Speciale Olanda
Al via le celebrazioni per i 100 anni di De Stijl
Il capolavoro di Piet Mondrian, Victory Boogie Woogie, è esposto nella mostra "Piet Mondrian e Bart van der Leck" al Gemeentemuseum dell'Aia. Foto di © Jenny Audring
Eleonora Zamparutti
23/02/2017
Era il 1917 e l’artista Theo van Doesburg dava alle stampe a Leiden il primo numero della rivista “De Stijl”. Un magazine che a dispetto della ridotta circolazione – solo 30 abbonati -, ha avuto il grande merito di lanciare il nuovo movimento modernista che si ispirava ai concetti sull’astrazione e sul colore elaborati dall’inteso e breve sodalizio tra Piet Mondrian e Bart van der Leck.
A 100 anni di distanza parte da L’Aia, e come una scossa elettrica si irradia in numerose città dell’Olanda, il fitto calendario di celebrazioni del movimento “De Stijl”.
Mostre, eventi, inaugurazioni di nuovi spazi museali sotto il cappello del tema comune “Da Mondrian al Dutch Design”, si susseguiranno nei mesi a venire.
Piet Mondrian, esponente di spicco del Neoplasticismo, è la star intorno alla quale ruotano le tre iniziative in programma al Gemeentemuseum dell’Aia, l’istituzione museale a cui fa capo la più grande collezione al mondo di opere dell’artista olandese che include oltre 300 lavori tra cui Victory Boogie Woogie, l’ultimo dipinto realizzato dal maestro tra il 1942 e il ’44 a New York e considerato il suo grande capolavoro.
FOTO: LE OPERE DI PIET MONDRIAN
Con la serie di nuove iniziative in programma, Bruno Tempel, direttore del Gemeentemuseum, intende dare un nuovo passo alla percezione diffusa di “De Stijl”, sottolineandone alcuni aspetti innovativi. A cominciare dal fatto che il movimento, con largo anticipo sui tempi, si era dotato di una rivista per comunicare i contenuti della nuova arte. Inoltre gli artisti che aderivano alla nuova corrente lavoravano in modo moderno, contaminando discipline e professioni. E a differenza del Bauhaus che puntava alla produzione di massa, il movimento “De Stijl” si era specializzato nella personalizzazione.
Grazie alla ricca collezione permanente di opere e a una serie di importanti prestiti ottenuti per l’occasione, il Gemeentemuseum si dà il compito di riscrivere alcune pagine della recente storia dell’arte, indagando sulle intenzioni di Mondrian e affondando la ricerca intorno alla fondazione del movimento “De Stijl”.
Il grande lavoro che oggi si mostra al pubblico deve un tributo alla lungimiranza di Louis Wijsenbeek, direttore del Geementemuseum in carica nel anni ’50 del secolo scorso, il quale era desideroso di aprire le porte ad un’arte che avesse la capacità di includere. Nell’Aia di allora, città molto divisa socialmente, l’ingresso delle opere di Mondrian nelle sale del museo – favorito dal sodalizio tra il direttore del Museo e Salomon Slijperil più grande collezionista di Mondrian dal 1919 - contribuì a rendere l’arte comunicativa.
GLI APPUNTAMENTI AL GEMEENTEMUSEM
Le celebrazioni di “De Stijl” cominciano al Gemeentemuseum con un’esposizione dedicata alla genesi della nuova arte radicale che ha cambiato per sempre i canoni estetici del mondo in cui viviamo. L’eredità della palette iconica del movimento “De Stijl” (rosso, giallo e blu) è arrivata fino ai giorni nostri, nell’architettura e nel design.
Per andare all’origine di quella intuizione che fu prima di tutto filosofica, la mostra “Piet Mondrian e Bart van der Leck. Inventing a new art” (fino al 21 maggio), a cura di Hans Janssen, apre una finestra sul breve sodalizio tra i due artisti e sull’influenza esercitata reciprocamente. Dalla selezione delle opere emerge un intenso lavoro di ricerca necessario per arrivare a definire un’espressione di massima chiarezza. Ancora oggi le opere comunicano forte dinamismo e grande luminosità.
Mondrian e van der Leck si incontrano durante la Grande Guerra nel villaggio di Laren che a quel tempo era una comunità di artisti. L’uso dei colori primari da parte di Bart van der Leck incantò Mondrian che dal canto suo era reduce da un’esperienza a Parigi ed era interessato all’elaborazione di un nuovo concetto di arte, astratta e adatta a offrire una chiave di lettura del nuovo mondo. Entrambi ebbero il grande coraggio di abbandonare definitivamente le confortevoli sponde dell’arte figurativa.
Nel 1919 il sodalizio si rompe per sempre, troppe erano le divergenze su vari temi. Mondrian decide di tornare a Parigi.
A partire dal 3 giugno la mostra “Mondrian. Una Retrospettiva” si propone di offrire un viaggio tra le grandi città che hanno accolto Mondrian e dove l’artista ha elaborato i vari stadi del suo linguaggio visivo: Amsterdam, Parigi, Londra e New York.
