Parla il curatore
LEADER MAX(IMUS)
Max Papeschi, HIC SUNT LEONES - Noi te daremo un'altra legge e un altro Re, 2020 | © Max Papeschi
Gianluca Marziani
17/07/2020
Roma - Perché i monumenti non si abbattono ma si tutelano,
così come i corpi feriti non si uccidono ma si curano.
WeGil è uno di quei luoghi che vuole superare la propria epoca, ripulendosi da scorie ideologiche pur conservando il germe silente dell’ambiguità d’origine. Max Papeschi è bravo nel far implodere la cultura gianotipica del sito, rompendo la contraddizione al suo interno, nella sostanza di un détournement che rilegge la Grande Storia con l’occhio sagace del linguaggio Pop. Modificare un dettaglio per cambiare il senso delle cose: il situazionismo figurativo di Papeschi si rivela nella sintesi estetica, nella potenza d’impatto, nel rituale narrativo, nel candore apparente con cui contraddice la stessa contraddizione.
La contraddizione della contraddizione della contraddizione della contraddizione...
Papeschi crea un cortocircuito perfezionato, giustapponendo la sua visione sagace al rimbombo storico del luogo. Fin dalla facciata senti tracce che sono state vita muscolare e che ci riportano agli antagonismi dell’epoca, a chi viveva la contraddizione per contrasti, come facevano i giovani talenti del Marc’Aurelio, rivista satirica fondata a Roma nel 1931. Le migliori penne/matite del periodo vi espressero la loro vena pulsante, usando il grottesco contro il tragico, il comico davanti al maligno, l’irriverenza oltre il dramma. Max Papeschi potrebbe dirigere la versione 2020 della rivista, esserne portavoce digitale mentre si delineano partnership con Charlie Hebdo, Shepard Fairey, Adbusters e altri organi di critica lavica. L’impegno morale davanti al Potere stimola da sempre la creatività antagonista, formando autori che giocano d’attacco, scorretti per natura civile, manipolatori di oggetti bollenti che l’arte restituisce in chiave critica. Papeschi disegna ordigni estetici da maneggiare con cura, missili terra-arte che pulsano senza detonare, congegni semiotici che offrono al linguaggio elettronico un editoriale per una nuova etica umanistica. Perché il futuro, teniamolo a mente, è una possibilità di rinascita che solo la Memoria rende reale.
(...)
HIC SUNT LEONES è l’ultimo progetto in ordine cronologico. Nulla di più consono per una riflessione sui temi del fascismo nella sede che allenava i corpi dei giovani Balilla. Cinque opere dove Topo Gigio incarna ragazzi in parata marziale, camicie nere con la mano tesa, colonialismi africani e sculture di regime. Il clima è tipico delle formazioni ordinate, dei gruppi in divisa, dell’esaltazione agonistica. A rompere il tenore epico ci pensa la testa del topo antropomorfo inventato da Maria Perego, quello con grandi orecchie a padella, tipino romantico e goloso che oggi scoviamo in un’improbabile reincarnazione. Gigio Balilla (anche Banksy usa spesso il topo, nel suo caso il ratto del rimosso collettivo) ci accompagna idealmente nei luoghi di Luigi Moretti (a fianco del museo si trova il cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti, strani casi del destino) per ricordarci dove siamo finiti e dove potevamo andare. HIC SUNT LEONES è il confine del mondo alternativo, il luogo del grande mistero, la terra dove ogni contraddizione si risolve in soluzione; HIC SUNT LEONES è il mantra del Leader Max Papeschi, comandante digitale del mondo a due dimensioni, l’unico mondo dove ogni storia è ancora tutta da riscrivere.
Nulla è impossibile, tutto è plausibile.
L’importante è che qualcosa resti impossibile, se possibile. Sembra una contraddizione. Ma la contraddizione risponde a molte domande irrisolte.
E le risposte aprono nuove domande...
L'articolo è un estratto del testo scritto da Gianluca Marziani, curatore della mostra HIC SUNT LEONES che Fondazione Maimeri porta al WeGil dal 22 Luglio a Roma.
