Verso il ritorno della Vittoria Alata, la leggendaria icona della città
Incancellabile Vittoria: un dono per Brescia da Emilio Isgrò
Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria, 2020. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Foto Alessandra Chemollo
Francesca Grego
27/10/2020
Brescia - Da lontano è il profilo di un angelo dalle braccia aperte, rosso fiammante su fondo nero. Avvicinandoci iniziamo a distinguere le cosiddette cancellature, marchio di fabbrica di uno degli artisti più originali del Novecento italiano. Che cosa c’è dietro l’Incancellabile Vittoria, la monumentale installazione che il maestro Emilio Isgrò ha appena donato alla città di Brescia? Prima di tutto, il desiderio di congiungere due luoghi e due momenti lontani nel tempo: la stazione, nodo nevralgico della città contemporanea, per la quale l’opera di Isgrò è stata concepita, e il Capitolium romano, dove tra poco meno di un mese tornerà a trionfante la statua della Vittoria Alata, simbolo di Brescia.
Già, perché la sagoma rossa che l’artista siciliano ha delineato su 303 pannelli di fibrocemento fresati è la gemella del leggendario bronzo rinvenuto nel sottosuolo del Capitolium alla vigilia dei moti risorgimentali. Da oggi, arrivando in città con il treno e dirigendoci verso la stazione della metropolitana, saremo accolti dall’abbraccio di una storia antica che guarda al futuro. Lo dicono anche le cancellature di Isgrò, applicate sui versi del libro I dell’Eneide, il racconto fondativo della civiltà romana. Cancellare per costruire, dunque, in linea con la visione dell’antico che anima le istituzioni culturali bresciane in un progetto di ampio respiro: valorizzare e risemantizzare la ricca archeologia cittadina non come mera testimonianza del passato, ma come un patrimonio fche ha un significato profondo per l’identità locale, italiana ed europea.
La Vittoria Alata di Brescia, Bronzo, 250 a.C., Museo Santa Gulia | Courtesy © Turismo Brescia
Intorno all’importante restauro della Vittoria Alata è infatti cresciuto un denso programma di eventi che l’arrivo della pandemia ha soltanto rallentato. Dalla mostra-tributo all’architetto Juan Navarro Baldeweg, che ha disegnato un nuovo scenografico allestimento per la scultura, agli appuntamenti del 2021 con la grande fotografia di Alfred Seiland e con le provocazioni contemporanee di Francesco Vezzoli, Brescia Musei prepara il rilancio dell’area archeologica di Brixia romana, tra le più estese dell’Italia settentrionale.
Il ritorno della Vittoria sul Capitolium, il colle sacro dei padri, è atteso per il 20 novembre. Poi Brescia prenderà il volo sulle ali della sua icona: la mostra Vittoria, il lungo viaggio del mito spiegherà come questo simbolo antico si sia trasformato nei secoli alimentando una leggenda che ebbe grande fortuna nel Rinascimento. Scopriremo come una statua ricercata in tutta Europa sia arrivata a Brescia e perché fosse così importante per i patrioti italiani, che la riportarono alla luce a proprie spese, contro la volontà degli austriaci.
Rendering dell'allestimento della mostra Juan Navarro Baldeweg. Architettura, scultura, pittura con la Vittoria Alata | Courtesy Brescia Musei
Se la Vittoria Alata unisce idealmente l’Impero Romano e il Risorgimento, la sua gemella contemporanea sembra sapere che, a dispetto della congiuntura non proprio favorevole, la Leonessa d’Italia è tornata a ruggire. “Qualcuno mi ha chiesto che senso ha occuparsi di arte adesso”, ha raccontato il sindaco Emilio Del Bono durante la presentazione di questa mattina: “Io credo che è proprio in momenti come questo che la cultura diventa vitale, perché è alla base del nostro essere comunità”.
