TRA RELIGIONE E SCIENZA
Kircher
02/03/2001
L’erudito tedesco nasce a Geisa, presso Fulda, in Germania nel 1602, ultimo dei nove figli di Johann Kircher e Anna Gansek. Dal padre, dottore in filosofia e teologia e musicista dilettante, Athanasius riceve i rudimenti della propria cultura musicale. Nel 1618 diviene novizio nel collegio gesuita di Paderborn, ma quattro anni dopo è costretto a scappare per sfuggire ai saccheggi della guerra dei Trent’anni, approdando a Colonia. Nel 1628 viene ordinato sacerdote.
Nel corso della sua carriera occupa varie cattedre tra cui quelle di filosofia, matematica, fisica e lingue orientali a Wurzburg (1629), ad Avignone e soprattutto a Roma dove giunge nel 1633 dopo essere stato chiamato a Vienna per succedere a Keplero nel ruolo di matematico alla corte dell’imperatore Ferdinando II.
A Roma si dedica totalmente alle proprie ricerche, facendo parlare di sé in tutto il mondo: Leibniz legge i testi di Kircher con attenzione e serietà così come la maggior parte del mondo colto dell’epoca, fortemente legato agli aspetti mirabili dello scibile e Cristina di Svezia visita più volte il suo museo sorto nel Collegio Romano nel 1651.
Nella città eterna inventa o perfeziona la lanterna magica (1645) e altri strumenti, tra i quali una rudimentale macchina da scrivere. Si dedica anche alla musica (Musurgia universalis, 1650) e all’acustica, spiegando fra l’altro il fenomeno dell’eco, e il magnetismo (Magnes sive De arte magnetica, 1634).
Tenta inoltre di decifrare i geroglifici ed ha fama ai suoi tempi per alcune teorie destituite di fondamento, ispirate ad un astratto razionalismo matematico.
Kircher si spegne a Roma nel 1680 e viene sepolto nella chiesa del Gesù.
Le teorie kircheriane affascineranno tutti i contemporanei, e non solo, fino ad inizio ‘800, quando le nuove tendenze positiviste condanneranno il grande gesuita tedesco, riscoperto agli inizi del ‘900 grazie ai Surrealisti, colpiti dalle sue intuizioni a metà tra il sogno e la scienza. Negli ultimi vent’anni l’interesse sulla figura di Kircher si è soffermato sulla volontà di ricostruirne l’attività tra “luci ed ombre”, seguendo il titolo che era stato dato ad un progetto, poi interrotto, da cui l’esposizione di Palazzo Venezia prende le mosse.
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