Alla capacità rivoluzionaria del movimento è invece dedicata la terza mostra “Architettura e interni del movimento De Stijl” che fa luce nella progettualità applicata al mondo intero: dai mobili che ci circondano alle case in cui abitiamo, fino alle città in cui viviamo. Opere e progetti di Gerrit Rietveld, Piet Zwart e Theo van Doesburg sono al centro dell’indagine.
A 100 anni di distanza parte da L’Aia, e come una scossa elettrica si irradia in numerose città dell’Olanda, il fitto calendario di celebrazioni del movimento “De Stijl”.
Mostre, eventi, inaugurazioni di nuovi spazi museali sotto il cappello del tema comune “Da Mondrian al Dutch Design”, si susseguiranno nei mesi a venire.
Piet Mondrian, esponente di spicco del Neoplasticismo, è la star intorno alla quale ruotano le tre iniziative in programma al Gemeentemuseum dell’Aia, l’istituzione museale a cui fa capo la più grande collezione al mondo di opere dell’artista olandese che include oltre 300 lavori tra cui Victory Boogie Woogie, l’ultimo dipinto realizzato dal maestro tra il 1942 e il ’44 a New York e considerato il suo grande capolavoro.
FOTO: LE OPERE DI PIET MONDRIAN
Con la serie di nuove iniziative in programma, Bruno Tempel, direttore del Gemeentemuseum, intende dare un nuovo passo alla percezione diffusa di “De Stijl”, sottolineandone alcuni aspetti innovativi. A cominciare dal fatto che il movimento, con largo anticipo sui tempi, si era dotato di una rivista per comunicare i contenuti della nuova arte. Inoltre gli artisti che aderivano alla nuova corrente lavoravano in modo moderno, contaminando discipline e professioni. E a differenza del Bauhaus che puntava alla produzione di massa, il movimento “De Stijl” si era specializzato nella personalizzazione.
Grazie alla ricca collezione permanente di opere e a una serie di importanti prestiti ottenuti per l’occasione, il Gemeentemuseum si dà il compito di riscrivere alcune pagine della recente storia dell’arte, indagando sulle intenzioni di Mondrian e affondando la ricerca intorno alla fondazione del movimento “De Stijl”.
Il grande lavoro che oggi si mostra al pubblico deve un tributo alla lungimiranza di Louis Wijsenbeek, direttore del Geementemuseum in carica nel anni ’50 del secolo scorso, il quale era desideroso di aprire le porte ad un’arte che avesse la capacità di includere. Nell’Aia di allora, città molto divisa socialmente, l’ingresso delle opere di Mondrian nelle sale del museo – favorito dal sodalizio tra il direttore del Museo e Salomon Slijperil più grande collezionista di Mondrian dal 1919 - contribuì a rendere l’arte comunicativa.
GLI APPUNTAMENTI AL GEMEENTEMUSEM
Le celebrazioni di “De Stijl” cominciano al Gemeentemuseum con un’esposizione dedicata alla genesi della nuova arte radicale che ha cambiato per sempre i canoni estetici del mondo in cui viviamo. L’eredità della palette iconica del movimento “De Stijl” (rosso, giallo e blu) è arrivata fino ai giorni nostri, nell’architettura e nel design.
Per andare all’origine di quella intuizione che fu prima di tutto filosofica, la mostra “Piet Mondrian e Bart van der Leck. Inventing a new art” (fino al 21 maggio), a cura di Hans Janssen, apre una finestra sul breve sodalizio tra i due artisti e sull’influenza esercitata reciprocamente. Dalla selezione delle opere emerge un intenso lavoro di ricerca necessario per arrivare a definire un’espressione di massima chiarezza. Ancora oggi le opere comunicano forte dinamismo e grande luminosità.
Mondrian e van der Leck si incontrano durante la Grande Guerra nel villaggio di Laren che a quel tempo era una comunità di artisti. L’uso dei colori primari da parte di Bart van der Leck incantò Mondrian che dal canto suo era reduce da un’esperienza a Parigi ed era interessato all’elaborazione di un nuovo concetto di arte, astratta e adatta a offrire una chiave di lettura del nuovo mondo. Entrambi ebbero il grande coraggio di abbandonare definitivamente le confortevoli sponde dell’arte figurativa.
Nel 1919 il sodalizio si rompe per sempre, troppe erano le divergenze su vari temi. Mondrian decide di tornare a Parigi.
A partire dal 3 giugno la mostra “Mondrian. Una Retrospettiva” si propone di offrire un viaggio tra le grandi città che hanno accolto Mondrian e dove l’artista ha elaborato i vari stadi del suo linguaggio visivo: Amsterdam, Parigi, Londra e New York.
Alla capacità rivoluzionaria del movimento è invece dedicata la terza mostra “Architettura e interni del movimento De Stijl” che fa luce nella progettualità applicata al mondo intero: dai mobili che ci circondano alle case in cui abitiamo, fino alle città in cui viviamo. Opere e progetti di Gerrit Rietveld, Piet Zwart e Theo van Doesburg sono al centro dell’indagine.
Notizie
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Bart Van Der Leck e Helene Kröller-Müller
LEGENDA:
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