Fino al 13 febbraio in una grande mostra
Tra Oriente e Occidente. Il mondo dei bizantini va in scena al MANN
Lastra con aquila che ghermisce una lepre XI-XII secolo, marmo Direzione Regionale Musei Campania Napoli, Museo di San Martino
Francesca Grego
22/12/2022
Napoli - Un corpo romano, una mente greca, un’anima mistica e orientale: secondo lo scrittore inglese Robert Byron, è stata questa “triplice fusione” a fare la fortuna dei Bizantini. Protagonisti sul palcoscenico del Mediterraneo per quasi dieci secoli, oggi i Bizantini si raccontano al MANN, in una grande mostra realizzata in collaborazione con il Ministero Ellenico della Cultura. Dopo quarant’anni di assenza dalle scene espositive, l’arte e la cultura, la vita quotidiana, la religione, l’economia e l’organizzazione politica dell’Impero d’Oriente rivivono in oltre 400 opere, provenienti dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e da 57 musei di Italia e in Grecia, ai quali si aggiungono i Musei Vaticani e la Fabbrica di San Pietro.
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
“Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma”, ha spiegato il direttore Paolo Giulierini: “Raccontare in una grande mostra i mille anni di questo impero è per il MANN una nuova tappa del percorso, partito dai Longobardi, verso una più completa identità del nostro stesso museo. Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa, alla scoperta di un intreccio di destini tra la città e l'Impero lungo sei secoli, dopo la sottomissione a Roma, il tratto più lungo della sua storia. E anche quando il dominio bizantino di Napoli evaporò, il legame con l'Impero non fu mai rinnegato e si trasformò in volano per tenere vivi i contatti con il Mediterraneo, la tensione verso altri mondi”.
Frammento di un pavimento a mosaico, V secolo. Atene, Museo Bizantino e Cristiano
Curata da Federico Marazzi, Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario è un viaggio nella storia tra antichità e Medioevo, che inizia con la fondazione di Costantinopoli nel 330 a.C., entra nel vivo con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e si protende fino al XIII secolo, quando, con la quarta crociata, la capitale sul Bosforo cade sotto il dominio latino, innescando di fatto la dissoluzione dell’Impero. Fino al 13 febbraio, capolavori iconici e opere mai esposte illustreranno questa storia nel monumentale Salone della Meridiana: in mostra sculture, mosaici, dipinti, decorazioni architettoniche, ceramiche, gioielli di rara raffinatezza, oreficerie sacre e oggetti quotidiani, oltre a preziosissimi volumi miniati che testimoniano come molte opere scientifiche e filosofiche scritte in greco ci siano giunte grazie all’intermediazione bizantina.
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Tra gli Ori di Senise e l’icona di Sant’Anastasia arrivata da Naxos, il Disco d’argento di Galla Placidia e il cammeo di San Demetrio della Collezione Farnese, scopriremo il carico del celebre Relitto di Marzamemi, una nave affondata al largo della Sicilia sotto Giustiniano, mentre trasportava elementi architettonici destinati alla costruzione di una chiesa nei domini italiani. E poi i ritratti degli imperatori, allineati in una vera e propria galleria, fino a una selezione di reperti esposti per la prima volta, rinvenuti durante gli scavi delle metropolitane di Napoli e Salonicco.
Lastra con raffigurazione dell’albero della vita, X secolo, marmo (Provenienza: Agrigento, collina dei templi). Agrigento, Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo
Un capitolo a sé stante è dedicato ai legami tra Bisanzio e Napoli, che fu bizantina per sei secoli: dalla conquista da parte di Belisario nel 536 d.C. fino al 1137, quando, dopo la morte dell’ultimo duca Sergio VII, la città si consegnò al re di Sicilia, il normanno Ruggero II. Una notevole autonomia e feconde contaminazioni culturali caratterizzarono la vita di Napoli per almeno metà di questo periodo, come testimoniano lungo il percorso della mostra iscrizioni, sculture e oggetti di vita quotidiana. Sospesi tra Oriente e Occidente, antichità e Medioevo, i Bizantini diventano così il simbolo di un mondo composito e multietnico, destinato a fare da tramite tra la Grecia, le culture arabe e iraniche e l’Europa cristiana in costruzione.
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
“Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma”, ha spiegato il direttore Paolo Giulierini: “Raccontare in una grande mostra i mille anni di questo impero è per il MANN una nuova tappa del percorso, partito dai Longobardi, verso una più completa identità del nostro stesso museo. Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa, alla scoperta di un intreccio di destini tra la città e l'Impero lungo sei secoli, dopo la sottomissione a Roma, il tratto più lungo della sua storia. E anche quando il dominio bizantino di Napoli evaporò, il legame con l'Impero non fu mai rinnegato e si trasformò in volano per tenere vivi i contatti con il Mediterraneo, la tensione verso altri mondi”.
Frammento di un pavimento a mosaico, V secolo. Atene, Museo Bizantino e Cristiano
Curata da Federico Marazzi, Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario è un viaggio nella storia tra antichità e Medioevo, che inizia con la fondazione di Costantinopoli nel 330 a.C., entra nel vivo con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e si protende fino al XIII secolo, quando, con la quarta crociata, la capitale sul Bosforo cade sotto il dominio latino, innescando di fatto la dissoluzione dell’Impero. Fino al 13 febbraio, capolavori iconici e opere mai esposte illustreranno questa storia nel monumentale Salone della Meridiana: in mostra sculture, mosaici, dipinti, decorazioni architettoniche, ceramiche, gioielli di rara raffinatezza, oreficerie sacre e oggetti quotidiani, oltre a preziosissimi volumi miniati che testimoniano come molte opere scientifiche e filosofiche scritte in greco ci siano giunte grazie all’intermediazione bizantina.
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Tra gli Ori di Senise e l’icona di Sant’Anastasia arrivata da Naxos, il Disco d’argento di Galla Placidia e il cammeo di San Demetrio della Collezione Farnese, scopriremo il carico del celebre Relitto di Marzamemi, una nave affondata al largo della Sicilia sotto Giustiniano, mentre trasportava elementi architettonici destinati alla costruzione di una chiesa nei domini italiani. E poi i ritratti degli imperatori, allineati in una vera e propria galleria, fino a una selezione di reperti esposti per la prima volta, rinvenuti durante gli scavi delle metropolitane di Napoli e Salonicco.
Lastra con raffigurazione dell’albero della vita, X secolo, marmo (Provenienza: Agrigento, collina dei templi). Agrigento, Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo
Un capitolo a sé stante è dedicato ai legami tra Bisanzio e Napoli, che fu bizantina per sei secoli: dalla conquista da parte di Belisario nel 536 d.C. fino al 1137, quando, dopo la morte dell’ultimo duca Sergio VII, la città si consegnò al re di Sicilia, il normanno Ruggero II. Una notevole autonomia e feconde contaminazioni culturali caratterizzarono la vita di Napoli per almeno metà di questo periodo, come testimoniano lungo il percorso della mostra iscrizioni, sculture e oggetti di vita quotidiana. Sospesi tra Oriente e Occidente, antichità e Medioevo, i Bizantini diventano così il simbolo di un mondo composito e multietnico, destinato a fare da tramite tra la Grecia, le culture arabe e iraniche e l’Europa cristiana in costruzione.
"Bizantini. Simboli e comunità di un impero millenario" I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
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