Villa d'Este
Tivoli, Piazza Trento 5
- Dove: Tivoli, Piazza Trento 5
- Indirizzo: Piazza Trento 5
- E-Mail: info@villadestetivoli.info
- Telefono: +39 0774 332920
- E-Mail prenotazioni: villadestetivoli@teleart.org
- Telefono prenotazioni: 199.766.166
- Apertura: Gennaio 8:30-16
Febbraio 8:30-16:30
Marzo 8:30-17:15
aprile 8:30-18:30
Maggio 8:30-18:45
Giugno 8:30-18:45
Luglio 8:30-18:45
agosto 8:30-18:45
Settembre 8:30-18:15
ottobre 8:30-17:30
novembre 8:30-16
dicembre 8:30-16
chiuso tutti i lunedì e il 1° Gennaio, il 1° maggio e il 25 dicembre. Se il lunedì è giorno festivo, il monumento è aperto al pubblico e la chiusura settimanale viene posticipata al primo giorno feriale successivo. - Costo: intero € 8, ridotto € 4 (cittadini dell’unione europea di età compresa tra i 18 e il 25 anni nonché i docenti con incarico a tempo indeterminato delle scuole statali previa presentazione per tutti di un documento valido di riconoscimento).
Gratuito tutti i cittadini al di sotto dei 18 anni previa presentazione del documento di riconoscimento.
Libero ingresso la prima domenica di ogni mese
dal 15 giugno al 30 ottobre 2016, in concomitanza della mostra "i voli dell'ariosto. L'orlando furioso e le sua arti" il costo del biglietto sarà 11€ (intero) e 5,50€ (ridotto) - Trasporti: in automobile: autostrada a24, uscita Tivoli;
in treno: Linea Roma-Pescara, Stazione Tivoli;
in pullman: Linea cotral Roma-Tivoli (capolinea di Roma: fermata metro Ponte Mammolo; fermata di Tivoli: Largo nazioni unite).
DESCRIZIONE:
La villa fu costruita su disposizione del cardinale Ippolito II d'Este, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, su un sito che già in passato era stato sede di una villa romana. Il progetto di Pirro Ligorio fu realizzato da un numero impressionante di artisti e artigiani ma le alterne fortune curiali del committente rallentarono i lavori insieme a complicazioni tecniche e burocratiche, e il cardinale riuscì pertanto a godersi la villa solo per qualche mese prima di morire nel 1572.
In qualità di proprietari della villa, a Ippolito II succedettero il nipote Luigi (fino al 1586) e Alessandro (fino al 1624) che introdusse diverse innovazioni decorative. Anche il cardinale Rinaldo d'Este (1641-1672), lasciò un segno decisivo quando chiese a Gian Lorenzo Bernini di realizzare la poetica fontana del Bicchierone e la cascata della fontana dell'Organo.
Successivamente arrivarono gli Asburgo e il complesso andò in malora. Fu su iniziativa del cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst che, a metà dell’Ottocento, la villa tornò al centro di intense attività mondane. Ultimo proprietario privato della villa fu l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono dell'Impero austro-ungarico che avrebbe voluto disfarsene, ma prima di riuscirci finì assassinato a Sarajevo il 28 giugno1914. Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, la villa divenne proprietà dello Stato Italiano che avviò un radicale restauro, ripristinandola integralmente e aprendola al pubblico. Altri interventi si resero necessari nel secondo dopoguerra a causa dei danni provocati da un bombardamento.
Gli interni vantano un apparato decorativo di grande interesse, ma il vero gioiello è il giardino, che dalla facciata posteriore della villa parte ad articolarsi in terrazze e pendii raccordati secondo uno schema architettonico poggiato abilmente su vecchie mura urbane convertite in contrafforti del terrapieno. Ad abbellire il lussuregiante parco: fontane e giochi d’acqua alimentati attraverso un articolato sistema di convoglio delle acque direttamente collegato all’Aniene, che sfruttava pressione naturale e principio dei vasi comunicanti senza ricorrere a congegni meccanici.
Il viale delle Cento Fontane, la Rometta e la scenografica Fontana dell’Ovato, sono solo alcuni esempi dell’ingegno e della fantasia di Pirro Ligorio di cui il giardino tracima.
La villa fu costruita su disposizione del cardinale Ippolito II d'Este, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, su un sito che già in passato era stato sede di una villa romana. Il progetto di Pirro Ligorio fu realizzato da un numero impressionante di artisti e artigiani ma le alterne fortune curiali del committente rallentarono i lavori insieme a complicazioni tecniche e burocratiche, e il cardinale riuscì pertanto a godersi la villa solo per qualche mese prima di morire nel 1572.
In qualità di proprietari della villa, a Ippolito II succedettero il nipote Luigi (fino al 1586) e Alessandro (fino al 1624) che introdusse diverse innovazioni decorative. Anche il cardinale Rinaldo d'Este (1641-1672), lasciò un segno decisivo quando chiese a Gian Lorenzo Bernini di realizzare la poetica fontana del Bicchierone e la cascata della fontana dell'Organo.
Successivamente arrivarono gli Asburgo e il complesso andò in malora. Fu su iniziativa del cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst che, a metà dell’Ottocento, la villa tornò al centro di intense attività mondane. Ultimo proprietario privato della villa fu l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono dell'Impero austro-ungarico che avrebbe voluto disfarsene, ma prima di riuscirci finì assassinato a Sarajevo il 28 giugno1914. Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, la villa divenne proprietà dello Stato Italiano che avviò un radicale restauro, ripristinandola integralmente e aprendola al pubblico. Altri interventi si resero necessari nel secondo dopoguerra a causa dei danni provocati da un bombardamento.
Gli interni vantano un apparato decorativo di grande interesse, ma il vero gioiello è il giardino, che dalla facciata posteriore della villa parte ad articolarsi in terrazze e pendii raccordati secondo uno schema architettonico poggiato abilmente su vecchie mura urbane convertite in contrafforti del terrapieno. Ad abbellire il lussuregiante parco: fontane e giochi d’acqua alimentati attraverso un articolato sistema di convoglio delle acque direttamente collegato all’Aniene, che sfruttava pressione naturale e principio dei vasi comunicanti senza ricorrere a congegni meccanici.
Il viale delle Cento Fontane, la Rometta e la scenografica Fontana dell’Ovato, sono solo alcuni esempi dell’ingegno e della fantasia di Pirro Ligorio di cui il giardino tracima.
COMMENTI
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