Dello stesso avviso Emilio Isgrò, che già alla fine degli anni Settanta ha trovato a Brescia un attento pubblico di collezionisti. “L’arte è uno strumento per capire la realtà, per guardare oltre e più in alto superando le difficoltà. Non è una religione, ma le somiglia perché rende più forte quella parte dell’uomo non legata a bisogni prettamente materiali”, ha spiegato l’artista. “Questo progetto ha innescato una sorta di corto circuito di affetti. Ecco perché dico che l’Incancellabile Vittoria non l’ho fatta io, l’ha fatta Brescia. C’è in lei qualcosa che manca a molta arte contemporanea, ed è l’appartenenza”, ha proseguito Isgrò.
Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria, 2020. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Foto Alessandra Chemollo
Evocazione di un insolito connubio tra creazione artistica, tradizione siderurgica locale e tecnologie digitali avanzate, l’Incancellabile Vittoria farà ora compagnia alle installazioni di Marcello Maloberti e Patrick Tuttofuoco che da qualche anno animano la fermata metro “Stazione FS”, sulla scia del consolidato matrimonio tra arte e metropolitana che ha trovato esempi nella Mosca sovietica e nella New York di Keith Haring, per arrivare alle più recenti installazioni di Napoli, Vienna, Stoccolma, Lisbona.
“La realizzazione dell’opera monumentale Incancellabile Vittoria è un segno incredibilmente antico e pazzescamente contemporaneo al tempo stesso”, ha detto ad ARTE.it Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei: “Da un lato la stazione della metropolitana FS di Brescia si trasforma in un’enorme caverna moderna, nella quale un uomo per certi versi preistorico che riesce ancora a lasciarsi stupire da ciò che lo circonda ha tradotto l’immagine della Vittoria Alata in una pittura o in un’incisione rupestre. Dopo averla guardata per qualche secondo, si dimentica che quest’opera è l’effigie della nostra Vittoria di bronzo, che invece rimane intoccata in Capitolium, e diventa la silhouette di una donna o di un angelo. Come sappiamo, nella scultura originale le braccia reggevano probabilmente uno scudo. Qui lo scudo non c’è, ma c’è lo spazio per un abbraccio simbolicamente rivolto a chi arriva a Brescia. L’Incancellabile Vittoria si trova infatti proprio nel punto di arrivo in città, una città accessibile e accogliente nei confronti del diverso. Questo è a mio parere il grande messaggio di quest’opera”.
Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria, 2020. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Foto Alessandra Chemollo
Curata da Marco Bazzini, l'iniziativa è stata promossa e sostenuta da Fondazione Brescia Musei e dal Comune di Brescia, con il contributo di Brescia Mobilità e Metro Brescia , il coordinamento artistico dell'Archivio Emilio Isgrò, il supporto di The FabLab Milano e il sostegno di Fondo Romeda per l'arte contemporanea.
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Già, perché la sagoma rossa che l’artista siciliano ha delineato su 303 pannelli di fibrocemento fresati è la gemella del leggendario bronzo rinvenuto nel sottosuolo del Capitolium alla vigilia dei moti risorgimentali. Da oggi, arrivando in città con il treno e dirigendoci verso la stazione della metropolitana, saremo accolti dall’abbraccio di una storia antica che guarda al futuro. Lo dicono anche le cancellature di Isgrò, applicate sui versi del libro I dell’Eneide, il racconto fondativo della civiltà romana. Cancellare per costruire, dunque, in linea con la visione dell’antico che anima le istituzioni culturali bresciane in un progetto di ampio respiro: valorizzare e risemantizzare la ricca archeologia cittadina non come mera testimonianza del passato, ma come un patrimonio fche ha un significato profondo per l’identità locale, italiana ed europea.
La Vittoria Alata di Brescia, Bronzo, 250 a.C., Museo Santa Gulia | Courtesy © Turismo Brescia
Intorno all’importante restauro della Vittoria Alata è infatti cresciuto un denso programma di eventi che l’arrivo della pandemia ha soltanto rallentato. Dalla mostra-tributo all’architetto Juan Navarro Baldeweg, che ha disegnato un nuovo scenografico allestimento per la scultura, agli appuntamenti del 2021 con la grande fotografia di Alfred Seiland e con le provocazioni contemporanee di Francesco Vezzoli, Brescia Musei prepara il rilancio dell’area archeologica di Brixia romana, tra le più estese dell’Italia settentrionale.
