Un gioiello di architettura rinascimentale nel cuore di Roma
L'omaggio di Raffaello all'amico Bramante: il Tempietto di San Pietro in Montorio nello Sposalizio della Vergine
Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, 1502, Roma, Incisione settecentesca | Foto: JTSH26 (Opera propria), 26 novembre 2017, via Wikimedia Creative commons
Samantha De Martin
02/04/2020
Roma - Nello Sposalizio della Vergine, capolavoro che segnerà l’ingresso dell’artista nell’olimpo della grande arte, un Raffaello appena ventunenne riproduce un grande tempio. L’edificio mostra una notevole somiglianza con il Tempietto di San Pietro in Montorio che Bramante proprio in quegli anni stava realizzando a Roma, nell’omonima piazza, al centro di uno dei cortili del convento sul clivo del Colle Gianicolo.
Il Tempietto del Bramante e lo Sposalizio della Vergine
Il giovane Urbinate e l’anziano architetto, che condividevano la terra di origine, furono molto amici. Il pittore, pur senza aver visto direttamente l’edificio del Bramante a Roma può averne conosciuto i progetti, al punto da rendere omaggio all’artista in una delle sue opere più celebri.
Nello Sposalizio della Vergine, dietro la scena delle nozze, il pittore di Urbino volle piuttosto celebrare un’epoca e i suoi ideali, riprendendo l’idea cinquecentesca dell’edificio centrale intorno a cui ruota lo spazio.
La struttura si alleggerisce innalzandosi sugli scalini, verso un cielo azzurro, per diventare il vero centro di uno spazio, e non soltanto un semplice sfondo.
Il portale è doppio e, sul lato opposto alla facciata, si apre sul paesaggio e sull’infinito. È qui che convergono tutte le linee di prospettiva, facendo della porta il centro ottico del dipinto.
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera
Cosa c’entra Perugino con il Tempietto di San Pietro?
Tra il 1481 e il 1482 il Perugino aveva realizzato nel registro mediano della Cappella Sistina in Vaticano l’affresco con la Consegna delle chiavi, incentrato sulla trasmissione del potere spirituale da Cristo a San Pietro. Al centro della scena il pittore aveva posto un edificio a pianta centrale con cupola, simbolo dell'universalità del potere papale, oltre che trasposizione ideale del Tempio di Gerusalemme.
Questa sorprendente visione architettonica, così espressiva degli ideali di classica perfezione del Rinascimento, venne ripresa dagli allievi di Perugino, come Raffaello nel celeberrimo Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera. Ma soprattutto trovò una vera e propria riproduzione architettonica nel Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante.
Pietro Perugino e aiuti, Cristo consegna le chiavi a Pietro, 1481-1483 circa, Cappella Sistina, Città del Vaticano
Un innovativo esempio di architettura rinascimentale
La pianta centrale, la ripresa dell'architettura romana antica e la ricerca proporzionale e geometrica nel rapporto tra le parti, sono alcuni tratti che accomunano il Tempietto all’architettura rinascimentale. Arrivato a Roma nel 1499, Bramante riassunse pienamente gli ideali dell’architettura umanistica del Rinascimento, frutto della sua formazione a Urbino e a Milano, riuscendo a costruire un edificio che, pur sembrando riprodurre un modello classico con elementi e lezioni dell’antichità, costituiva in realtà uno spazio tridimensionale del tutto nuovo rispetto alla prospettiva bidimensionale del Quattrocento.
Perché il Tempio fu costruito proprio nella Piazza di San Pietro in Montorio?
L’edificio fu eretto sul sito tradizionalmente indicato come quello del martirio di San Pietro.