Guarda il video (Full Version):
Max Papeschi e Maurizio Temporin, HIC SUNT LEONES | © Max Papeschi
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• L'insostenibile leggerezza di Max
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• ARTE.it media partner di MAX PAPESCHI - THE BEST IS YET TO COME
WeGil è uno di quei luoghi che vuole superare la propria epoca, ripulendosi da scorie ideologiche pur conservando il germe silente dell’ambiguità d’origine. Max Papeschi è bravo nel far implodere la cultura gianotipica del sito, rompendo la contraddizione al suo interno, nella sostanza di un détournement che rilegge la Grande Storia con l’occhio sagace del linguaggio Pop. Modificare un dettaglio per cambiare il senso delle cose: il situazionismo figurativo di Papeschi si rivela nella sintesi estetica, nella potenza d’impatto, nel rituale narrativo, nel candore apparente con cui contraddice la stessa contraddizione.
La contraddizione della contraddizione della contraddizione della contraddizione...
Papeschi crea un cortocircuito perfezionato, giustapponendo la sua visione sagace al rimbombo storico del luogo. Fin dalla facciata senti tracce che sono state vita muscolare e che ci riportano agli antagonismi dell’epoca, a chi viveva la contraddizione per contrasti, come facevano i giovani talenti del Marc’Aurelio, rivista satirica fondata a Roma nel 1931. Le migliori penne/matite del periodo vi espressero la loro vena pulsante, usando il grottesco contro il tragico, il comico davanti al maligno, l’irriverenza oltre il dramma. Max Papeschi potrebbe dirigere la versione 2020 della rivista, esserne portavoce digitale mentre si delineano partnership con Charlie Hebdo, Shepard Fairey, Adbusters e altri organi di critica lavica. L’impegno morale davanti al Potere stimola da sempre la creatività antagonista, formando autori che giocano d’attacco, scorretti per natura civile, manipolatori di oggetti bollenti che l’arte restituisce in chiave critica. Papeschi disegna ordigni estetici da maneggiare con cura, missili terra-arte che pulsano senza detonare, congegni semiotici che offrono al linguaggio elettronico un editoriale per una nuova etica umanistica. Perché il futuro, teniamolo a mente, è una possibilità di rinascita che solo la Memoria rende reale.
(...)
HIC SUNT LEONES è l’ultimo progetto in ordine cronologico. Nulla di più consono per una riflessione sui temi del fascismo nella sede che allenava i corpi dei giovani Balilla. Cinque opere dove Topo Gigio incarna ragazzi in parata marziale, camicie nere con la mano tesa, colonialismi africani e sculture di regime. Il clima è tipico delle formazioni ordinate, dei gruppi in divisa, dell’esaltazione agonistica. A rompere il tenore epico ci pensa la testa del topo antropomorfo inventato da Maria Perego, quello con grandi orecchie a padella, tipino romantico e goloso che oggi scoviamo in un’improbabile reincarnazione. Gigio Balilla (anche Banksy usa spesso il topo, nel suo caso il ratto del rimosso collettivo) ci accompagna idealmente nei luoghi di Luigi Moretti (a fianco del museo si trova il cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti, strani casi del destino) per ricordarci dove siamo finiti e dove potevamo andare. HIC SUNT LEONES è il confine del mondo alternativo, il luogo del grande mistero, la terra dove ogni contraddizione si risolve in soluzione; HIC SUNT LEONES è il mantra del Leader Max Papeschi, comandante digitale del mondo a due dimensioni, l’unico mondo dove ogni storia è ancora tutta da riscrivere.
Nulla è impossibile, tutto è plausibile.
L’importante è che qualcosa resti impossibile, se possibile. Sembra una contraddizione. Ma la contraddizione risponde a molte domande irrisolte.
E le risposte aprono nuove domande...
L'articolo è un estratto del testo scritto da Gianluca Marziani, curatore della mostra HIC SUNT LEONES che Fondazione Maimeri porta al WeGil dal 22 Luglio a Roma.
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Max Papeschi e Maurizio Temporin, HIC SUNT LEONES | © Max Papeschi
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