Robert Gschwantner. La cascata e il lago. Un grand tour in oggetti e immagini
Dal 30 Maggio 2018 al 23 Ottobre 2018
Roma
Luogo: Museo Casa di Goethe
Indirizzo: Via del Corso 18
Orari: Mar - Dom 10 - 18 | Ultimo ingresso 17.30 | Ogni domenica alle ore 11 visita guidata in italiano inclusa nel biglietto | Lun chiuso
Telefono per informazioni: +39 06 32650412
E-Mail info: info@casadigoethe.it
Sito ufficiale: http://www.casadigoethe.it/it/
Dal 30 maggio al 23 ottobre 2018 la Casa di Goethe Roma presenta una mostra di Robert Gschwantner (*1968). L’artista austriaco tematizza nel suo lavoro l’intervento dell’uomo sulla natura e le relative modificazioni del territorio. Al centro del suo "Grand Tour in oggetti e immagini" si trovano due paesaggi artificiali le cui origini risalgono all’antichità: La Cascata delle Marmore presso Terni e l‘antico porto Portus (Lago di Traiano) a Fiumicino vicino Roma.
Gschwantner si dedica spesso a paesaggi acquatici come laghi, isole e canali fortemente trasformati dall’uomo e che hanno assunto forme diverse da quelle naturali. L’elemento fondamentale è sempre l‘acqua che influenza e conserva la struttura geometrica di questi luoghi e che viene utilizzata nei lavori di Gschwantner quasi come una reliquia. Nei suoi "oggetti immagini" natura, paesaggio, tecnologia e architettura si fondono creando una molteplicità di prospettive in un originale intreccio di strutture lineari di tubicini in PVC trasparenti e colorati che contengono liquidi raccolti proprio in quei luoghi. A seconda dell'angolatura scelta si aprono e si chiudono dei particolari che riflettono paesaggi reali, inquadrature storiche e altre reminiscenze di realtà e storia. Tutto si rivela - ma non come un insieme. Ogni sguardo comporta un nuovo viaggio in un caleidoscopio scintillante di esperienze visive e quindi nella storia di affascinanti conquiste tecnologiche e culturali.
Nel suo ciclo Childe Harold‘s Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovine Aroldo) dedicato alla Cascata delle Marmore Robert Gschwantner cita un poema del poeta inglese Lord Byron. Pubblicati circa 200 anni fa i versi trattano di ideali di libertà, sono intrisi di malinconia romantica e scetticismo. Come Charles Dickens, Johann Gottfried Seume e tanti altri scrittori e artisti durante il loro "Grand Tour" per l’Italia anche George Gordon Byron visita la Cascata delle Marmore. Nella primavera del 1817 Byron definisce la cascata, creata nel 271 a.C. da ingegneri romani, come "orribilmente bella" e le dedica quattro strofe nel suo poema che può essere definito anche come guida poetica per l’Italia. Dal ventesimo secolo in poi la Cascata viene utilizzata per produrre energia elettrica. Quando l’acqua viene deviata per essere incanalata verso la centrale elettrica, la sua caduta si riduce al minimo. Oggi viene riaperta più volte al giorno per i turisti trasformandosi così ogni volta nel sontuoso spettacolo naturale di sempre.
Nelle opere in mostra da questo ciclo-cascata la superficie è ricoperta da una rete di tubicini in PCV, riempiti con l’acqua della Cascata delle Marmore. Sotto questa rete, una lastra di vetro è coperta per metà da motivi astratti geometrici. Attraverso gli spazi vuoti della rete si intravedono specchi montati sullo sfondo, ma spostandosi e cambiando il punto di vista gli specchi riflettono all’improvviso paesaggi ideali del pittore classico Johann Christian Reinhart. L’effetto visivo nasce grazie al fatto che questi paesaggi sono sul retro dei disegni astratti. Superficie frontale e retro, astrazione e paesaggio si fondono in un’unica immagine.
In mostra si trovano anche una serie di incisioni antiche, alcuni libri e un video di 20 minuti sulla “riattivazione” delle cascate per i turisti in visita.
The Reflected Hexagon invece si basa su una ricerca di Gschwantner sull’antico porto Portus (Lago di Traiano) a Fiumicino vicino Roma, costruito su pianta esagonale - una forma che riconduce al noto fenomeno di cristalli di neve e che si ritrova oggi anche nella struttura esagonale dell’aeroporto di Berlino Tegel. Il video realizzato in collaborazione con Giorgio Cappozzo sovrappone il silenzio del sito archeologico del porto antico coi rumori e i movimenti nell'aeroporto tedesco. Luoghi di incontro, di scambio, di relazioni e culture diverse, le cui tracce perdurano nell’intreccio della materia plastica, ricordano in questi lavori - concepiti da Gschwantner come arazzi antichi - le storie di antichi imperatori le cui impronte perdurano nelle rovine e permettono alla nostra fantasia di viaggiare in un tempo lontano. E così non resta alcun dubbio: è ancora possibile nell'arte rappresentare la natura e dipingere paesaggi.
Vernissage: Martedì, 29 maggio 2018 h 19 - 22
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