Dal 17 maggio a San Pietroburgo
Dall'Arte povera a Piero della Francesca, l'Ermitage guarda all'Italia
Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967, Rivoli, Museo d’Arte contemporanea del castello di Rivoli
Samantha De Martin
21/05/2018
Mondo - Dal Castello di Rivoli al Palazzo d’Inverno. La rivoluzione creativa dell’arte povera si insedia in Russia attraverso una grande mostra in corso fino al 16 agosto.
Il percorso espositivo - che rientra nell’ambito dell’accordo siglato nel 2017 tra la Regione Piemonte e l’Ermitage di San Pietroburgo nel corso della collaborazione quadriennale per la valorizzazione reciproca dei propri patrimoni - ospita un consistente corpus di opere di Arte povera appartenenti alle collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
La rassegna, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli, e del curatore dell’Ermitage per il contemporaneo, Dimitri Ozerkov, accoglie anche lavori provenienti da importanti collezioni, dal Museo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT alla Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte.
All’interno del Palazzo d’Inverno e nel cortile principale dell’Ermitage verranno ripercorsi i princìpi della corrente artistica italiana nata nella seconda metà degli anni Sessanta e riconosciuta a livello internazionale come momento creativo tra i più qualificanti del ventesimo secolo.
Ad accogliere i visitatori sarà un consistente nucleo di artisti, da Giovanni Anselmo ad Alighiero Boetti, da Jannis Kounellis a Mario Merz e Giulio Paolini, da Michelangelo Pistoletto a Emilio Prini e Gilberto Zorio.
Nella sezione dedicata ai movimenti artistici che hanno preceduto l’Arte povera - e che sono stati propedeutici al suo sviluppo - si incontrano i contributi di Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni. Mentre nel cortile principale dell’Ermitage non passa inosservata la grande scultura in bronzo e pietra realizzata da Giuseppe Penone. L’opera a forma di albero, dal titolo Ideas of Stone - 1372 kg di luce, con i suoi rami sui quali poggiano, sospese, alcune pietre, si mimetizza tra la vegetazione che abbellisce la corte, a tessere un dialogo con la facciata barocca del Palazzo d'Inverno e a sancire l’incontro e la continuità tra umano e natura.
Accanto all’albero di Penone, ci sono poi il Neon nel cemento di Anselmo, l’ Attaccapanni (di Napoli) di Fabro, l’ Igloo con albero di Mario Merz, l’ Apoteosi di Omero di Paolini, la Venere degli stracci di Pistoletto.
Il monumentale edificio fatto erigere nel Settecento per la Zarina Elisabetta di Russia, e completato solo dopo la sua morte, la reggia imperiale che per due secoli fu residenza ufficiale degli Zar Romanov, la cui struttura monumentale doveva rappresentare la magnificenza e il potere dell’Impero russo, fino al 16 agosto racconterà al mondo quella generazione di artisti italiani che, superando la dialettica natura-cultura e creando le prime installazioni d’arte contemporanea, contestò la pittura e la scultura tradizionali abbracciando materiali e tecniche semplici capaci di incanalare energie primarie nelle loro opere.
«L’Arte povera - ricorda Carolyn Christov-Bakargiev - rimane attuale poiché sinonimo di libertà artistica e di pensiero profondamente ecologico, qualcosa a cui guardare quando si tenta di formulare nella cultura una resistenza alla società ipertecnologica dei consumi del nostro mondo artificiale globalizzato. Gli artisti dell’Arte povera hanno unito il fascino per la vita quotidiana con il rispetto e l’interesse per la tradizione dell’arte attraverso i secoli creando un corpus di opere originali, non convenzionali e non dogmatiche. Diffidenti nei confronti di manifestazioni artistiche troppo intellettualistiche o troppo virtuosistiche, hanno ampliato i campi della pittura, della scultura, del disegno, della performance e della fotografia, passando spesso da un mezzo e da una tecnica a un’altra senza preoccuparsi di trovare uno stile unico e condiviso».
Ma non si tratterà dell’unico omaggio all'Italia all'interno del ricco programma espositivo dell’Ermitage. Oltre all'ambizioso progetto partito da Pavia e da Napoli, dedicato ai Longobardi, “il popolo che cambiò la storia”, in corso fino al 15 luglio in collaborazione con oltre 60 istituzioni, tra monasteri, biblioteche e collezioni museali in Italia, dal 6 dicembre all’11 marzo 2019, un'esposizione interamente dedicata a Piero della Francesca vedrà giungere a San Pietroburgo numerosi capolavori del maestro che ebbe un ruolo chiave nello sviluppo del ritratto e della prospettiva.