Il re di Spagna, la “promessa”, lo scioglimento del voto e l’incarico a Bramante
Nel 1472 Papa Sisto IV della Rovere aveva avvertito la necessità di riqualificare il Convento di San Pietro in Montorio che versava in uno stato di abbandono. Decise così di consegnare il complesso al suo confessore, Amadeo Menes da Silva, affinché costruisse un nuovo monastero di francescani riformati. Pare che il coinvolgimento dei Re Cattolici Isabella e Ferdinando fosse dovuto all’intercessione di Amadeo Menes da Silva, affinché i due potessero concepire un figlio maschio, il principe Giovanni, nato a Siviglia nel 1478.
In una lettera del 1480 Ferdinando d’Aragona scrive a padre Amedeo di voler mantenere la promessa concedendo duemila fiorini d’oro da versare in tre anni tramite le rendite del Regno di Sicilia. L’incaricato dell’amministrazione di questi fondi fu Bernardino Lopez di Carvajal. Fu lui a contattare Bramante. In assenza di documentazione, la data di realizzazione oscilla tra il 1502 e il 1510.
La cripta sarebbe stata consacrata nel 1500 da Alessandro VI insieme alla chiesa. Dopo una breve interruzione i lavori sarebbero ripresi nel 1502 con la costruzione della parte superiore.
Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, 1502, Roma | Foto: Quinok (Opera propria), 20 maggio 2014, via Wikimedia Creative Commons
Cosa avrebbe dovuto rappresentare l’edificio?
Il piccolo edificio doveva celebrare il martirio di san Pietro, avvenuto, secondo la tradizione, proprio sul Gianicolo.
Una struttura ispirata ai modelli antichi
Il tempietto, monoptero e periptero, ha un corpo cilindrico, la cui muratura è scavata da profonde nicchie, decorate con conchiglie. La costruzione è circondata da un colonnato tuscanico sopraelevato su gradini. Sulle 16 colonne di granito grigio corre una trabeazione conforme alle indicazioni che Vitruvio ha dato per l'ordine dorico, con un fregio decorato con metope e triglifi. Il soffitto dell'ambulacro è decorato a cassettoni. Il tamburo ha l’altezza uguale al raggio (come nel Pantheon).
La rottura con la tradizione
L’interno, con un diametro di 4.5 metri è di dimensioni molto ristrette. Gli edifici a pianta centrale precedenti, infatti, erano concepiti principalmente come spazi coperti per la celebrazione dei riti ecclesiastici. Il Tempietto invece è un monumento puramente celebrativo.
La cripta circolare
La cripta circolare è il cuore della struttura, che simboleggia il martirio di Pietro. Il centro del vano interrato presenta un foro coperto da una lapide che indica il punto esatto in cui, secondo la tradizione, venne conficcata la croce capovolta del martirio di San Pietro, asse ideale dell’intera costruzione. In origine la botola era l’unico punto di collegamento tra i due livelli, mentre oggi l’accesso alla cripta è garantito da una scala che segue il perimetro dell’architettura, realizzata nel 1628 su progetto del Bernini.
La struttura
Per via del diametro della sua cella, molto ridotto, il Tempietto si connota come un’architettura realizzata più per essere vista che utilizzata. Più che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche, l’edificio doveva infatti essere un monumento puramente simbolico e commemorativo.
È costituita da un corpo cilindrico con alte e profonde nicchie, quattro delle quali ospitano piccole statue degli evangelisti. All’interno si può ammirare la scultura di San Pietro in trono con le chiavi in mano, che sovrasta un bassorilievo con la crocifissione.
Perché Bramante utilizza 16 colonne?
Bramante utilizza la forma classica tempio circolare periptero, circondato da 16 colonne in granito con basi e capitelli in marmo chiaro. Tradizionalmente questa tipologia di tempio, insieme all’ordine dorico, veniva dedicata agli eroi. E Pietro era identificato come come eroe cristiano. Si rafforzava pertanto il figura di Pietro come primo pontefice e fondamento della Chiesa romana.
Inoltre il 16 era considerato un numero perfetto, oltre ad essere il risultato del raddoppio di 8, cifra strettamente legata alla simbologia cristiana (riferita anche alla Resurrezione di Cristo).
