Sabato 22 ottobre, il Museo della Preistoria "L. Donini" ospita il secondo appuntamento del ciclo "Tra Romanità e Medioevo. Materiali e documenti per riscoprire l'identità storica di S. Lazzaro di Savena", una serie di incontri per fare il punto sulle origini della città e sul suo divenire storico attraverso la presentazione di nuove indagini archeologiche, di studi di dettaglio, di ricerche sulle fonti.
E' la volta della conversazione a tre voci - Paola Desantis della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, l'archeologo Marco De Donno e Samantha Cortesi del Gruppo Ravennate Archeologico - dal titolo "La vita nel pozzo. La scoperta del pozzo romano di via Caselle", che illustra un recente ritrovamento effettuato in uno dei luoghi centrali della città, gettando luce sulla presenza romana in questo territorio rurale a cavallo fra l'agro bononiense e quello claternate, ma attraversato da un'arteria già pulsante di traffici sin dall'antichità come la via Emilia.
Un territorio sino ad ora assai avaro di tracce e testimonianze precedenti al complesso religioso e di cura agli infermi sorto nel Medioevo sotto la protezione di S. Lazzaro, ma che da alcuni anni sta rivelando significativi indizi di un popolamento romano, tutt'altro che rado, che si dispiega tanto in prossimità del grande asse di comunicazione transregionale, quanto nella soprastante fascia di pianura e addentro le vallate del Savena e dell'Idice.
Ad ogni latitudine e in ogni orizzonte cronologico un pozzo antico e il suo contenuto sedimentatosi nel tempo restituiscono sempre un vero "tesoro", perché come pochi altri contesti archeologici questo tipo di testimonianza svela interessanti spaccati di vita quotidiana, esemplificativi di una lunga durata d'uso o, talvolta, di circostanze legate a particolari eventi. Perduti per un attimo di disattenzione, oppure buttati perché rotti e ormai inservibili, ma buoni per tenere pulita e limpida l'acqua da attingere, nascosti in circostanze fortunose, quando momenti di instabilità politica o sociale consigliano di mettere al riparo i propri averi, oppure gettati in segno di devozione ad una divinità patrona dell'acqua o dimorante nelle profondità della terra, gli oggetti recuperati in un pozzo rappresentano infatti un'eloquente "istantanea" di un tempo che fu e degli accadimenti - ordinari o straordinari - che gli svolsero intorno.
All''incontro, promosso dall'Assessorato alla Qualità Socio-culturale del Comune di S. Lazzaro di Savena, dal Museo "L. Donini", dall'Istituto Beni Culturali e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, intervengono l'Assessore Roberta Ballotta, il Presidente dell'Istituto Beni Culturali prof. Angelo Varni e la responsabile del progetto di cantiere-scuola Fiamma Lenzi.
Il pozzo romano: un cantiere-scuola di restauro archeologico
La conversazione è anche l'occasione per presentare al pubblico il progetto, promosso dall'IBC e dal Museo "L. Donini" , con il sostegno della LR18/2000, che ha visto la realizzazione di un cantiere-scuola di restauro, dedicato appunto ai materiali ceramici del pozzo. Una singolare esperienza formativa, rivolta a 18 giovani studenti o specializzandi di archeologia che, coordinati da un restauratore professionista, per un periodo di sei settimane si sono cimentati con tutte le fasi del restauro archeologico (dalla pulizia alla restituzione dell'integrità formale dei pezzi) per accostarsi e prendere consapevolezza delle problematiche e di tutti gli aspetti attinenti la conservazione di questa delicata categoria di beni culturali.
Il cantiere-scuola di restauro archeologico dei materiali del pozzo romano di via Caselle e la conversazione che rivisita le circostanze del suo ritrovamento fanno parte del programma "Sotto il segno di Roma. Civiltà romana in Emilia-Romagna", realizzato dall'Istituto Beni Culturali per favorire la conoscenza dei musei e del patrimonio archeologico regionale.