La catarsi del tempo

@LaPresse | Anna Negri
 

27/04/2009

Confrontarsi con un’autobiografia è sempre un evento complesso, sia per l’autore che per il lettore. Il primo deve possedere un sensibilità tale da non farlo scadere nell’auto-esaltazione; il secondo deve ricordarsi che quella che sta leggendo, è sempre e comunque un’opera letteraria e come tale va trattata, così da evitare facili mitizzazioni.

Nel caso dell’autobiografia di Anna Negri, “Con un piede impigliato nella storia”, appena uscita per la Feltrinelli, il problema è ancora più complicato, perché il periodo che viene descritto rimane una delle questioni irrisolte della storia contemporanea italiana. Il libro narra dell’adolescenza della giovane Anna, figlia del famoso Toni Negri. Racconta gli anni di piombo attraverso gli occhi di una bambina che, da sempre coinvolta in prima persona nella temperie rivoluzionaria di quegli anni, soffre per la distanza di un padre che è allo stesso tempo ossessiva presenza.

Sì perché, come ha dichiarato la stessa autrice alla presentazione del libro, quest’opera è nata per liberarsi dello spettro del padre che perennemente l’ha accompagnata nella sua vita. Era facile immaginare che un nome così importante sarebbe sempre stato associato alla giovane Anna che dal maggio ’77, con la prima irruzione delle forze dell’ordine in casa, viene gettata suo malgrado a capofitto nella storia. E’ proprio questo il messaggio che emerge dalla lettura: i figli portano sulle spalle le vite dei genitori (ma forse solo le loro colpe) e con queste, prima o poi, devono confrontarsi.

Fiorisce così una riflessione che ha per tema centrale la Storia, il suo avanzare incessante e non curante delle emozioni umane, il difficile equilibrio tra privato e pubblico, tra movimenti di massa, rivoluzionari e movimenti individuali, interni, ma non meno rivoluzionari. Soprattutto emerge un’accusa che la figlia Anna lancia al padre Toni, in un movimento che ha molto del catartico, ma forse poco dell’originale. Potremmo riassumere così tale biasimo: suo padre era stato molto attento alle istanze sociali, alle richieste di rinnovamento e rivoluzione, ma poco alle istanze familiari, alle richieste di affetto e cura dei suoi figli. Ci preme sottolineare che in tutto ciò non c’è del risentimento, quanto piuttosto l’accettazione di un ruolo che spesso non era neanche voluto, ma imposto dalla stampa, dai media, dalla società in genere.

Così Anna racconta i gioiosi anni che la vedevano presente ai festival di Re Nudo ed alle riunioni politiche in casa,  trasformatisi poi in anni di angoscia e dolore quando il padre viene incarcerato e passa da un penitenziario di massima sicurezza ad un altro. In ogni caso quegli anni sono ormai solo un ricordo, anche se vivido, tanto che Anna Negri ha frequentato scuole d’eccellenza di mezza Europa ed è ormai un’affermata regista.

Rimane comunque in lei uno spietato rimprovero che la porta a concludere quest’opera, a metà tra l’autobiografia ed il romanzo di formazione, con la frase: “E allora ti accorgi che quando si tratta di figli non ci sono vittime o carnefici, siamo stati tutti bambini traumatizzati da una Storia che non ci apparteneva e che non  abbiamo scelto”.

Titolo: Con un piede impigliato nella storia
Autore: Anna Negri
Editore: Feltrinelli
Collana: Varia
Prezzo: € 17,00


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