Donato Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, Tavola da I Quattro libri dell'Architettura di Andrea Palladio, 1570
L’apprezzamento di Palladio
Il tempietto - nel quale Bramante riuscì a racchiudere l’idea assoluta di perfezione - fu molto ammirato. Sebastiano Serlio gli dedicò quattro pagine del terzo dei suoi libri sull’architettura. Anche Andrea Palladio lo incluse nei Quattro libri dell’Architettura. Nei Musei Civici di Vicenza si conserva un disegno originale di suo pugno dell’Alzato del tempietto.
Un’interpretazione simbolica
Secondo un’interpretazione simbolica dell’edificio, la cripta sotterranea rappresenterebbe gli Inferi, la profondità della terra, nella quale è stato posto, con la croce di Pietro, il seme. Il corpo del Tempio alluderebbe invece alla chiesa che domina la sfera terrena. La cupola divenne espressione della sfera celeste con a capo Cristo. Tutte le parti, nettamente distinguibili nella struttura, alludono a una visione cristocentrica.
Dal tempio di Vesta al Pantheon: i modelli di Bramante
Il modello del tempio circolare periptero e monoptero era molto utilizzato dall’architettura romana antica. Da questo punto di vista, gli edifici che ispirarono Bramante furono il Tempio di Vesta a Tivoli e il Tempio di Ettore Vincitore, nel Foro Boario a Roma. Oltre al Pantheon - di cui riprende diversi elementi compositivi e strutturali - un altro esempio importante nella concezione del progetto originale è rappresentato dal Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli.
Quello del tempio circolare era un tema ricorrente nella cultura del primo Cinquecento, nella ricerca che coinvolse tutti gli architetti del Rinascimento, relativa alla pianta centrale come modello per rappresentare la realtà divina ed il cosmo. La forma circolare diventa espressione concettuale e visiva della "figura del mondo". Questi stessi fermenti culturali spinsero a concepire a pianta centrale il più grande tempio della cristianità, la Basilica di San Pietro in Vaticano, nel cui progetto Bramante potrebbe aver ripreso alcuni elementi dal Tempietto ed in particolare la cupola.
Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, Dettaglio, Roma | Foto: Quinok (Opera propria), 20 maggio 2014, via Wikimedia Creative commons
Le trasformazioni della struttura
Nel 1605, contemporaneamente ai lavori nella piazza, vennero realizzate le prime trasformazioni, come il rialzamento della cupola e il rinnovamento della facciata. Nel 1628 venne realizzato un restauro nella cripta con l’ampliamento della porta, la costruzione di una doppia rampa di scale ad opera del Bernini e il rivestimento interno di marmo.
In seguito, la volta della cripta fu ricoperta da stucchi con simboli ed episodi della vita di San Pietro, attribuiti allo scultore Giovan Francesco De Rossi. Tra il 1804 e il 1805 Carlo Fea realizzò la copertura della cupola in cotto con tegole a squame, che tuttavia non risolse i problemi di umidità dell’edificio.
L’intervento di Valadier
Fu Giuseppe Valadier, nel 1826, a proporre il ripristino della copertura in piombo. Durante il suo restauro operò anche nel chiostro, conferendogli l’aspetto attuale per mezzo di lesene e archi a tutto sesto e disegnando un pavimento a grandi lastre concentriche intorno al monumento. Altri lavori di manutenzione e restauro furono portati a termine nel 1841, 1853, 1950, 1977 e, infine, 1997.
Da Barocci a Jusepe de Ribera, il Tempietto nell'arte
Oltre che nello Sposalizio della Vergine di Raffaello, il Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante figura anche in altre opere di pittura. Dalla sua costruzione, venne ampiamente studiato e disegnato, e incluso in opere come La Fuga di Enea della Galleria Borghese di Roma, dipinto da Federico Barocci nel 1598. Sempre di Barocci è un disegno a penna e inchiostro conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, intitolato San Pietro in Montorio. Jusepe de Ribera, che svolse la sua carriera a Napoli, introdusse il tempietto in due delle sue Immacolate.
