Da Milano a Napoli, un tris di pioniere dell’obiettivo
La fotografia è donna. Quattro appuntamenti in giro per l’Italia
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, Palermo, 1980 | © Letizia Battaglia
Francesca Grego
24/12/2019
La tendenza è chiara: dall’Europa agli States i grandi musei riscoprono l’arte al femminile, a partire da illustri pittrici rimaste per secoli nell’ombra. Per la fotografia il discorso cambia, ma fino a un certo punto. Relativamente giovane e legata al quotidiano, quella dello scatto sembra oggi una forma d’arte inclusiva e accessibile a tutti. Tuttavia in un tempo neanche troppo lontano era tutt’altro che frequente incontrare una donna intenta a guardare il mondo attraverso l’obiettivo e ancor meno leggerne la firma su una rivista. Vere e proprie pioniere, fotografe e reporter hanno arricchito la storia dell’immagine con sguardi nuovi e fragranti.
Ecco una manciata di mostre capaci di rendere l’idea, da scoprire in un piacevole tour lungo la penisola.
• Letizia Battaglia. Storie di Strada. Fino al 19 gennaio a Milano, Palazzo Reale
Trecento scatti ad alta intensità raccontano la grande reporter siciliana, dai più drammatici eventi di attualità ai vicoli della sua Palermo, dai ritratti che penetrano come una lancia nell’occhio dello spettatore alle immagini rubate al quotidiano, tra denuncia e poesia. “Sono una persona, non una fotografa. Una persona che ha fatto volontariato psichiatrico, che ha fatto teatro, che ha avuto l’amore, che l’ha dato, che ha avuto tre figlie”, ha dichiarato Letizia contro ogni etichetta: prima tra tutte quella di reporter di mafia che le è stata affibbiata per gli scatti su teatri ancora carichi dell’odore del sangue. Certo le sue immagini manifesto hanno rivoluzionato il modo di intendere la fotografia di cronaca, prese sempre “da molto vicino, alla distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
La sua “fotografia come verità” è in mostra anche ai Magazzini Fotografici di Napoli, in un centro storico “vibrante di storie, architetture e persone” che, come a Palermo, si incontrano ogni giorno in una sorta di “performance improvvisata”. Qui è la più viva attualità degli scorsi decenni a fare da padrona: Giovanni Falcone, i morti ammazzati e gli interni popolari, sguardi intensi, smarriti, determinati o ignari, nei suoi bianchi e neri rigorosi, eppure straordinariamente comunicativi. Come riusciva ad arrivare sempre presto e a catturare proprio quell’attimo? È una domanda che non ci abbandona (Letizia Battaglia, visitabile fino all’8 marzo).
• Inge Morath – La vita. La fotografia. Fino al 19 gennaio al Museo di Roma in Trastevere
Prima donna a far parte della leggendaria agenzia Magnum Photos, Inge Morath ha percorso il mondo da Venezia alla Cina, dalla Spagna all’Iran e all’Unione Sovietica, traducendo la realtà in immagini intense e personali. “Fotografare è un fenomeno strano”, diceva, “ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Viaggi, popoli e luoghi lontani si affiancano ai ritratti intimi e originali in cui la reporter austriaca ha fissato l’immagine di personaggi come Picasso, Neruda, Stravinsky o Marilyn, che la Morath sostituì nel cuore del marito Arthur Miller. E poi ci sono gli strani “ritratti mascherati”, esperimento d’avanguardia nato negli anni Sessanta dalla collaborazione con il fumettista americano Saul Stenberg. L’apprendistato con il grande maestro Henri Cartier-Bresson e l’amicizia con Robert Capa sono influenze che si fanno sentire. Ma i 170 scatti in mostra ci parlano soprattutto dello sguardo curioso e singolare di una viaggiatrice colta, poliglotta, coraggiosa, che ha fatto della fotografia non solo un lavoro, ma una fetta fondamentale della propria esperienza di vita.
• Tina Modotti. Opere dalla Galerie Bilderwelt. Fino al 6 gennaio a Trani (BA), Palazzo delle Arti Beltrani
Dalla collezione berlinese di Reinhard Schultz, 50 immagini rievocano il mito di Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria dalla vita avventurosa. All’inizio del Novecento, quando la Modotti si avvicinò all’uso della camera con la guida di uno zio, la fotografia era davvero un’attività inusuale per una donna. Ma anche in tutto il resto la figura di Tina non ha nulla di comune: nata a Udine da una famiglia povera e socialista, approderà presto a Hollywood dove la sua bellezza la trasformerà in una stella esotica e sensuale, troverà la sua patria nel Messico rivoluzionario. Nel clima effervescente di quegli anni mescolerà lavoro e passioni, incrociando compagni di viaggio come Frida Kahlo, Robert Capa, Ernest Hemingway e Jon Dos Passos. Considerata “uno dei più grandi fotografi di inizio secolo”, ritrae la strada e le persone con onestà e una bravura sorprendente, che mette a servizio del suo impegno sociale. “Mi considero una fotografa e niente di più” dice, attribuendo il successo proprio alla mancanza di ambizioni artistiche che riteneva estranee alla pratica dell’obiettivo. I suoi scatti saranno presto protagonisti anche al Mudec nella mostra Tina Modotti e il Messico a Milano.
