Riccardo Dalisi. Radicalmente
Dal 10 Novembre 2023 al 03 Marzo 2024
Roma
Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Indirizzo: Via Guido Reni 4/a
Orari: da martedì a domenica 11 – 19 la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Curatori: Gabriele Neri
Sito ufficiale: http://www.maxxi.art
Al centro della ricerca del MAXXI, c’è l’indagine sul Mediterraneo, luogo di convivenza e dialogo, custode di un patrimonio culturale e identitario comune che oggi più che mai è necessario ribadire. Il programma culturale del museo dà dunque vita a un nuovo ciclo di approfondimenti volti a trattare il tema del Mare Nostrum attraverso la lente dell’arte, dell’architettura e del design.
Riccardo Dalisi è stato uno dei più poliedrici progettisti italiani degli ultimi decenni, anticonvenzionale, rivoluzionario e di difficile catalogazione. Muovendosi liberamente tra architettura e design, arte e artigianato, partecipazione e impegno sociale, ricerca accademica e tradizioni popolari, ha infatti esplorato percorsi e approcci che – sebbene spesso incompresi – oggi si distinguono come esperienze pionieristiche per affrontare le grandi sfide progettuali dei nostri tempi.
La mostra al MAXXI presenta per la prima volta l’opera di Dalisi nella sua estrema varietà e vastità.
Dai laboratori creativi con i bambini di Napoli (quelli al Rione Traiano sono raccontati da una serie di fotografie di Mimmo Jodice), al rivoluzionario lavoro nel campo del design (come ad esempio il design ultrapoverissimo, caratterizzato da tecniche povere e materiali di riciclo, tra cui sculture, lumi e oggetti di latta creati da laboratori di migranti e persone senza lavoro).
Dall’architettura costruita (come la Borsa Merci di Napoli, realizzata con Michele Capobianco e Massimo Pica Ciamarra nel 1964, o gli interventi di “restauro creativo” nei paesi dell’Irpinia colpiti dal terremoto del 1980) a quella immaginata, con progetti visionari e irrealizzabili, piani utopici e disegni ironici ma provocatori che, nel loro insieme, evocano un mondo surreale, poetico e critico nel contempo.
La mostra presenta inoltre il recupero artistico della cultura e della tradizione popolare, con pitture e sculture, spesso in grande formato, in cui rivivono i personaggi della cultura partenopea e mediterranea.
Viene inoltre esposta per la prima volta la Sedia del cece, serie di disegni che Dalisi chiese a Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Superstudio, Archizoom, Zziggurat, 9999, Aldo Rossi, Franco Purini, Franco Raggi, Ugo La Pietra, Gae Aulenti, Hans Hollein e molti altri. Punto di partenza, la suggestione di una piccola sedia realizzata da una bambina napoletana con legno di scarto e una molletta per i panni, con adagiato un cece.
Tra le sue opere più famose c’è la rielaborazione della caffettiera napoletana, frutto di una ricerca svolta tra il 1979 e il 1987 per l’azienda Alessi e premiata con il Compasso d’Oro. Questa ricerca, condotta insieme agli artigiani di Rua Catalana a Napoli e i tecnici di Alessi in Piemonte, ha generato, oltre a un modello andato in produzione, centinaia di oggetti a metà tra la caffettiera e la marionetta, in cui si fondono la ricerca funzionale, il design anonimo e la dimensione rituale del caffè, in forma di “Totocchi” (Totò + Pinocchio), guerrieri, cavalieri, robot, Pulcinella e altri personaggi fiabeschi e mitologici.
Attraverso disegni, schizzi, arredi, ricami, oggetti, libri, sculture, dipinti, fotografie, documenti d’archivio, filmati e altri materiali, si scopre il carattere radicale e rivoluzionario del “metodo Dalisi”.
Scrive il curatore Gabriele Neri: «Esaltando lo sconfinamento disciplinare, lo stravolgimento del concetto di autore, il “disordine creativo”, l’ironia e il gioco, le potenzialità del residuo e della scoria, Dalisi ha lottato per ribadire la “tollerante forza del senso comunitario, per il quale tutti, anche il meno efficiente e disadattato, è utile, è necessario”. La sua opera, sospesa tra utopia e realtà, trasforma quelli che pensavamo essere temi e territori marginali in centri nevralgici di discussione e impegno, specie in tempi di crisi che ci obbligano a ripensare il nostro rapporto con il progetto e con il mondo».
