Lo studiolo di Urbino

Courtesy of Francesco di Giorgio Martini | Studiolo Gubbio
 

13/10/2001

Lo studiolo del Palazzo Ducale di Urbino è una matura espressione di un ambiente di studio, nella sua forma più pura. Lo studiolo è un vano segreto, solitamente appartato, deputato alla riflessione, alla meditazione e allo studio, e riassume in sé le funzioni dell’archivio, dello scriptorium di età classica, della medievale camera del tesoro. Caratteristica di questo luogo è la profonda simbiosi che c’è tra l’apparato iconografico e lo spirito di colui che ne commissiona la creazione. Tale simbiosi è fortemente evidente a chi si disponga ad analizzare il programma figurativo che emerge dalle tarsie e in passato dai dipinti. A circondare l’intera stanza dalla forma rettangolare c’è un rivestimento ligneo decorato da intarsi, mentre a coprire il soffitto vi è una volta a cassettoni. Vespasiano da Bisticci, unico testimone contemporaneo che ci abbia lasciato notizie sullo studiolo, riporta che Federico richiamò a corte artisti provenienti dai luoghi più diversi, e che solo in un pittore proveniente dalle Fiandre trovò colui che riteneva adatto a dipingere i ritratti di filosofi, poeti e padri della Chiesa da ospitare al di sopra delle tarsie: questo pittore era Giusto di Gand. Nella sapientissima decorazione a tarsie si realizza un vero e proprio discorso per immagini attraverso una serie di oggetti che sono simbolici di alcune categorie del sapere: nel nostro caso la prevalenza di oggetti che appartengono alle arti del Quadrivio risponde al carattere scientifico della cultura di Federico. Nella simulazione delle panche, degli armadi e addirittura delle singole ombre, c’è un profondo studio dell’effetto prospettico; intorno allo spettatore ruota l’organizzazione di tutto lo spazio. La valenza simbolica degli oggetti e delle figure rappresentate rimanda da una parte ad un’idea di vita contemplativa (ad esempio a significare il silenzio c’è la gabbia dei pappagalli, limite della parola), dall’altra ad un immagine di vita attiva (le numerose armi raffigurate) in una perfetta fusione tra sapientia e fortitudo. Un particolare interessante è l’intarsio che rappresenta la veduta che si ha dalla loggia collegata allo studio, a richiamo della funzione ristoratrice che secondo Petrarca ha la natura per colui che si dedica allo studio.

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