Euro Pavanetto. Diario per matite e grafite
Dal 07 Aprile 2013 al 28 Aprile 2013
Castelfranco Veneto | Treviso
Luogo: Antiruggine
Indirizzo: Borgo Treviso 158
Orari: venerdì e sabato 16 -19; domenica 10-13/ 16-19 o su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 2273406
E-Mail info: antiruggine@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.antiruggine.eu
Antiruggine, il capanon che, a Castelfranco Veneto, Mario e Arianna Brunello hanno trasformato in fucina culturale alternativa, propone dal 7 al 28 aprile una originale mostra-istallazione di Euro Pavanetto.
Chi segue l’attività di Antiruggine sa che ciò che il capanon castellano seleziona per i suoi numerosissimi estimatori è sempre particolare, assolutamente originale, per contenuto o per approccio. Particolarissime sono anche le mostre che il celebre violoncellista e sua moglie scelgono: non più di due l’anno, site-specific, affidate ad artisti fuori circuito, segreti o meglio nascosti, particolari nella loro originale creatività.
Questa mostra ne è conferma. Euro Pavanetto per Antiruggine ha accettato di esporre il suo diario intimo: centinaia di disegni che accostati svelano fantasie, attenzioni, pulsioni, interessi dell’artista dal 2009 allo scorso 2012. Un singolare, intenso “Diario per matite e grafite”, con un primo nucleo riferito ai mesi da febbraio a giugno 2009 in cui l’artista documenta “una specie di pulizia/sgombero di una soffitta/archivio di immagini cartacee, selezionate e poi catalogate sotto forma di collages, e che, precedentemente, erano usati come fonte di dettagli dei dipinti su tela. Il grande accumulo – racconta l’artista – si è evoluto in un desiderio di usare anche tutta la ricchezza aneddotica intrinseca alle immagini raccolte, che il disegno ha consentito in una unificazione e sintesi con il racconto ed il linguaggio personale”.
La seconda parte, che si pone nell’arco temporale da luglio 2009 a febbraio 2012, “si affida più a frammenti visivi riciclati o inventati, con solo qualche dettaglio derivato dal vero, mescolando oggetti simbolici, alcuni presenti nella produzione pittorica precedente, ad altri nuovi, per ricreare composizioni, solo apparentemente naturalistiche, di piccoli manufatti della realtà quotidiana, spesso visti in movimento o in rotazione, che trascendono dalla loro dimensione realistica diventando una specie di diario giornaliero”.
Ma, al di là del singolo soggetto, ciò che colpisce è la potenza complessiva di questa istallazione che fa del Capanon uno spazio dell’immaginario, un ambiente visivo, proponendo al visitatore l’immersione totale in una stanza di pensieri grafici
“E’ un diario in bianco e nero, surreale, che – annota Andrea Perego nel catalogo della mostra – passa attraverso la solitudine metafisica di Giorgio De Chirico e resta sospeso tra Maurits Cornelius Escher, riferimento fin troppo immediato, e la stupenda Portrait in black and white di Tom Jobin suonata dalla tromba di Chet Baker che batte ossessivamente un vortice di toni/temi ripetitivi e carezzevoli, strazianti e morbidi. Morbidi? Si nel doppio senso che questa parola ha per i bilingui. Per tre anni Euro Pavanetto ha riversato su carta con un’ossessività da manuale la sua personale lettura del mondo. Più che un diario è un ritratto, anzi l’autoritratto di un’anima che racconta episodi o rilegge ricordi e visioni. ”.
Euro Pavanetto, secondo Flora Manzonetto, “gioca a confonder le persone con le cose. L’inanimato è vivo, il vivo giace spesso inanimato. Il reale sembra finto, la finzione prende la consistenza di realtà. Precari equilibri, levitazioni impossibili, cadute rovinose. Le figure umane che vediamo sono reali o solo riproduzioni di altre riproduzioni, di foto, fantasmi riflessi su superfici specchianti? Paesaggi effimeri che si sfogliano come vecchie immagini pubblicitarie consunte dove entriamo solo abbandonando ogni certezza di avere una corretta percezione dell’immagine….disegni perfetti formalmente ma caotici nei molteplici e enigmatici significati, dove la connotazione giocosa si spezza assumendo spesso situazioni angosciose e crudeli quando gli oggetti e le figure quotidiane finiscono per diventare minacciose come un incubo”.
Euro Pavanetto, veneziano d’origine e di formazione (all’Accademia è stato allievo di Saetti e di Carmelo Zotti), dopo le prime mostre nella città lagunare approda a Parigi dove diviene cartoonist, per trasferirsi poi negli Stati Uniti. A New York si occupa sopratutto di pittura, con diverse mostre di oli e disegni, ma lavorando anche come textile designer, creando allestimenti per Gimbels Brothers e Hitoshi Ninomija, e col gruppo Cloud nell’off Broadway. Con la moglie Lynn Carver, anche lei artista, vive da alcuni anni in una vecchia casa tra i boschi dei Colli Asolani, impegnato nella pittura, ma anche come allestitore di mostre e creatore di costumi. Senza mai tralasciare una passione segreta: quella per i dagherrotipi, antenati della fotografia, di cui ha messo insieme una collezione straordinaria, mai esposta al pubblico ma che, a ben guardare si intravvede anche nella sua produzione d’artista. Segni ovunque raccolti, metabolizzati e originalmente ricreati.
