L’Arte dei Papi. Da Perugino a Barocci

Carlo Sapelli, Il Tributo, inv. 804, Musei Reali – Galleria Sabauda, Torino
Dal 06 Marzo 2025 al 31 Agosto 2025
Roma
Luogo: Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Indirizzo: Lungotevere Castello 50
Orari: Dal martedì alla domenica, dalle ore 9.00 alle ore 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30). Chiuso il lunedì
Curatori: Arnaldo Colasanti, Annamaria Bava
Enti promotori:
- Ministero della Cultura – Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma
Costo del biglietto: Intero € 16,00 Ridotto € 2,00 (18-25 anni) Gratuità di legge
Telefono per informazioni: +39 06 6876600
E-Mail info: info@centroeuropeoturismo.it
Una mostra immaginata come esperienza dell’anima. La migliore pittura italiana declina i temi essenziali del Vangelo: l’infanzia, il perdono, il volto della Madre, la lezione della povertà, la speranza dell’amato innamorato, la sapienza dei santi e la fedeltà della Chiesa. È una mostra che vuole oltrepassare i confini della storia dell’arte, offrendo un viaggio spirituale attorno alla bellezza come riscoperta del senso della vita
L’ARTE DEI PAPI. Da Perugino a Barocci, ideata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, presieduto da Giuseppe Lepore, organizzata in collaborazione con Castel Sant’Angelo, diretto da Massimo Osanna, e con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione Giubileo 2025 presieduto dall’Arcivescovo Rino Fisichella, è la mostra che Castel Sant’Angelo offre al pubblico dal 6 marzo al 31 agosto, in occasione dell’anno giubilare 2025.
L’esposizione vuole essere il racconto di una città che sogna d’essere santa. I grandi artisti e l’impegno dei Papi hanno reso Roma non solo il patrimonio dallo splendore incomparabile ma anche quell’idea di città costruita sul desiderio cristiano di esaltare la bellezza, la memoria, la civiltà della tradizione, la dignità e l’ideale universalistico di un uomo riscattato dal dolore. La mostra è soprattutto un’esperienza tematica. Fuori dal rigore cronologico, declina i temi evangelici: l’infanzia, la maternità, la gioia e la sofferenza, la resurrezione, la misericordia, la speranza.
L’ARTE DEI PAPI narra, opera dopo opera, i sogni e le aspirazioni dell’essere umano nel riconoscere in sé un “seme divino”. La Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Pietro Martire di Andrea del Sarto indica la gioia dell’esser famiglia, così come lo manifesta l’esaltazione pittorica dell’opera di Giovanni Gerolamo Savoldo l’Adorazione del Bambino con San Girolamo e San Francesco. Per il visitatore, il racconto vuole essere un’esperienza vissuta, quel momento di raccoglimento e di serenità che solo l’arte, nel suo stupendo stupore, sa offrire. Capitoli dell’esposizione sono affidati all’Adorazione dei pastori di Luigi Crespi, all’Annunziata di Carlo Maratti e, al contempo, ai sogni del Perugino, di Annibale Carracci, Pietro da Cortona, del Cavalier d’Arpino, di Pompeo Batoni, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, Anton Raphael Mengs, Battistello Caracciolo o delle nubi rosate di Federico Barocci. Le incursioni storiche sono molteplici; molti i ritratti dei papi; singolari le esplorazioni dell’arte contemporanea dedicata al sacro, come l’opera di Bruno Ceccobelli, Giuseppe Salvatori, Luigi Stoisa e di Giorgio Di Giorgio.
Un punto di forza istituzionale è il fatto che abbiano collaborato molti istituti nazionali del Ministero della Cultura, quali le Gallerie Nazionali di Arte Antica-Palazzo Barberini e Galleria Corsini, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Galleria Nazionale delle Marche e i Musei Reali di Torino-Galleria Sabauda, oltre all’Accademia Nazionale di San Luca e ad alcune istituzioni comunali quali il Museo della Città civico diocesano di Acquapendente. Del patrimonio di quei soggetti prestatori sono stati privilegiati i depositi e le opere rare di grandi artisti ma non solo, nell’idea che un punto di forza della mostra sia anche la “restituzione” al visitatore di un mondo artistico tanto vasto quanto, per alcuni aspetti, poco conosciuto. Aspetto sostenuto dal dott. Mario Turetta, Capo Dipartimento per le attività culturali del MiC, per il quale non c’è recupero che non sia valorizzazione di un immaginario culturale storico che esiste e che tuttavia è ancora da ridisegnare, facendolo emergere dai depositi.
