Il messaggio simbolico

Venere e Amore
 

27/03/2001

Dietro a qualsiasi quadro, immagine si nasconde sempre un significato altro, una suggestione. L’aspetto più intrigante del dipinto di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio è dato dal fitto tessuto di significati simbolici che avvolge la morbida nudità della Venere. Cupido, il fanciullo alato munito di arco e frecce, che accende l’amore e governa gli istinti degli uomini e degli dei, era un motivo già presente nell’arte ellenistica e romana. Figlio di Venere, è generalmente rappresentato con aspetto infantile a significare il comportamento irrazionale degli amanti. Le ali indicano l’instabilità delle relazioni amorose e le frecce le ferite inferte dall’innamoramento. Il tema del dipinto risale a Michelangelo e sviluppa il rapporto tra Venere e Cupido. Venere seduce il fanciullo privandolo in parte del suo potere: nel momento in cui Cupido cede al bacio, Venere gli sfila di nascosto le frecce, disarmandolo e con la mano destra sembra quasi indicare l’altare dove il vaso, l’arco, le maschere e un giovane sono presagio di sventure. Il vaso nero ricorda un’urna cineraria, l’arco e le frecce simboleggiano le ferite che infligge l’amore, mentre le rose rosse sono tradizionale attributo della dea, tutte allusioni queste che rimandano alla transitorietà del sentimento amoroso. La figura del giovane che giace all’interno dell’altare potrebbe avere un duplice significato: quello della vittima sacrificata all’amore e quello dell’idolo caduto ad enfatizzare la rivoluzione distruttiva dei valori apportata dalla passione. Le due maschere, una dai tratti giovanili l’altra dalla sembianze senili e satiresche, poste sull’altare svolgono un ruolo principale nella trama simbolica del dipinto: esse si rivelano come apparenze fallaci e falsità. Il tema reale del dipinto di Michele Ridolfo è quindi Venere che seduce Cupido disarmandolo. Appare salda la connotazione morale negativa dell’episodio: l’amore sensuale è ambiguità, apparenza fallace e transitoria, il senso intimo dell’immagine è quindi un monito contro l’amore fisico e non orientato platonicamente.