Il ritorno della Vittoria sul Capitolium, il colle sacro dei padri, è atteso per il 20 novembre. Poi Brescia prenderà il volo sulle ali della sua icona: la mostra Vittoria, il lungo viaggio del mito spiegherà come questo simbolo antico si sia trasformato nei secoli alimentando una leggenda che ebbe grande fortuna nel Rinascimento. Scopriremo come una statua ricercata in tutta Europa sia arrivata a Brescia e perché fosse così importante per i patrioti italiani, che la riportarono alla luce a proprie spese, contro la volontà degli austriaci.
Rendering dell'allestimento della mostra Juan Navarro Baldeweg. Architettura, scultura, pittura con la Vittoria Alata | Courtesy Brescia Musei
Se la Vittoria Alata unisce idealmente l’Impero Romano e il Risorgimento, la sua gemella contemporanea sembra sapere che, a dispetto della congiuntura non proprio favorevole, la Leonessa d’Italia è tornata a ruggire. “Qualcuno mi ha chiesto che senso ha occuparsi di arte adesso”, ha raccontato il sindaco Emilio Del Bono durante la presentazione di questa mattina: “Io credo che è proprio in momenti come questo che la cultura diventa vitale, perché è alla base del nostro essere comunità”.
Dello stesso avviso Emilio Isgrò, che già alla fine degli anni Settanta ha trovato a Brescia un attento pubblico di collezionisti. “L’arte è uno strumento per capire la realtà, per guardare oltre e più in alto superando le difficoltà. Non è una religione, ma le somiglia perché rende più forte quella parte dell’uomo non legata a bisogni prettamente materiali”, ha spiegato l’artista. “Questo progetto ha innescato una sorta di corto circuito di affetti. Ecco perché dico che l’Incancellabile Vittoria non l’ho fatta io, l’ha fatta Brescia. C’è in lei qualcosa che manca a molta arte contemporanea, ed è l’appartenenza”, ha proseguito Isgrò.
Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria, 2020. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Foto Alessandra Chemollo
Evocazione di un insolito connubio tra creazione artistica, tradizione siderurgica locale e tecnologie digitali avanzate, l’Incancellabile Vittoria farà ora compagnia alle installazioni di Marcello Maloberti e Patrick Tuttofuoco che da qualche anno animano la fermata metro “Stazione FS”, sulla scia del consolidato matrimonio tra arte e metropolitana che ha trovato esempi nella Mosca sovietica e nella New York di Keith Haring, per arrivare alle più recenti installazioni di Napoli, Vienna, Stoccolma, Lisbona.
“La realizzazione dell’opera monumentale Incancellabile Vittoria è un segno incredibilmente antico e pazzescamente contemporaneo al tempo stesso”, ha detto ad ARTE.it Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei: “Da un lato la stazione della metropolitana FS di Brescia si trasforma in un’enorme caverna moderna, nella quale un uomo per certi versi preistorico che riesce ancora a lasciarsi stupire da ciò che lo circonda ha tradotto l’immagine della Vittoria Alata in una pittura o in un’incisione rupestre. Dopo averla guardata per qualche secondo, si dimentica che quest’opera è l’effigie della nostra Vittoria di bronzo, che invece rimane intoccata in Capitolium, e diventa la silhouette di una donna o di un angelo. Come sappiamo, nella scultura originale le braccia reggevano probabilmente uno scudo. Qui lo scudo non c’è, ma c’è lo spazio per un abbraccio simbolicamente rivolto a chi arriva a Brescia. L’Incancellabile Vittoria si trova infatti proprio nel punto di arrivo in città, una città accessibile e accogliente nei confronti del diverso. Questo è a mio parere il grande messaggio di quest’opera”.
Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria, 2020. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Foto Alessandra Chemollo
Curata da Marco Bazzini, l'iniziativa è stata promossa e sostenuta da Fondazione Brescia Musei e dal Comune di Brescia, con il contributo di Brescia Mobilità e Metro Brescia , il coordinamento artistico dell'Archivio Emilio Isgrò, il supporto di The FabLab Milano e il sostegno di Fondo Romeda per l'arte contemporanea.
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