La mostra è curata da Arnaldo Colasanti, in collaborazione con Annamaria Bava.
L’ARTE DEI PAPI. Da Perugino a Barocci, ideata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, presieduto da Giuseppe Lepore, organizzata in collaborazione con Castel Sant’Angelo, diretto da Massimo Osanna, e con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione Giubileo 2025 presieduto dall’Arcivescovo Rino Fisichella, è la mostra che Castel Sant’Angelo offre al pubblico dal 6 marzo al 31 agosto, in occasione dell’anno giubilare 2025.
L’esposizione vuole essere il racconto di una città che sogna d’essere santa. I grandi artisti e l’impegno dei Papi hanno reso Roma non solo il patrimonio dallo splendore incomparabile ma anche quell’idea di città costruita sul desiderio cristiano di esaltare la bellezza, la memoria, la civiltà della tradizione, la dignità e l’ideale universalistico di un uomo riscattato dal dolore. La mostra è soprattutto un’esperienza tematica. Fuori dal rigore cronologico, declina i temi evangelici: l’infanzia, la maternità, la gioia e la sofferenza, la resurrezione, la misericordia, la speranza.
L’ARTE DEI PAPI narra, opera dopo opera, i sogni e le aspirazioni dell’essere umano nel riconoscere in sé un “seme divino”. La Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Pietro Martire di Andrea del Sarto indica la gioia dell’esser famiglia, così come lo manifesta l’esaltazione pittorica dell’opera di Giovanni Gerolamo Savoldo l’Adorazione del Bambino con San Girolamo e San Francesco. Per il visitatore, il racconto vuole essere un’esperienza vissuta, quel momento di raccoglimento e di serenità che solo l’arte, nel suo stupendo stupore, sa offrire. Capitoli dell’esposizione sono affidati all’Adorazione dei pastori di Luigi Crespi, all’Annunziata di Carlo Maratti e, al contempo, ai sogni del Perugino, di Annibale Carracci, Pietro da Cortona, del Cavalier d’Arpino, di Pompeo Batoni, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, Anton Raphael Mengs, Battistello Caracciolo o delle nubi rosate di Federico Barocci. Le incursioni storiche sono molteplici; molti i ritratti dei papi; singolari le esplorazioni dell’arte contemporanea dedicata al sacro, come l’opera di Bruno Ceccobelli, Giuseppe Salvatori, Luigi Stoisa e di Giorgio Di Giorgio.
Un punto di forza istituzionale è il fatto che abbiano collaborato molti istituti nazionali del Ministero della Cultura, quali le Gallerie Nazionali di Arte Antica-Palazzo Barberini e Galleria Corsini, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Galleria Nazionale delle Marche e i Musei Reali di Torino-Galleria Sabauda, oltre all’Accademia Nazionale di San Luca e ad alcune istituzioni comunali quali il Museo della Città civico diocesano di Acquapendente. Del patrimonio di quei soggetti prestatori sono stati privilegiati i depositi e le opere rare di grandi artisti ma non solo, nell’idea che un punto di forza della mostra sia anche la “restituzione” al visitatore di un mondo artistico tanto vasto quanto, per alcuni aspetti, poco conosciuto. Aspetto sostenuto dal dott. Mario Turetta, Capo Dipartimento per le attività culturali del MiC, per il quale non c’è recupero che non sia valorizzazione di un immaginario culturale storico che esiste e che tuttavia è ancora da ridisegnare, facendolo emergere dai depositi.
La mostra è curata da Arnaldo Colasanti, in collaborazione con Annamaria Bava.
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