Chi segue l’attività di Antiruggine sa che ciò che il capanon castellano seleziona per i suoi numerosissimi estimatori è sempre particolare, assolutamente originale, per contenuto o per approccio. Particolarissime sono anche le mostre che il celebre violoncellista e sua moglie scelgono: non più di due l’anno, site-specific, affidate ad artisti fuori circuito, segreti o meglio nascosti, particolari nella loro originale creatività.
Questa mostra ne è conferma. Euro Pavanetto per Antiruggine ha accettato di esporre il suo diario intimo: centinaia di disegni che accostati svelano fantasie, attenzioni, pulsioni, interessi dell’artista dal 2009 allo scorso 2012. Un singolare, intenso “Diario per matite e grafite”, con un primo nucleo riferito ai mesi da febbraio a giugno 2009 in cui l’artista documenta “una specie di pulizia/sgombero di una soffitta/archivio di immagini cartacee, selezionate e poi catalogate sotto forma di collages, e che, precedentemente, erano usati come fonte di dettagli dei dipinti su tela. Il grande accumulo – racconta l’artista – si è evoluto in un desiderio di usare anche tutta la ricchezza aneddotica intrinseca alle immagini raccolte, che il disegno ha consentito in una unificazione e sintesi con il racconto ed il linguaggio personale”.
La seconda parte, che si pone nell’arco temporale da luglio 2009 a febbraio 2012, “si affida più a frammenti visivi riciclati o inventati, con solo qualche dettaglio derivato dal vero, mescolando oggetti simbolici, alcuni presenti nella produzione pittorica precedente, ad altri nuovi, per ricreare composizioni, solo apparentemente naturalistiche, di piccoli manufatti della realtà quotidiana, spesso visti in movimento o in rotazione, che trascendono dalla loro dimensione realistica diventando una specie di diario giornaliero”.
Ma, al di là del singolo soggetto, ciò che colpisce è la potenza complessiva di questa istallazione che fa del Capanon uno spazio dell’immaginario, un ambiente visivo, proponendo al visitatore l’immersione totale in una stanza di pensieri grafici
“E’ un diario in bianco e nero, surreale, che – annota Andrea Perego nel catalogo della mostra – passa attraverso la solitudine metafisica di Giorgio De Chirico e resta sospeso tra Maurits Cornelius Escher, riferimento fin troppo immediato, e la stupenda Portrait in black and white di Tom Jobin suonata dalla tromba di Chet Baker che batte ossessivamente un vortice di toni/temi ripetitivi e carezzevoli, strazianti e morbidi. Morbidi? Si nel doppio senso che questa parola ha per i bilingui. Per tre anni Euro Pavanetto ha riversato su carta con un’ossessività da manuale la sua personale lettura del mondo. Più che un diario è un ritratto, anzi l’autoritratto di un’anima che racconta episodi o rilegge ricordi e visioni. ”.
Euro Pavanetto, secondo Flora Manzonetto, “gioca a confonder le persone con le cose. L’inanimato è vivo, il vivo giace spesso inanimato. Il reale sembra finto, la finzione prende la consistenza di realtà. Precari equilibri, levitazioni impossibili, cadute rovinose. Le figure umane che vediamo sono reali o solo riproduzioni di altre riproduzioni, di foto, fantasmi riflessi su superfici specchianti? Paesaggi effimeri che si sfogliano come vecchie immagini pubblicitarie consunte dove entriamo solo abbandonando ogni certezza di avere una corretta percezione dell’immagine….disegni perfetti formalmente ma caotici nei molteplici e enigmatici significati, dove la connotazione giocosa si spezza assumendo spesso situazioni angosciose e crudeli quando gli oggetti e le figure quotidiane finiscono per diventare minacciose come un incubo”.
Euro Pavanetto, veneziano d’origine e di formazione (all’Accademia è stato allievo di Saetti e di Carmelo Zotti), dopo le prime mostre nella città lagunare approda a Parigi dove diviene cartoonist, per trasferirsi poi negli Stati Uniti. A New York si occupa sopratutto di pittura, con diverse mostre di oli e disegni, ma lavorando anche come textile designer, creando allestimenti per Gimbels Brothers e Hitoshi Ninomija, e col gruppo Cloud nell’off Broadway. Con la moglie Lynn Carver, anche lei artista, vive da alcuni anni in una vecchia casa tra i boschi dei Colli Asolani, impegnato nella pittura, ma anche come allestitore di mostre e creatore di costumi. Senza mai tralasciare una passione segreta: quella per i dagherrotipi, antenati della fotografia, di cui ha messo insieme una collezione straordinaria, mai esposta al pubblico ma che, a ben guardare si intravvede anche nella sua produzione d’artista. Segni ovunque raccolti, metabolizzati e originalmente ricreati.
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