In mostra emergono anche i fertili contatti che Riccardo Dalisi ebbe con artisti, designer, architetti e critici, tra cui Mimmo Jodice (cui il MAXXI dedica un omaggio con l’esposizione di un nucleo di immagini della serie Mediterraneo al Centro Archivi), Alessandro Mendini, Giancarlo De Carlo, Massimo Pica Ciamarra, Mimmo Paladino, Ettore Sottsass e molti altri.
La sua opera, sbocciata nel clima culturale e artistico della Napoli degli anni Sessanta e Settanta, è l’espressione di una “mediterraneità” resistente a una modernità omologante e fallimentare. Allo stesso tempo però, essa si è sempre nutrita di influenze ben più ampie, dal punto di vista geografico e disciplinare – pedagogia, semiotica, linguistica, sociologia, teatro, ecc. – che la mostra punta a valorizzare.
L’allestimento di Novembre Studio, evoca l’immagine di un mondo sottosopra, alternativo come il punto di vista sulla realtà di Dalisi. Le figure oniriche che il maestro ha disegnato e scolpito negli anni accompagnano il visitatore in un paesaggio fuoriscala che ne racconta la poetica in modo diffuso e radicale.
La mostra include inoltre gli esiti di una ricerca condotta, a partire dalle tracce dell’architetto napoletano, dall’artista fotografo Vincenzo Castella, in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, coinvolgendo giovani artisti visivi dell'Accademia. Attraverso le fotografie in mostra il visitatore si immerge nelle botteghe dei lattonieri di Rua Catalana, nelle strade dei Quartieri Spagnoli, tra le “garitte” realizzate a Palazzo Reale, negli edifici costruiti a Ponticelli e al Rione Traiano, che negli anni
Settanta fu il palcoscenico di pionieristici laboratori svolti con i bambini.
In occasione della mostra viene pubblicato un volume, a cura di Gabriele Neri, dedicato alla serie della Sedia del cece, edito da Corraini, con disegni di Riccardo Dalisi, Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Superstudio, Archizoom, Zziggurat, 9999, Aldo Rossi, Franco Purini, Franco Raggi, Gae Aulenti, Hans Hollein, Ugo La Pietra, ecc. Il volume include le testimonianze di studiosi e progettisti, e un saggio del curatore.
Testi di Lorenza Baroncelli, Stefano Boeri, Sara Catenacci, Domitilla Dardi, Paolo Deganello, Piero Frassinelli, Claudio Gambardella, Fulvio Irace, Ugo La Pietra, Anna Maria Laville, Iolanda Lima, Gabriele Neri, Gianni Pettena, Franco Purini, Franco Raggi, Lia Rumma, Angela Tecce.
Riccardo Dalisi è stato uno dei più poliedrici progettisti italiani degli ultimi decenni, anticonvenzionale, rivoluzionario e di difficile catalogazione. Muovendosi liberamente tra architettura e design, arte e artigianato, partecipazione e impegno sociale, ricerca accademica e tradizioni popolari, ha infatti esplorato percorsi e approcci che – sebbene spesso incompresi – oggi si distinguono come esperienze pionieristiche per affrontare le grandi sfide progettuali dei nostri tempi.
La mostra al MAXXI presenta per la prima volta l’opera di Dalisi nella sua estrema varietà e vastità.
Dai laboratori creativi con i bambini di Napoli (quelli al Rione Traiano sono raccontati da una serie di fotografie di Mimmo Jodice), al rivoluzionario lavoro nel campo del design (come ad esempio il design ultrapoverissimo, caratterizzato da tecniche povere e materiali di riciclo, tra cui sculture, lumi e oggetti di latta creati da laboratori di migranti e persone senza lavoro).
Dall’architettura costruita (come la Borsa Merci di Napoli, realizzata con Michele Capobianco e Massimo Pica Ciamarra nel 1964, o gli interventi di “restauro creativo” nei paesi dell’Irpinia colpiti dal terremoto del 1980) a quella immaginata, con progetti visionari e irrealizzabili, piani utopici e disegni ironici ma provocatori che, nel loro insieme, evocano un mondo surreale, poetico e critico nel contempo.
La mostra presenta inoltre il recupero artistico della cultura e della tradizione popolare, con pitture e sculture, spesso in grande formato, in cui rivivono i personaggi della cultura partenopea e mediterranea.
Viene inoltre esposta per la prima volta la Sedia del cece, serie di disegni che Dalisi chiese a Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Superstudio, Archizoom, Zziggurat, 9999, Aldo Rossi, Franco Purini, Franco Raggi, Ugo La Pietra, Gae Aulenti, Hans Hollein e molti altri. Punto di partenza, la suggestione di una piccola sedia realizzata da una bambina napoletana con legno di scarto e una molletta per i panni, con adagiato un cece.
