A vele spiegate nel nuovo millennio

Foto di Luca Muscarà |
La chiesa "Dives in Misericordia" a Roma, Tor Tre Teste
21/11/2003
E’ stato inaugurato l’ultimo maestoso capolavoro di Richard Meier, architetto americano di fama internazionale: la nuova chiesa Dives in Misericordia del quartiere romano Tor Tre Teste, dedicata a ”Dio Padre Misericordioso”. La chiesa rientra nel vasto progetto delle 50 nuove chiese romane per il Giubileo. Il complesso è stato completato in ritardo rispetto al 2000, ma in tempo per celebrare il 25º pontificato di Giovanni Paolo II. Il Cardinale vicario Camillo Ruini ha inaugurato la neonata parrocchia durante la celebrazione solenne dello scorso 26 ottobre, alla presenza di molte autorità, tra cui il Sindaco Veltroni. La costruzione della chiesa giubilare, iniziata nel 1998, ha richiesto un investimento di 7 miliardi di vecchie lire, più il contributo di una ventina di sponsor.
Il celebre architetto, cui sono state riconosciute le massime onorificenze mondiali in campo architettonico, ha vinto nel 1996 il concorso internazionale indetto dal Vaticano. Tra i suoi progetti più famosi, il Getty center di Los Angeles, l’High Museum di Atlanta, il Barcelona Museum of Contemporary Art, il Canal Plus Television Head quarters a Parigi.
Molto è stato scritto sulla spettacolarità della titanica e originalissima costruzione, e molto ancora i manuali e le riviste di architettura di tutto il mondo avranno da esaminare, descrivere, scoprire. L’elemento più distintivo della chiesa sono le imponenti tre vele di grandezza crescente, di 12 tonnellate ciascuna. ”Le vele bianche ci condurranno verso un nuovo mondo” ha affermato Meier. Simbolicamente, la chiesa è una grande barca, che rappresenta l’ingresso della Chiesa nel terzo millennio.
Oltre che per l’elevato valore artistico, il lavoro si distingue per il profondo contenuto culturale. Meier, definito ”l’architetto della luce”, ha cercato di coniugare bellezza e dimensione del sacro, tendendo alla concretizzazione della divinità attraverso la definizione dello spazio liturgico. La luce, le forme, lo spazio si fanno espressione della spiritualità. La luce dall’alto, la trasparenza del vetro, il candore dei marmi, gli interni disadorni avvolgono il fedele in un’atmosfera quasi mistica.
Le dinamiche volumetriche sfruttano il rapporto trasparente/opaco: il cemento delle vele si alterna alla leggerezza e alla trasparenza del vetro, creando un suggestivo gioco di luci, che varia a seconda del tempo e delle stagioni. Le vele danno alla struttura un fluttuante senso di movimento.
L’architetto Macoratti, commentando l’esito del progetto, ha evidenziato come la struttura susciti sentimenti contrastanti. All’interno, guardando verso l’alto, non si avverte lo spessore del cemento, che ”così modellato, si torce come un foglio di carta sotto l’azione del vento”. All’esterno, si avverte una forza che spinge dal basso ”per concludersi, senza riuscirci, in sommità”, e nel contempo si subisce l’effetto di muro impenetrabile, che protegge l’ambiente sacro.
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