Si potranno così ammirare preziosi pezzi in arrivo da Urbino, Arezzo, Borgo San Sepolcro, ma anche dalla Spagna, dal Portogallo e dal Regno Unito.
Leggi anche:
• Da Alighiero Boetti a Pistoletto: New York celebra l'Arte povera
• I Longobardi: una mostra "epocale" sul popolo che cambiò la storia
Il percorso espositivo - che rientra nell’ambito dell’accordo siglato nel 2017 tra la Regione Piemonte e l’Ermitage di San Pietroburgo nel corso della collaborazione quadriennale per la valorizzazione reciproca dei propri patrimoni - ospita un consistente corpus di opere di Arte povera appartenenti alle collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
La rassegna, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli, e del curatore dell’Ermitage per il contemporaneo, Dimitri Ozerkov, accoglie anche lavori provenienti da importanti collezioni, dal Museo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT alla Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte.
All’interno del Palazzo d’Inverno e nel cortile principale dell’Ermitage verranno ripercorsi i princìpi della corrente artistica italiana nata nella seconda metà degli anni Sessanta e riconosciuta a livello internazionale come momento creativo tra i più qualificanti del ventesimo secolo.
Ad accogliere i visitatori sarà un consistente nucleo di artisti, da Giovanni Anselmo ad Alighiero Boetti, da Jannis Kounellis a Mario Merz e Giulio Paolini, da Michelangelo Pistoletto a Emilio Prini e Gilberto Zorio.
Nella sezione dedicata ai movimenti artistici che hanno preceduto l’Arte povera - e che sono stati propedeutici al suo sviluppo - si incontrano i contributi di Alberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni. Mentre nel cortile principale dell’Ermitage non passa inosservata la grande scultura in bronzo e pietra realizzata da Giuseppe Penone. L’opera a forma di albero, dal titolo Ideas of Stone - 1372 kg di luce, con i suoi rami sui quali poggiano, sospese, alcune pietre, si mimetizza tra la vegetazione che abbellisce la corte, a tessere un dialogo con la facciata barocca del Palazzo d'Inverno e a sancire l’incontro e la continuità tra umano e natura.
Accanto all’albero di Penone, ci sono poi il Neon nel cemento di Anselmo, l’ Attaccapanni (di Napoli) di Fabro, l’ Igloo con albero di Mario Merz, l’ Apoteosi di Omero di Paolini, la Venere degli stracci di Pistoletto.
Il monumentale edificio fatto erigere nel Settecento per la Zarina Elisabetta di Russia, e completato solo dopo la sua morte, la reggia imperiale che per due secoli fu residenza ufficiale degli Zar Romanov, la cui struttura monumentale doveva rappresentare la magnificenza e il potere dell’Impero russo, fino al 16 agosto racconterà al mondo quella generazione di artisti italiani che, superando la dialettica natura-cultura e creando le prime installazioni d’arte contemporanea, contestò la pittura e la scultura tradizionali abbracciando materiali e tecniche semplici capaci di incanalare energie primarie nelle loro opere.
«L’Arte povera - ricorda Carolyn Christov-Bakargiev - rimane attuale poiché sinonimo di libertà artistica e di pensiero profondamente ecologico, qualcosa a cui guardare quando si tenta di formulare nella cultura una resistenza alla società ipertecnologica dei consumi del nostro mondo artificiale globalizzato. Gli artisti dell’Arte povera hanno unito il fascino per la vita quotidiana con il rispetto e l’interesse per la tradizione dell’arte attraverso i secoli creando un corpus di opere originali, non convenzionali e non dogmatiche. Diffidenti nei confronti di manifestazioni artistiche troppo intellettualistiche o troppo virtuosistiche, hanno ampliato i campi della pittura, della scultura, del disegno, della performance e della fotografia, passando spesso da un mezzo e da una tecnica a un’altra senza preoccuparsi di trovare uno stile unico e condiviso».
Ma non si tratterà dell’unico omaggio all'Italia all'interno del ricco programma espositivo dell’Ermitage. Oltre all'ambizioso progetto partito da Pavia e da Napoli, dedicato ai Longobardi, “il popolo che cambiò la storia”, in corso fino al 15 luglio in collaborazione con oltre 60 istituzioni, tra monasteri, biblioteche e collezioni museali in Italia, dal 6 dicembre all’11 marzo 2019, un'esposizione interamente dedicata a Piero della Francesca vedrà giungere a San Pietroburgo numerosi capolavori del maestro che ebbe un ruolo chiave nello sviluppo del ritratto e della prospettiva.
Si potranno così ammirare preziosi pezzi in arrivo da Urbino, Arezzo, Borgo San Sepolcro, ma anche dalla Spagna, dal Portogallo e dal Regno Unito.
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