Federico Barocci, Tempietto del Bramante, 1595-1598, Firenze, Uffizi, Gabinetto delle Stampe e dei Disegni
Leggi anche:
• Nel regno dell'armonia: Raffaello e lo Sposalizio della Vergine
Il Tempietto del Bramante e lo Sposalizio della Vergine
Il giovane Urbinate e l’anziano architetto, che condividevano la terra di origine, furono molto amici. Il pittore, pur senza aver visto direttamente l’edificio del Bramante a Roma può averne conosciuto i progetti, al punto da rendere omaggio all’artista in una delle sue opere più celebri.
Nello Sposalizio della Vergine, dietro la scena delle nozze, il pittore di Urbino volle piuttosto celebrare un’epoca e i suoi ideali, riprendendo l’idea cinquecentesca dell’edificio centrale intorno a cui ruota lo spazio.
La struttura si alleggerisce innalzandosi sugli scalini, verso un cielo azzurro, per diventare il vero centro di uno spazio, e non soltanto un semplice sfondo.
Il portale è doppio e, sul lato opposto alla facciata, si apre sul paesaggio e sull’infinito. È qui che convergono tutte le linee di prospettiva, facendo della porta il centro ottico del dipinto.
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera
Cosa c’entra Perugino con il Tempietto di San Pietro?
Tra il 1481 e il 1482 il Perugino aveva realizzato nel registro mediano della Cappella Sistina in Vaticano l’affresco con la Consegna delle chiavi, incentrato sulla trasmissione del potere spirituale da Cristo a San Pietro. Al centro della scena il pittore aveva posto un edificio a pianta centrale con cupola, simbolo dell'universalità del potere papale, oltre che trasposizione ideale del Tempio di Gerusalemme.
Questa sorprendente visione architettonica, così espressiva degli ideali di classica perfezione del Rinascimento, venne ripresa dagli allievi di Perugino, come Raffaello nel celeberrimo Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera. Ma soprattutto trovò una vera e propria riproduzione architettonica nel Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante.
Pietro Perugino e aiuti, Cristo consegna le chiavi a Pietro, 1481-1483 circa, Cappella Sistina, Città del Vaticano
Un innovativo esempio di architettura rinascimentale
La pianta centrale, la ripresa dell'architettura romana antica e la ricerca proporzionale e geometrica nel rapporto tra le parti, sono alcuni tratti che accomunano il Tempietto all’architettura rinascimentale. Arrivato a Roma nel 1499, Bramante riassunse pienamente gli ideali dell’architettura umanistica del Rinascimento, frutto della sua formazione a Urbino e a Milano, riuscendo a costruire un edificio che, pur sembrando riprodurre un modello classico con elementi e lezioni dell’antichità, costituiva in realtà uno spazio tridimensionale del tutto nuovo rispetto alla prospettiva bidimensionale del Quattrocento.
Perché il Tempio fu costruito proprio nella Piazza di San Pietro in Montorio?
L’edificio fu eretto sul sito tradizionalmente indicato come quello del martirio di San Pietro.
Il re di Spagna, la “promessa”, lo scioglimento del voto e l’incarico a Bramante
Nel 1472 Papa Sisto IV della Rovere aveva avvertito la necessità di riqualificare il Convento di San Pietro in Montorio che versava in uno stato di abbandono. Decise così di consegnare il complesso al suo confessore, Amadeo Menes da Silva, affinché costruisse un nuovo monastero di francescani riformati. Pare che il coinvolgimento dei Re Cattolici Isabella e Ferdinando fosse dovuto all’intercessione di Amadeo Menes da Silva, affinché i due potessero concepire un figlio maschio, il principe Giovanni, nato a Siviglia nel 1478.
