Fernando Di Nucci. Area videosorvegliata
Dal 04 Marzo 2014 al 20 Marzo 2014
Roma
Luogo: Centro Culturale Elsa Morante
Indirizzo: piazza Elsa Morante
Orari: da lunedì a venerdì 9-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 50512953
E-Mail info: info.elsamorante@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.centriculturali.roma.it/elsa-morante/
Nasce come indagine sull'irrisolto interrogativo teso a definire i confini etici tra sicurezza e controllo, il lavoro di Fernando Di Nucci. L' artista Neo Pop che ha le fonti della sua estetica nell'analisi dei costumi, tendenze e distorsioni dell'oggi, ci restituisce frammenti di mondi e esistenze mediante il punto di vista delle telecamere di sorveglianza. Micromondi dunque, in una sospensione che li definisce simultaneamente oggettivi e soggettivi. Voyeurismo asettico "di servizio" al quale Di Nucci assegna la vitalità del colore.
Le sue figure "rubate" dalla telecamera rimarcano quell'ormai endemica assenza di riservatezza che la società moderna sembra esser disponibile a concedere a favore di una più vistosa percezione di sicurezza, trascurando, o meglio, decidendo di non vedere come ogni passaggio di telecamera corrisponda ad una sistematica sottrazione della propria libertà individuale fino al punto di negarla, esattamente come avviene in una società Orwelliana e poi come successivamente sostenuto da Wenders nel suo Crimini Invisibili.
Da individualità ad individualismo, Di Nucci sembra voler andare oltre le proprie intenzioni, amplificandone l'essenza laddove inserisca l'isolamento come elemento straniante. Immersi in una dimensione di un bianco tanto assoluto quanto abbacinante, i suoi protagonisti sono come ermeticamente sigillati nelle proprie sfere sensoriali, vuoti pneumatici, come sperduti in oceani di solitudine.
Lontanissimi seppure demograficamente mai tanto vicini. " Just a castaway An island lost at sea Another lonely day With no one here but me....Seems I'm not alone at being alone. A hundred billion castaways Looking for a home...", così cantavano dolentemente i Police nel lontano 1979, prefigurando una società esistenzialmente alienata dal e nel proprio isolamento. Di Nucci, guarda alla suggestione ora letteraria, ora cinematografica e musicale e con un occhio a George Ritzer filologicamente la rinnova. Undici opere per rappresentare tra surrealismo e iperealismo, il non-luogo e l'assenza di contatto.
Le sue figure "rubate" dalla telecamera rimarcano quell'ormai endemica assenza di riservatezza che la società moderna sembra esser disponibile a concedere a favore di una più vistosa percezione di sicurezza, trascurando, o meglio, decidendo di non vedere come ogni passaggio di telecamera corrisponda ad una sistematica sottrazione della propria libertà individuale fino al punto di negarla, esattamente come avviene in una società Orwelliana e poi come successivamente sostenuto da Wenders nel suo Crimini Invisibili.
Da individualità ad individualismo, Di Nucci sembra voler andare oltre le proprie intenzioni, amplificandone l'essenza laddove inserisca l'isolamento come elemento straniante. Immersi in una dimensione di un bianco tanto assoluto quanto abbacinante, i suoi protagonisti sono come ermeticamente sigillati nelle proprie sfere sensoriali, vuoti pneumatici, come sperduti in oceani di solitudine.
Lontanissimi seppure demograficamente mai tanto vicini. " Just a castaway An island lost at sea Another lonely day With no one here but me....Seems I'm not alone at being alone. A hundred billion castaways Looking for a home...", così cantavano dolentemente i Police nel lontano 1979, prefigurando una società esistenzialmente alienata dal e nel proprio isolamento. Di Nucci, guarda alla suggestione ora letteraria, ora cinematografica e musicale e con un occhio a George Ritzer filologicamente la rinnova. Undici opere per rappresentare tra surrealismo e iperealismo, il non-luogo e l'assenza di contatto.
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