Ecco una manciata di mostre capaci di rendere l’idea, da scoprire in un piacevole tour lungo la penisola.
• Letizia Battaglia. Storie di Strada. Fino al 19 gennaio a Milano, Palazzo Reale
Trecento scatti ad alta intensità raccontano la grande reporter siciliana, dai più drammatici eventi di attualità ai vicoli della sua Palermo, dai ritratti che penetrano come una lancia nell’occhio dello spettatore alle immagini rubate al quotidiano, tra denuncia e poesia. “Sono una persona, non una fotografa. Una persona che ha fatto volontariato psichiatrico, che ha fatto teatro, che ha avuto l’amore, che l’ha dato, che ha avuto tre figlie”, ha dichiarato Letizia contro ogni etichetta: prima tra tutte quella di reporter di mafia che le è stata affibbiata per gli scatti su teatri ancora carichi dell’odore del sangue. Certo le sue immagini manifesto hanno rivoluzionato il modo di intendere la fotografia di cronaca, prese sempre “da molto vicino, alla distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
La sua “fotografia come verità” è in mostra anche ai Magazzini Fotografici di Napoli, in un centro storico “vibrante di storie, architetture e persone” che, come a Palermo, si incontrano ogni giorno in una sorta di “performance improvvisata”. Qui è la più viva attualità degli scorsi decenni a fare da padrona: Giovanni Falcone, i morti ammazzati e gli interni popolari, sguardi intensi, smarriti, determinati o ignari, nei suoi bianchi e neri rigorosi, eppure straordinariamente comunicativi. Come riusciva ad arrivare sempre presto e a catturare proprio quell’attimo? È una domanda che non ci abbandona (Letizia Battaglia, visitabile fino all’8 marzo).
• Inge Morath – La vita. La fotografia. Fino al 19 gennaio al Museo di Roma in Trastevere
Prima donna a far parte della leggendaria agenzia Magnum Photos, Inge Morath ha percorso il mondo da Venezia alla Cina, dalla Spagna all’Iran e all’Unione Sovietica, traducendo la realtà in immagini intense e personali. “Fotografare è un fenomeno strano”, diceva, “ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”. Viaggi, popoli e luoghi lontani si affiancano ai ritratti intimi e originali in cui la reporter austriaca ha fissato l’immagine di personaggi come Picasso, Neruda, Stravinsky o Marilyn, che la Morath sostituì nel cuore del marito Arthur Miller. E poi ci sono gli strani “ritratti mascherati”, esperimento d’avanguardia nato negli anni Sessanta dalla collaborazione con il fumettista americano Saul Stenberg. L’apprendistato con il grande maestro Henri Cartier-Bresson e l’amicizia con Robert Capa sono influenze che si fanno sentire. Ma i 170 scatti in mostra ci parlano soprattutto dello sguardo curioso e singolare di una viaggiatrice colta, poliglotta, coraggiosa, che ha fatto della fotografia non solo un lavoro, ma una fetta fondamentale della propria esperienza di vita.
• Tina Modotti. Opere dalla Galerie Bilderwelt. Fino al 6 gennaio a Trani (BA), Palazzo delle Arti Beltrani
Dalla collezione berlinese di Reinhard Schultz, 50 immagini rievocano il mito di Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria dalla vita avventurosa. All’inizio del Novecento, quando la Modotti si avvicinò all’uso della camera con la guida di uno zio, la fotografia era davvero un’attività inusuale per una donna. Ma anche in tutto il resto la figura di Tina non ha nulla di comune: nata a Udine da una famiglia povera e socialista, approderà presto a Hollywood dove la sua bellezza la trasformerà in una stella esotica e sensuale, troverà la sua patria nel Messico rivoluzionario. Nel clima effervescente di quegli anni mescolerà lavoro e passioni, incrociando compagni di viaggio come Frida Kahlo, Robert Capa, Ernest Hemingway e Jon Dos Passos. Considerata “uno dei più grandi fotografi di inizio secolo”, ritrae la strada e le persone con onestà e una bravura sorprendente, che mette a servizio del suo impegno sociale. “Mi considero una fotografa e niente di più” dice, attribuendo il successo proprio alla mancanza di ambizioni artistiche che riteneva estranee alla pratica dell’obiettivo. I suoi scatti saranno presto protagonisti anche al Mudec nella mostra Tina Modotti e il Messico a Milano.
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