Mario Logli. Custode della bellezza
Dal 01 Febbraio 2024 al 07 Aprile 2024
Pesaro | Pesaro e Urbino
Luogo: Palazzo Mosca - Musei Civici
Indirizzo: Piazzetta Mosca 29
Orari: martedì-domenica e festivi 10-13 / 15.30-18.30
Curatori: Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli
Enti promotori:
- Comune di Pesaro
Costo del biglietto: ingresso con Card Pesaro Capitale, gratuito fino a 18 anni
Telefono per informazioni: +39 0721 387541
E-Mail info: info@pesaromusei.it
Mercoledì 31 gennaio (ore 18) a Palazzo Mosca-Musei Civici, Pesaro Musei inaugura la monografica di Mario Logli(Urbino, 1933 - Pesaro, 2020), artista protagonista della seconda metà del novecento e dei primi anni del nuovo secolo.
‘Mario Logli. Custode della bellezza’ è il titolo della mostra a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli, che rientra nel palinsesto ufficiale di Pesaro 2024 ed è promossa dal Comune di Pesaro con il contributo della Regione Marche, in partenariato con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino e l’Accademia Raffaello. L’organizzazione è a cura della Fondazione Pescheria - Centro Arti Visive.
“Fai in modo che questa città non ti cambi”: queste le parole che Pier Paolo Pasolini rivolse al giovane Mario Logli che, appena trasferitosi a Milano, si trovava a realizzare la copertina di Ragazzi di vita. La casa editrice Garzanti lo aveva appena assunto per illustrare una serie di classici e, nella frenesia della metropoli, poteva essere questo il pericolo per un ragazzo alla ricerca del proprio futuro: smarrire se stesso dimenticando i propri luoghi d’origine e l’identità della loro tradizione. Non per Logli, però, che questa identità seppe tenerla sempre stretta a sé, riproponendola in centinaia di tele destinate a dare forma a quella geografia dell’anima entro cui si ritrovano le proprie radici e le proprie individualità.
A quasi quattro anni dalla sua morte, anche Pesaro - città scelta da Logli per vivere, cui era profondamente legato - omaggia l’artista con un’esposizione che affronta in maniera nuova la sua produzione, indagata per la prima volta alla luce di documenti e opere inediti che consentiranno una nuova lettura della sua poetica e di approfondire il rapporto con il capoluogo adriatico e con il mare, elemento che torna frequentemente nei suoi paesaggi. Grazie a questo materiale e ai dipinti esposti, provenienti dalla collezione della famiglia Logli e dall’importante deposito destinato dal pittore all’ateneo di Urbino, per la prima volta è possibile ritessere il legame non solo con i modelli moderni studiati da Logli - tra gli altri René Magritte, Giorgio De Chirico e Osvaldo Licini - ma anche con gli amici di una vita che, come lui, a lungo hanno raccontato il territorio e le contraddizioni del loro tempo: Paolo Volponi, Carlo Bo e Mario Giacomelli.
Con la sua pittura, Logli ha saputo custodire le tradizioni e i costumi della sua terra d’origine e, parallelamente, interpretare con personalità ed energia le sfide più complesse della sua contemporaneità, fino a questioni - come quella ecologica e della tutela del patrimonio culturale - da lui affrontate in anticipo rispetto ai tempi. Articolata in tre sezioni, la mostra intende raccontare i temi cui Mario Logli si è dedicato durante tutta la vita e che, attraverso i suoi soggetti così magnetici e oniricamente evocativi, lo hanno reso custode della storia secolare e, insieme, visionario interprete di argomenti di stringente attualità: questo il commento dei curatori Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli.
Nella sezione ‘Il ricordo, il gioco e l’infanzia’, riaffiora il ricordo dell’infanzia passata a giocare e a sperimentare. Soggetti delle tele sono, appunto, i giocattoli di Logli, sistemati alla rinfusa su pavimenti e mensole come nelle solenni nature morte intarsiate nello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino. Controcampo alle vedute urbinati, i paesaggi marini di Pesaro e Senigallia, dove l’artista era solito passare le sue vacanze.
Nella sezione ‘In difesa dell’ambiente’, compare la tematica ecologica che per Logli diventa fondamentale già a partire dagli anni Settanta - appena arrivato a Milano -, quando nella sua produzione compaiono per la prima volta gli Invasori: entità inorganiche e robotiche, allegorie dell’inquinamento e creature spregevoli che rappresentano la pratica sconsiderata di chi, irrispettoso della bellezza della natura, la sporca con scorie e rifiuti.
In ‘Custodire la bellezza’, la più caratteristica tra le produzioni di Logli: le ‘Isole volanti’, città sospese come astronavi o aquiloni che si innalzano nel cielo per distaccarsi da una terra fredda che pare non le comprenda più. In questi paesaggi, nati da suggestioni surrealiste ma ben presto diventati firma di Logli in tutto il mondo, si racconta il messaggio della tutela del patrimonio artistico nella sua accezione più moderna, comprensiva delle consistenze materiali e immateriali. Il tentativo di raffigurare queste geografie dell’anima avvicina Logli ad un altro maestro del nostro tempo: Mario Giacomelli. La seconda parte della sezione racconta per la prima volta il solido rapporto di amicizia e stima tra i due artisti, uniti nel comune obiettivo: custodire la bellezza.
