Alla Villa Reale dal 18 Febbraio
L'invenzione della pittura en plein air. I Macchiaioli e i pittori di Barbizon si incontrano a Monza
Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1868. Olio su cartone. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
Francesca Grego
08/02/2023
Audaci, antiaccademici, rivoluzionari, i Macchiaioli hanno cambiato il volto della pittura instaurando, già prima degli Impressionisti, un nuovo rapporto con la luce e con la realtà. Dal 18 febbraio al 21 maggio i loro quadri torneranno a deliziare l’occhio all’Orangerie della Villa Reale di Monza, accanto ai dipinti dei colleghi francesi. Con una galleria di 90 dipinti, I Macchiaioli e l’invenzione del Plein air tra Francia e Italia si presenta come una passeggiata nella storia alla scoperta delle innovazioni introdotte dal movimento della macchia nella pittura europea di fine Ottocento.
Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani sono tra i protagonisti di questa avventura, che scopriremo a confronto con i pittori della scuola di Barbizon, da Camille Corot a Charles-François Daubigny, da Constant Troyon a Théodore Rousseau, attraverso esclusivi prestiti da collezioni private e da importanti musei italiani.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
“La mostra”, spiega la curatrice Simona Bartolena, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane. Mediante approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, lo spettatore scoprirà la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Telemaco Signorini, La strada di Combs la Ville. Olio su cartone. Collezione privata I Courtesy Enrico Gallerie d'Arte, Milano
Il percorso della mostra sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai Macchiaioli, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano la recente epopea del Risorgimento.
Raffaello Sernesi, Punta Righini, Castiglioncello. Olio su tavola. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, tutto questo non sarebbe stato possibile: l’esposizione alla Villa Reale si apre dunque con le esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da un viaggio a Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici macchiaioli del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
Charles-Francois Daubigny, Cour la ferme avec paysannes et poules picorantes. Olio su tela. Collezione privata
La rivoluzione della macchia brucia le tappe e si consuma rapidamente: il gruppo inizierà a sfaldarsi già negli anni Sessanta dell’Ottocento e i suoi principali protagonisti prenderanno strade diverse. Che cosa rimane alla pittura italiana di questa esperienza? L’itinerario della mostra si conclude con una sezione dedicata all’eredità dei Macchiaioli, tra i giovani artisti che ne hanno seguito le orme e l'evoluzione dei maestri rappresentata da capolavori come Il corsetto rosso di Lega, Pioggia a Settignano di Signorini e Campagna romana di Fattori.
Telemaco Signorini, Pioggia a Settignano, 1887. Olio su tavola. Collezione privata
Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani sono tra i protagonisti di questa avventura, che scopriremo a confronto con i pittori della scuola di Barbizon, da Camille Corot a Charles-François Daubigny, da Constant Troyon a Théodore Rousseau, attraverso esclusivi prestiti da collezioni private e da importanti musei italiani.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
“La mostra”, spiega la curatrice Simona Bartolena, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane. Mediante approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, lo spettatore scoprirà la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Telemaco Signorini, La strada di Combs la Ville. Olio su cartone. Collezione privata I Courtesy Enrico Gallerie d'Arte, Milano
Il percorso della mostra sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai Macchiaioli, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano la recente epopea del Risorgimento.
Raffaello Sernesi, Punta Righini, Castiglioncello. Olio su tavola. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, tutto questo non sarebbe stato possibile: l’esposizione alla Villa Reale si apre dunque con le esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da un viaggio a Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici macchiaioli del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
Charles-Francois Daubigny, Cour la ferme avec paysannes et poules picorantes. Olio su tela. Collezione privata
La rivoluzione della macchia brucia le tappe e si consuma rapidamente: il gruppo inizierà a sfaldarsi già negli anni Sessanta dell’Ottocento e i suoi principali protagonisti prenderanno strade diverse. Che cosa rimane alla pittura italiana di questa esperienza? L’itinerario della mostra si conclude con una sezione dedicata all’eredità dei Macchiaioli, tra i giovani artisti che ne hanno seguito le orme e l'evoluzione dei maestri rappresentata da capolavori come Il corsetto rosso di Lega, Pioggia a Settignano di Signorini e Campagna romana di Fattori.
Telemaco Signorini, Pioggia a Settignano, 1887. Olio su tavola. Collezione privata
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