In una lettera del 1480 Ferdinando d’Aragona scrive a padre Amedeo di voler mantenere la promessa concedendo duemila fiorini d’oro da versare in tre anni tramite le rendite del Regno di Sicilia. L’incaricato dell’amministrazione di questi fondi fu Bernardino Lopez di Carvajal. Fu lui a contattare Bramante. In assenza di documentazione, la data di realizzazione oscilla tra il 1502 e il 1510.
La cripta sarebbe stata consacrata nel 1500 da Alessandro VI insieme alla chiesa. Dopo una breve interruzione i lavori sarebbero ripresi nel 1502 con la costruzione della parte superiore.
Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, 1502, Roma | Foto: Quinok (Opera propria), 20 maggio 2014, via Wikimedia Creative Commons
Cosa avrebbe dovuto rappresentare l’edificio?
Il piccolo edificio doveva celebrare il martirio di san Pietro, avvenuto, secondo la tradizione, proprio sul Gianicolo.
Una struttura ispirata ai modelli antichi
Il tempietto, monoptero e periptero, ha un corpo cilindrico, la cui muratura è scavata da profonde nicchie, decorate con conchiglie. La costruzione è circondata da un colonnato tuscanico sopraelevato su gradini. Sulle 16 colonne di granito grigio corre una trabeazione conforme alle indicazioni che Vitruvio ha dato per l'ordine dorico, con un fregio decorato con metope e triglifi. Il soffitto dell'ambulacro è decorato a cassettoni. Il tamburo ha l’altezza uguale al raggio (come nel Pantheon).
La rottura con la tradizione
L’interno, con un diametro di 4.5 metri è di dimensioni molto ristrette. Gli edifici a pianta centrale precedenti, infatti, erano concepiti principalmente come spazi coperti per la celebrazione dei riti ecclesiastici. Il Tempietto invece è un monumento puramente celebrativo.
La cripta circolare
La cripta circolare è il cuore della struttura, che simboleggia il martirio di Pietro. Il centro del vano interrato presenta un foro coperto da una lapide che indica il punto esatto in cui, secondo la tradizione, venne conficcata la croce capovolta del martirio di San Pietro, asse ideale dell’intera costruzione. In origine la botola era l’unico punto di collegamento tra i due livelli, mentre oggi l’accesso alla cripta è garantito da una scala che segue il perimetro dell’architettura, realizzata nel 1628 su progetto del Bernini.
La struttura
Per via del diametro della sua cella, molto ridotto, il Tempietto si connota come un’architettura realizzata più per essere vista che utilizzata. Più che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche, l’edificio doveva infatti essere un monumento puramente simbolico e commemorativo.
È costituita da un corpo cilindrico con alte e profonde nicchie, quattro delle quali ospitano piccole statue degli evangelisti. All’interno si può ammirare la scultura di San Pietro in trono con le chiavi in mano, che sovrasta un bassorilievo con la crocifissione.
Perché Bramante utilizza 16 colonne?
Bramante utilizza la forma classica tempio circolare periptero, circondato da 16 colonne in granito con basi e capitelli in marmo chiaro. Tradizionalmente questa tipologia di tempio, insieme all’ordine dorico, veniva dedicata agli eroi. E Pietro era identificato come come eroe cristiano. Si rafforzava pertanto il figura di Pietro come primo pontefice e fondamento della Chiesa romana.
Inoltre il 16 era considerato un numero perfetto, oltre ad essere il risultato del raddoppio di 8, cifra strettamente legata alla simbologia cristiana (riferita anche alla Resurrezione di Cristo).
Donato Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, Tavola da I Quattro libri dell'Architettura di Andrea Palladio, 1570
L’apprezzamento di Palladio
Il tempietto - nel quale Bramante riuscì a racchiudere l’idea assoluta di perfezione - fu molto ammirato. Sebastiano Serlio gli dedicò quattro pagine del terzo dei suoi libri sull’architettura. Anche Andrea Palladio lo incluse nei Quattro libri dell’Architettura. Nei Musei Civici di Vicenza si conserva un disegno originale di suo pugno dell’Alzato del tempietto.