Tra le sue opere più famose c’è la rielaborazione della caffettiera napoletana, frutto di una ricerca svolta tra il 1979 e il 1987 per l’azienda Alessi e premiata con il Compasso d’Oro. Questa ricerca, condotta insieme agli artigiani di Rua Catalana a Napoli e i tecnici di Alessi in Piemonte, ha generato, oltre a un modello andato in produzione, centinaia di oggetti a metà tra la caffettiera e la marionetta, in cui si fondono la ricerca funzionale, il design anonimo e la dimensione rituale del caffè, in forma di “Totocchi” (Totò + Pinocchio), guerrieri, cavalieri, robot, Pulcinella e altri personaggi fiabeschi e mitologici.
Attraverso disegni, schizzi, arredi, ricami, oggetti, libri, sculture, dipinti, fotografie, documenti d’archivio, filmati e altri materiali, si scopre il carattere radicale e rivoluzionario del “metodo Dalisi”.
Scrive il curatore Gabriele Neri: «Esaltando lo sconfinamento disciplinare, lo stravolgimento del concetto di autore, il “disordine creativo”, l’ironia e il gioco, le potenzialità del residuo e della scoria, Dalisi ha lottato per ribadire la “tollerante forza del senso comunitario, per il quale tutti, anche il meno efficiente e disadattato, è utile, è necessario”. La sua opera, sospesa tra utopia e realtà, trasforma quelli che pensavamo essere temi e territori marginali in centri nevralgici di discussione e impegno, specie in tempi di crisi che ci obbligano a ripensare il nostro rapporto con il progetto e con il mondo».
In mostra emergono anche i fertili contatti che Riccardo Dalisi ebbe con artisti, designer, architetti e critici, tra cui Mimmo Jodice (cui il MAXXI dedica un omaggio con l’esposizione di un nucleo di immagini della serie Mediterraneo al Centro Archivi), Alessandro Mendini, Giancarlo De Carlo, Massimo Pica Ciamarra, Mimmo Paladino, Ettore Sottsass e molti altri.
La sua opera, sbocciata nel clima culturale e artistico della Napoli degli anni Sessanta e Settanta, è l’espressione di una “mediterraneità” resistente a una modernità omologante e fallimentare. Allo stesso tempo però, essa si è sempre nutrita di influenze ben più ampie, dal punto di vista geografico e disciplinare – pedagogia, semiotica, linguistica, sociologia, teatro, ecc. – che la mostra punta a valorizzare.
L’allestimento di Novembre Studio, evoca l’immagine di un mondo sottosopra, alternativo come il punto di vista sulla realtà di Dalisi. Le figure oniriche che il maestro ha disegnato e scolpito negli anni accompagnano il visitatore in un paesaggio fuoriscala che ne racconta la poetica in modo diffuso e radicale.
La mostra include inoltre gli esiti di una ricerca condotta, a partire dalle tracce dell’architetto napoletano, dall’artista fotografo Vincenzo Castella, in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, coinvolgendo giovani artisti visivi dell'Accademia. Attraverso le fotografie in mostra il visitatore si immerge nelle botteghe dei lattonieri di Rua Catalana, nelle strade dei Quartieri Spagnoli, tra le “garitte” realizzate a Palazzo Reale, negli edifici costruiti a Ponticelli e al Rione Traiano, che negli anni
Settanta fu il palcoscenico di pionieristici laboratori svolti con i bambini.
In occasione della mostra viene pubblicato un volume, a cura di Gabriele Neri, dedicato alla serie della Sedia del cece, edito da Corraini, con disegni di Riccardo Dalisi, Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Superstudio, Archizoom, Zziggurat, 9999, Aldo Rossi, Franco Purini, Franco Raggi, Gae Aulenti, Hans Hollein, Ugo La Pietra, ecc. Il volume include le testimonianze di studiosi e progettisti, e un saggio del curatore.
Testi di Lorenza Baroncelli, Stefano Boeri, Sara Catenacci, Domitilla Dardi, Paolo Deganello, Piero Frassinelli, Claudio Gambardella, Fulvio Irace, Ugo La Pietra, Anna Maria Laville, Iolanda Lima, Gabriele Neri, Gianni Pettena, Franco Purini, Franco Raggi, Lia Rumma, Angela Tecce.
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