-interpretazione del mito di Achille e Pentesilea, si passa, nelle seconda sala, al culto di Antinoo fondato dall’Imperatore Adriano.
Francesco Vezzoli, Lo sguardo di Adriano, 2018, Testa di marmo romano (117 -138 d.C) | Courtesy Francesco Vezzoli, Almine Rech Gallery, Galleria Franco Noero e Apalazzogallery | Foto: © Sebastiano Pellion Di Persano
Se la terza parte, Dux femina facti, celebra la donna, dalle sue personificazioni più aggressive e minacciose alle più passionali, anche con l’installazione di 75 sculture di uteri ex-voto, il culto dei defunti rappresentato con un’ installazione di circa 50 lapidi funerarie in marmo, provenienti dai depositi delle Terme di Diocleziano, guida i visitatori nella quarta sala (Certa omnibus).
La celebre sequenza della cena di Trimalcione dal Satyricon di Fellini fa da sfondo, nella quinta tappa di questo viaggio, a un’installazione di sculture (teste e busti di personaggi storici) apparecchiate come in un banchetto dionisiaco, al cui centro appare l’Ermafrodito dormiente del II sec. a.C.una delle opere più iconiche del Museo Nazionale Romano. Una sfilata di ritratti di imperatori romani dalla collezione di Palazzo Massimo attraverserà la sesta tappa di questo percorso, intitolata Ubi potentia regnat, mentre alla caduta dell’impero romano guarda l’ultima sala, Mixtura dementiae, attraverso preziosi frammenti e reperti, molti dei quali provenienti dalla sede di Crypta Balbi, che fanno da contraltare alla proiezione di Trailer for a Remake of Gore Vidal’s Caligula (2005).
Francesco Vezzoli, Achille!, 2021, Busto di marmo italiano (XIX secolo), base di marmo verde, gesso, pittura acrilica | Courtesy Francesco Vezzoli, Almine Rech Gallery, Galleria Franco Noero e Apalazzogallery | Foto: © Alessandra Chemollo, Fondazione Brescia Musei
"Visitando i depositi del Museo Nazionale Romano - confessa Francesco Vezzoli - sono letteralmente impazzito. Vi ho trovato una dimensione emotiva, di umanità quotidiana che risponde al mio approccio con l’archeologia e con il passato. Tutto quello che faccio è teso a ridare vita. Guardare queste meraviglie, tra teste, busti appoggiati a scaffali di metallo, malinconicamente abbandonati, è stato commovente. A un certo punto in queste ceste ho riconosciuto alcuni oggetti ovoidali: erano decine di uteri, ex voto di terracotta. L’emozione nell’immaginare tutte queste donne che li avevano creati come gesti di ringraziamento per fertilità inaspettate è stata forte. Assomigliavano a lettere d’amore private tra l’essere umano e la divinità. L’obiettivo di questo progetto è anche quello di riportare un’archeologia tangibile, viva, di descrivere il teatro della vita presente usando opere d’arte fatte duemila anni fa”.
La mostra è promossa dal Ministero della Cultura, Roma Culture, Azienda Speciale Palaexpo e Museo Nazionale Romano ed è organizzata da Azienda Speciale Palaexpo.
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