Dal 20 marzo
Pompei: riapre al pubblico la Villa dei Misteri

L.S.
17/03/2015
Napoli - Venerdì 20 marzo, dopo quasi due anni di restauri finanziati con fondi ordinari della Soprintendenza per un importo di 900mila euro, riapre al pubblico la Villa dei Misteri di Pompei.
I lavori sulla dimora patrizia del II secolo a.C., che sorge fuori dall’area archeologica ed è composta da circa 70 ambienti, sono stati suddivisi in lotti per non chiudere totalmente il complesso alle visite. Particolare cura è stata dedicata agli apparati decorativi: dai pavimenti, ai mosaici, agli affreschi che costituiscono uno degli esempi di più grandi pitture antiche conservate nel loro spazio originale.
Ultima stazione del lungo processo di recupero, seguito ad un’attenta campagna di indagini dei materiali e delle tecniche, delle alterazioni e delle incrostazioni prodotte dal tempo e dalle manutenzioni precedenti, è stata la Sala dei Misteri con un cantiere aperto lo scorso novembre.
Qui, grazie all’impiego di una tecnologia d’avanguardia di pulitura con strumentazione laser, si riaccende di luce la superficie dell’esteso ciclo che dà nome all’edificio e, secondo molti studiosi, rappresenta un rito di iniziazione femminile al matrimonio.
I lavori sulla dimora patrizia del II secolo a.C., che sorge fuori dall’area archeologica ed è composta da circa 70 ambienti, sono stati suddivisi in lotti per non chiudere totalmente il complesso alle visite. Particolare cura è stata dedicata agli apparati decorativi: dai pavimenti, ai mosaici, agli affreschi che costituiscono uno degli esempi di più grandi pitture antiche conservate nel loro spazio originale.
Ultima stazione del lungo processo di recupero, seguito ad un’attenta campagna di indagini dei materiali e delle tecniche, delle alterazioni e delle incrostazioni prodotte dal tempo e dalle manutenzioni precedenti, è stata la Sala dei Misteri con un cantiere aperto lo scorso novembre.
Qui, grazie all’impiego di una tecnologia d’avanguardia di pulitura con strumentazione laser, si riaccende di luce la superficie dell’esteso ciclo che dà nome all’edificio e, secondo molti studiosi, rappresenta un rito di iniziazione femminile al matrimonio.
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