GUERRIERO DELLA COMUNICAZIONE
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Oliviero Toscani
04/12/2000
Lei dice che molte imprese fanno una comunicazione banale. I pubblicitari sostengono invece di rappresentare i desideri del pubblico...
”Il desiderio di qualcosa che non hai è frustrazione e questo è il fondamento dell’industria del consumo”
Se devo pensare a due immagini che lei ha realizzato mi vengono in mente due campagne pubblicitarie. Una degli anni ’70. Un culo sbattuto dentro un paio di hot pants recitava ”Chi mi ama mi segua”. Più di recente penso alla campagna Benetton contro la pena di morte, con la serie di foto dei condannati. Esiste un trait-d’union ?
”Il sesso è informazione. Come la barbarie della pena di morte è informazione. Il problema è che su certe informazioni abbiamo dei problemi. Il problema è nostro. Non siamo civili. Di fronte a certe immagini chiudiamo gli occhi e pensiamo che non esista più il problema. Alla fine mi sono accorto che la realtà è l’immagine. Non viviamo più la realtà. E’ tutto falso. Non esiste una natura. Così come non esiste più una realtà. La realtà è solo una rappresentazione. Io l’ho capito ormai 30 anni fa. Bisogna ragionare in termini della rappresentazione della realtà. Gesù sulla croce in sé è solo un’immaginetta, un pezzo di legno, che assume un valore nel momento in cui diviene una rappresentazione, un simbolo...”
L’intrattenimento è la finta vera vita?
”Non esite una finta vera vita. Non c’è confine tra informazione ed intrattenimento. Non c’è. Non esite la pubblicità ed il contenuto. Tutto è pubblicità, per interessi economici, politici o religiosi”
Cosa determina il gusto del pubblico, quali sono i criteri di scelta dei consumatori?
”Innanzitutto quello che ci intriga è ciò che non conosciamo, che non vorremmo vedere e che in poi andiamo a vedere. Diventeremo una società civile quando saremo in grado di guardare qualsiasi immagine senza avere dei problemi. Noi non vogliamo vedere l’immagine che non riusciamo a spiegare ai nostri figli e a noi stessi. Però visto che l’essere umano è curioso vorremmo sapere, anche se poi non vogliamo, vorremmo ma non vogliamo. C’è paura. Tutti noi cerchiamo il consenso, vogliamo appartenere al gruppo. Non appartenere al gruppo fa paura. Il gruppo è un riferimento. Il branco ti protegge. E questa è anche la ragiore per cui nascono le icone. Che poi sono dei talismani che servono a proteggerci dalle intemperie della vita. Il tentativo di abbattere le icone è un atto di controcultura, di coraggio”
Nell’atto di disvelamento, qual è il confine tra cronaca, moralismo da una parte e controinformazione o controcultura dall’altro?
”Non si può essere così categorici. Controcultura non è un parametro assoluto. Siamo diversi l’uno dall’altro, e saremo sempre più diversi in futuro. Facciamo in realtà una grande fatica a voler essere uguali, perché così si pensa che vivere sia meno difficile. Questo è il presupposto su cui si fonda il conformismo dei prodotti, dei consumi, che ha reso indispensabili milioni di cose inutili”
Cos’è il culto dell’immagine?
”Non so cosa sia. Il culto, in realtà, è della vita. L’immagine è la realtà. Prendiamo ad esempio il caso di Lady D. Il problema era la foto di lei che moriva. Quella morte reale non si doveva vedere. Se si scriveva andava bene, ma la foto no. Far vedere la foto faceva troppo male”
Cos’è l’oscenità?
”E’ la nostra incapacità di spiegare una immagine”
La sottrazione crea desiderio?
”Forse, il problema non è nelle cose in sé ma nell’uso che se ne fa. Questo vale per tutto, anche per la bomba atomica”
Quand’è l’ultima volta che si è meravigliato di qualcosa?
”Io mi meraviglio costantemente, di cose semplici, quando ho un orgasmo ad esempio. Io posso guardare la rappresentazione di qualsiasi cosa, ma non posso guardare la realtà di tante cose”
Cosa manca all’industria dei media?
”Nulla. Ha tutto. A me non interessa. Non so cosa accada. Leggo un po’ i quotidiani. Non è snobismo. Tanto anche se non si ha la televisione in realtà la si vede comunque, a sufficienza per sapere cosa accade. Neppure il cinema mi interessa, è sempre la stessa storia: io ti amo, tu non mi ami e perciò ti uccido. Per fare il mio lavoro devo essere libero da tutto questo..”
La controinformazione è uguale a trasgressione ?
”L’arte contemporanea è basata sulla trasgressione, sulla provocazione. Siamo così integrati, impegnati a essere tutti uguali che la provocazione è l’unica possibilità di aprire un varco al dubbio. L’arte propone l’incertezza, propone un dubbio, un’altra verità. Vorrei fare una statua: una madre che ha in braccio un figlio morto. Cosa c’è di più straziante de ”La Pietà”? Michelangelo ha scolpito una cosa vera andando dritto alla sensibilità umana. Oggi non abbiamo nessun coraggio. Ah..i manager del marketing..vorrei che qualcuno mi spiegasse cos’è il marketing. Nessuno mi ha mai spiegato cos’è il marketing. Secondo me non esiste, è una balla. Alla Haward Business School di Boston vogliono filmare un’intervista sul tema della mia repulsione al marketing”
Se dovesse scegliere un immagine per rappresentare Oliviero Toscani, lei quale sceglierebbe ?
”La foto della mia carta di identità. Quella è la foto più rappresentativa per tutti noi, per vedere la nostra anima. Questo è il motivo per cui a nessuno di noi piace...”
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