Marco Angelini. Tempo inedito
Dal 11 Maggio 2021 al 30 Maggio 2021
Roma
Luogo: Galleria Fidia
Indirizzo: Via Angelo Brunetti 49
Orari: dal lunedì al venerdì 10-13 | 16-19.30 - sabato 10-13 Gli ingressi saranno contingentati secondo le normative vigenti
Curatori: Roberta Melasecca
Telefono per informazioni: +39 06 3612051
E-Mail info: info@artefidia.com
Sito ufficiale: http://www.artefidia.com
Il giorno 11 maggio 2021 dalle ore 16.00 la Galleria Fidia presenta la mostra personale Tempo inedito di Marco Angelini a cura di Roberta Melasecca. L’artista espone un corpus di opere realizzate tra il 2015 e il 2019, molte delle quali mai mostrate al pubblico italiano.
“È un tempo estremamente interessante, un tempo di sospensione nel quale ancora non realizziamo quello che pienamente e assolutamente siamo, l’apparire del destino, come afferma Emanuele Severino con un moto che non è speranza ma certezza, mentre noi continuiamo a dibatterci sull’interpretazione della realtà e sulla volontà che la realtà abbia un significato. [...] È un tempo non conosciuto, il tempo della negazione del destino che dobbiamo inevitabilmente attraversare, per poi arrivare alla verità del tutto, e nel quale appaiono punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva (cit. I.Calvino), una visione o miriadi di visioni sempre uguali e sempre diverse che immaginiamo e costruiamo giorno dopo giorno, istante per istante. [...] In questo procedere per limiti, insiemi ed aggregazioni, Marco Angelini struttura un sistema di passaggi e paesaggi identitari che si risolvono in materie e sembianze attraverso un linguaggio che persegue un apparente ordine interiore. Sono paesaggi che contengono paesaggi, che si palesano mano a mano che li si percorre e si fanno animatamente processi determinati dal tempo e dal movimento, in una condizione di trasformazione incessante. Sono paesaggi di rivelazione dove, sempre o solo per un attimo, ognuno può iniziare un percorso di riconoscimento verso un infinitamente oltre il proprio essere come individuo, approdando in una sponda scoscesa ed inedita. [...]
Nelle tre opere centrali, Senza Titolo, Diade e Dicotomia in giallo, l’artista non attiva una memoria passiva ma, attraverso un dispositivo simile a quello del test di Rorschach, fa emergere una memoria che costruisce, seleziona, trasforma, che apre la continuità del futuro (cit. U. Galimberti); ogni immagine innesca, così, l’insieme delle diverse memorie, semantica, episodica, visiva, procedurale, verbale e autobiografica, che fa di noi un ricordo incarnato (cit. M. A. Brandimonte); fissa punti di riferimento spaziali e temporali che permettono di confrontare i ricordi, generare una memoria collettiva ed un'identità che diventa tale in base all’esperienza vissuta e ricordata. Emerse da elaborate transizioni geografiche di figurazioni complementari, le opere in mostra, di medie dimensioni, inducono alla ricerca minuziosa di pluralità di significati distinti, mediati dalla propria personale auto-rappresentazione, e alla possibilità di fermarsi e indugiare in distanze trasversali o inoltrarsi in simultanee superfici, in indeterminati luoghi di appartenenza che possiedono alternativamente le essenze della leggerezza, della rapidità, dell’esattezza, della visibilità, della molteplicità. Nella serie di opere del ciclo Socks, con un procedimento di significazione e di costruzione di mappe di tempi e memorie, l’artista esplora la leggerezza ludica di oggetti, colori e segni attraverso fotogrammi di stralci di ricordi: il gadget “calzino” della compagnia aerea diventa, così, attivatore di paesaggi mnemonici, spontanei ed imprevedibili, che fondono le stanze assenti della nostra infanzia con le presenze impregnate del presente. [...].” (dal testo critico di Roberta Melasecca)
Marco Angelini, nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia e ha un percorso artistico ricco di viaggi e brevi vissuti all’estero. Sociologo di formazione, ha conseguito un master in psicologia del lavoro ed è artista nella vita. È interessato ai fenomeni urbani, alle culture e (soprattutto) sub-culture che si creano nelle metropoli del mondo. La sua ricerca espressiva è dominata dalla materia. A volte i materiali diventano la superficie pittorica sostituendosi alla tela, altre volte sono materiali di riciclo (carta, cellophane, chiodi, viti, nastri di registrazione, pellicole fotografiche) che diventano parte dell’opera. Affronta diverse fasi di ricerca che spesso porta avanti contemporaneamente: arte e natura, tempo e memoria, dialogo interreligioso e dimensione del “sacro”, arte e scienza. Esprime differenti interpretazioni anche su temi ambientali. La forma astratta interpreta perfettamente la sua poetica fluida e mutevole che suggerisce l’esistenza di multiple realtà. Crede con forza che l’arte possa svolgere un decisivo ruolo sociale: quello di generare attenzione e creare così nuove possibilità di condivisione, comunicazione e interrogazione. Le opere di Angelini fanno parte di diverse collezioni private, tra cui quella della Fondazione Roma. Ha realizzato varie mostre personali a Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava, e partecipato a collettive a New York, Washington DC, Tel Aviv, Abu Dhabi, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma, Lucca. Si segnalano: la partecipazione nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia nel mondo) con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia; Speculum, nel 2015, a Roma presso il Museo Carlo Bilotti; la partecipazione a Stettino nel 2016 al Festival di arte contemporanea 11. MFSW inSPIRACJE / Oksydan; l’installazione Solchi Urbani al Museion di Bolzano nel 2017 (Passage di Museion); Lo spazio del sacro, al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza di Roma nel 2018; La memoria delle forme, nel 2019, organizzata dall’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Algeri, in collaborazione con il Ministero della Cultura presso il museo Bastion 23 - Palais des Raïs di Algeri.
