I reperti in mostra

Egitto, terra del Nilo
 

25/07/2002

"La mostra di San Benedetto nasce nell’ambito di una cattedra universitaria e dunque dà luce agli esiti più recenti della ricerca scientifica" afferma Giuseppina Capriotti Vittozzi, curatrice dell'evento. Tra le opere di maggiore interesse si segnala il singolare caso di due rilievi, di epoca diversa, i cui frammenti sono conservati a Firenze e a Strasburgo e per la prima volta sono stati congiunti. Si tratta di un’iscrizione riguardante un periodo piuttosto oscuro e poco conosciuto della storia egizia (fine del III millennio a.C.). Di recente H. G. Fischer, uno studioso americano, si è accorto che i due frammenti, uno a Firenze e l’altro a Strasburgo, “attaccano”. La lettura congiunta dei due pezzi ci ha raccontato delle novità in ambito storico. Ma le sorprese non finiscono. "Al Museo di Firenze" continua Giuseppina Capriotti Vittozzi "si conserva una lastra scolpita che è stata trovata nell’opera muraria di una casa colonica vicino Cremona. Il reperto è tanto più straordinario perchè appartiene al periodo amarniano, nel quale il faraone Akhenaten rinnovò completamente la religione e l’espressione artistica dell’Egitto (XIV sec. a. C.), epoca che gli Egizi vollero cancellare dalla memoria e solo relativamente tardi gli egittologi hanno riscoperto. Di recente uno studioso dell’Università di Strasburgo, si è accorto che un frammento conservato nel museo appartiene allo stesso rilievo di quello fiorentino: anche in questo caso abbiamo dunque un inedito ricongiungimento". Numerosi gli oggetti della mostra: una pregevolissima statua di faraone del Museo di Napoli, attribuita per tanto tempo ad un anonimo re del periodo tardo e solo di recente riconosciuta come Thutmosi III, una statua che apparteneva al programma decorativo della Sala delle Feste di Karnak e va collocata vicino ad altre ben più famose al British Museum e al Cairo. C’è poi una testa di mummia del Museo di Firenze: di recente è stata sottoposta a indagini e dall’Università di Pisa è stato prestato un video che propone la ricostruzione virtuale del viso di questo antico egizio. Infine il leone del Gebel Barkal che “ruggisce” ora al Palacongressi di San Benedetto: si tratta di un calco, ma preziosissimo anch’esso, perchè l’originale si trova in Sudan. Si tratta di una scultura di grandi proporzioni, che nei tratti essenziali esprime una rude potenza: il leone, insieme ad un compagno, stava a guardia della rampa d’accesso del palazzo di re Natakamani, contemporaneo di Augusto, che grazie al lavoro della missione archeologica della Cattedra di Egittologia dell’Università di Roma “La Sapienza” emerge dalle sabbie del deserto sudanese.

 
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