Un’interpretazione simbolica
Secondo un’interpretazione simbolica dell’edificio, la cripta sotterranea rappresenterebbe gli Inferi, la profondità della terra, nella quale è stato posto, con la croce di Pietro, il seme. Il corpo del Tempio alluderebbe invece alla chiesa che domina la sfera terrena. La cupola divenne espressione della sfera celeste con a capo Cristo. Tutte le parti, nettamente distinguibili nella struttura, alludono a una visione cristocentrica.
Dal tempio di Vesta al Pantheon: i modelli di Bramante
Il modello del tempio circolare periptero e monoptero era molto utilizzato dall’architettura romana antica. Da questo punto di vista, gli edifici che ispirarono Bramante furono il Tempio di Vesta a Tivoli e il Tempio di Ettore Vincitore, nel Foro Boario a Roma. Oltre al Pantheon - di cui riprende diversi elementi compositivi e strutturali - un altro esempio importante nella concezione del progetto originale è rappresentato dal Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli.
Quello del tempio circolare era un tema ricorrente nella cultura del primo Cinquecento, nella ricerca che coinvolse tutti gli architetti del Rinascimento, relativa alla pianta centrale come modello per rappresentare la realtà divina ed il cosmo. La forma circolare diventa espressione concettuale e visiva della "figura del mondo". Questi stessi fermenti culturali spinsero a concepire a pianta centrale il più grande tempio della cristianità, la Basilica di San Pietro in Vaticano, nel cui progetto Bramante potrebbe aver ripreso alcuni elementi dal Tempietto ed in particolare la cupola.
Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, Dettaglio, Roma | Foto: Quinok (Opera propria), 20 maggio 2014, via Wikimedia Creative commons
Le trasformazioni della struttura
Nel 1605, contemporaneamente ai lavori nella piazza, vennero realizzate le prime trasformazioni, come il rialzamento della cupola e il rinnovamento della facciata. Nel 1628 venne realizzato un restauro nella cripta con l’ampliamento della porta, la costruzione di una doppia rampa di scale ad opera del Bernini e il rivestimento interno di marmo.
In seguito, la volta della cripta fu ricoperta da stucchi con simboli ed episodi della vita di San Pietro, attribuiti allo scultore Giovan Francesco De Rossi. Tra il 1804 e il 1805 Carlo Fea realizzò la copertura della cupola in cotto con tegole a squame, che tuttavia non risolse i problemi di umidità dell’edificio.
L’intervento di Valadier
Fu Giuseppe Valadier, nel 1826, a proporre il ripristino della copertura in piombo. Durante il suo restauro operò anche nel chiostro, conferendogli l’aspetto attuale per mezzo di lesene e archi a tutto sesto e disegnando un pavimento a grandi lastre concentriche intorno al monumento. Altri lavori di manutenzione e restauro furono portati a termine nel 1841, 1853, 1950, 1977 e, infine, 1997.
Da Barocci a Jusepe de Ribera, il Tempietto nell'arte
Oltre che nello Sposalizio della Vergine di Raffaello, il Tempietto di San Pietro in Montorio del Bramante figura anche in altre opere di pittura. Dalla sua costruzione, venne ampiamente studiato e disegnato, e incluso in opere come La Fuga di Enea della Galleria Borghese di Roma, dipinto da Federico Barocci nel 1598. Sempre di Barocci è un disegno a penna e inchiostro conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, intitolato San Pietro in Montorio. Jusepe de Ribera, che svolse la sua carriera a Napoli, introdusse il tempietto in due delle sue Immacolate.
Federico Barocci, Tempietto del Bramante, 1595-1598, Firenze, Uffizi, Gabinetto delle Stampe e dei Disegni
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