“È un tempo estremamente interessante, un tempo di sospensione nel quale ancora non realizziamo quello che pienamente e assolutamente siamo, l’apparire del destino, come afferma Emanuele Severino con un moto che non è speranza ma certezza, mentre noi continuiamo a dibatterci sull’interpretazione della realtà e sulla volontà che la realtà abbia un significato. [...] È un tempo non conosciuto, il tempo della negazione del destino che dobbiamo inevitabilmente attraversare, per poi arrivare alla verità del tutto, e nel quale appaiono punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva (cit. I.Calvino), una visione o miriadi di visioni sempre uguali e sempre diverse che immaginiamo e costruiamo giorno dopo giorno, istante per istante. [...] In questo procedere per limiti, insiemi ed aggregazioni, Marco Angelini struttura un sistema di passaggi e paesaggi identitari che si risolvono in materie e sembianze attraverso un linguaggio che persegue un apparente ordine interiore. Sono paesaggi che contengono paesaggi, che si palesano mano a mano che li si percorre e si fanno animatamente processi determinati dal tempo e dal movimento, in una condizione di trasformazione incessante. Sono paesaggi di rivelazione dove, sempre o solo per un attimo, ognuno può iniziare un percorso di riconoscimento verso un infinitamente oltre il proprio essere come individuo, approdando in una sponda scoscesa ed inedita. [...]
Nelle tre opere centrali, Senza Titolo, Diade e Dicotomia in giallo, l’artista non attiva una memoria passiva ma, attraverso un dispositivo simile a quello del test di Rorschach, fa emergere una memoria che costruisce, seleziona, trasforma, che apre la continuità del futuro (cit. U. Galimberti); ogni immagine innesca, così, l’insieme delle diverse memorie, semantica, episodica, visiva, procedurale, verbale e autobiografica, che fa di noi un ricordo incarnato (cit. M. A. Brandimonte); fissa punti di riferimento spaziali e temporali che permettono di confrontare i ricordi, generare una memoria collettiva ed un'identità che diventa tale in base all’esperienza vissuta e ricordata. Emerse da elaborate transizioni geografiche di figurazioni complementari, le opere in mostra, di medie dimensioni, inducono alla ricerca minuziosa di pluralità di significati distinti, mediati dalla propria personale auto-rappresentazione, e alla possibilità di fermarsi e indugiare in distanze trasversali o inoltrarsi in simultanee superfici, in indeterminati luoghi di appartenenza che possiedono alternativamente le essenze della leggerezza, della rapidità, dell’esattezza, della visibilità, della molteplicità. Nella serie di opere del ciclo Socks, con un procedimento di significazione e di costruzione di mappe di tempi e memorie, l’artista esplora la leggerezza ludica di oggetti, colori e segni attraverso fotogrammi di stralci di ricordi: il gadget “calzino” della compagnia aerea diventa, così, attivatore di paesaggi mnemonici, spontanei ed imprevedibili, che fondono le stanze assenti della nostra infanzia con le presenze impregnate del presente. [...].” (dal testo critico di Roberta Melasecca)
Marco Angelini, nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia e ha un percorso artistico ricco di viaggi e brevi vissuti all’estero. Sociologo di formazione, ha conseguito un master in psicologia del lavoro ed è artista nella vita. È interessato ai fenomeni urbani, alle culture e (soprattutto) sub-culture che si creano nelle metropoli del mondo. La sua ricerca espressiva è dominata dalla materia. A volte i materiali diventano la superficie pittorica sostituendosi alla tela, altre volte sono materiali di riciclo (carta, cellophane, chiodi, viti, nastri di registrazione, pellicole fotografiche) che diventano parte dell’opera. Affronta diverse fasi di ricerca che spesso porta avanti contemporaneamente: arte e natura, tempo e memoria, dialogo interreligioso e dimensione del “sacro”, arte e scienza. Esprime differenti interpretazioni anche su temi ambientali. La forma astratta interpreta perfettamente la sua poetica fluida e mutevole che suggerisce l’esistenza di multiple realtà. Crede con forza che l’arte possa svolgere un decisivo ruolo sociale: quello di generare attenzione e creare così nuove possibilità di condivisione, comunicazione e interrogazione. Le opere di Angelini fanno parte di diverse collezioni private, tra cui quella della Fondazione Roma. Ha realizzato varie mostre personali a Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava, e partecipato a collettive a New York, Washington DC, Tel Aviv, Abu Dhabi, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma, Lucca. Si segnalano: la partecipazione nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia nel mondo) con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia; Speculum, nel 2015, a Roma presso il Museo Carlo Bilotti; la partecipazione a Stettino nel 2016 al Festival di arte contemporanea 11. MFSW inSPIRACJE / Oksydan; l’installazione Solchi Urbani al Museion di Bolzano nel 2017 (Passage di Museion); Lo spazio del sacro, al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza di Roma nel 2018; La memoria delle forme, nel 2019, organizzata dall’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Algeri, in collaborazione con il Ministero della Cultura presso il museo Bastion 23 - Palais des Raïs di Algeri.
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