Mario Logli (Urbino, 1933 - Pesaro, 2020)
Si forma presso l’Istituto di Belle Arti di Urbino specializzandosi in tecniche grafiche e incisione con Carlo Ceci, maestro d’eccellenza al quale rimane sempre legato da stima e affetto profondi, anche dopo essersi trasferito in Lombardia nella seconda metà degli anni Cinquanta per lavorare prima per Garzanti e poi De Agostini. A questa sua lunga esperienza nel settore dell’illustrazione editoriale si aggiunge presto anche quella come scenografo e disegnatore di costumi per il Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con Ezio Frigerio. Cominciata nel 1970 e coronata subito da rinomati riscontri, come le segnalazioni per due anni consecutivi nel catalogo Bolaffi (1973-1974), la carriera artistica di Logli culmina con importanti riconoscimenti e prestigiose partecipazioni. Occorre ricordare almeno il premio “Lombardia”, il premio “Arte Fantastica” ricevuto a Stoccarda, il premio “Mostra di Grafica Internazionale” riconosciutogli a Barcellona, il prestigioso “Sigillo d’Ateneo” assegnatogli dall’Università degli Studi di Urbino, la cittadinanza onoraria riconosciutagli dal Comune di Urbino e la presenza in rassegne internazionali come l’“Arte Europea in Giappone”, svoltasi nel Museo Laforet di Tokyo, e la 54a edizione della Biennale di Venezia. Numerose anche le personali, l’ultima delle quali si è tenuta nel 2017 contemporaneamente presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, la Rocca Roveresca di Senigallia e la Rocca di Gradara, riscuotendo enorme successo di pubblico.
‘Mario Logli. Custode della bellezza’ è il titolo della mostra a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli, che rientra nel palinsesto ufficiale di Pesaro 2024 ed è promossa dal Comune di Pesaro con il contributo della Regione Marche, in partenariato con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, ISIA Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino e l’Accademia Raffaello. L’organizzazione è a cura della Fondazione Pescheria - Centro Arti Visive.
“Fai in modo che questa città non ti cambi”: queste le parole che Pier Paolo Pasolini rivolse al giovane Mario Logli che, appena trasferitosi a Milano, si trovava a realizzare la copertina di Ragazzi di vita. La casa editrice Garzanti lo aveva appena assunto per illustrare una serie di classici e, nella frenesia della metropoli, poteva essere questo il pericolo per un ragazzo alla ricerca del proprio futuro: smarrire se stesso dimenticando i propri luoghi d’origine e l’identità della loro tradizione. Non per Logli, però, che questa identità seppe tenerla sempre stretta a sé, riproponendola in centinaia di tele destinate a dare forma a quella geografia dell’anima entro cui si ritrovano le proprie radici e le proprie individualità.
A quasi quattro anni dalla sua morte, anche Pesaro - città scelta da Logli per vivere, cui era profondamente legato - omaggia l’artista con un’esposizione che affronta in maniera nuova la sua produzione, indagata per la prima volta alla luce di documenti e opere inediti che consentiranno una nuova lettura della sua poetica e di approfondire il rapporto con il capoluogo adriatico e con il mare, elemento che torna frequentemente nei suoi paesaggi. Grazie a questo materiale e ai dipinti esposti, provenienti dalla collezione della famiglia Logli e dall’importante deposito destinato dal pittore all’ateneo di Urbino, per la prima volta è possibile ritessere il legame non solo con i modelli moderni studiati da Logli - tra gli altri René Magritte, Giorgio De Chirico e Osvaldo Licini - ma anche con gli amici di una vita che, come lui, a lungo hanno raccontato il territorio e le contraddizioni del loro tempo: Paolo Volponi, Carlo Bo e Mario Giacomelli.
Con la sua pittura, Logli ha saputo custodire le tradizioni e i costumi della sua terra d’origine e, parallelamente, interpretare con personalità ed energia le sfide più complesse della sua contemporaneità, fino a questioni - come quella ecologica e della tutela del patrimonio culturale - da lui affrontate in anticipo rispetto ai tempi. Articolata in tre sezioni, la mostra intende raccontare i temi cui Mario Logli si è dedicato durante tutta la vita e che, attraverso i suoi soggetti così magnetici e oniricamente evocativi, lo hanno reso custode della storia secolare e, insieme, visionario interprete di argomenti di stringente attualità: questo il commento dei curatori Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli.
Nella sezione ‘Il ricordo, il gioco e l’infanzia’, riaffiora il ricordo dell’infanzia passata a giocare e a sperimentare. Soggetti delle tele sono, appunto, i giocattoli di Logli, sistemati alla rinfusa su pavimenti e mensole come nelle solenni nature morte intarsiate nello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino. Controcampo alle vedute urbinati, i paesaggi marini di Pesaro e Senigallia, dove l’artista era solito passare le sue vacanze.
Nella sezione ‘In difesa dell’ambiente’, compare la tematica ecologica che per Logli diventa fondamentale già a partire dagli anni Settanta - appena arrivato a Milano -, quando nella sua produzione compaiono per la prima volta gli Invasori: entità inorganiche e robotiche, allegorie dell’inquinamento e creature spregevoli che rappresentano la pratica sconsiderata di chi, irrispettoso della bellezza della natura, la sporca con scorie e rifiuti.
In ‘Custodire la bellezza’, la più caratteristica tra le produzioni di Logli: le ‘Isole volanti’, città sospese come astronavi o aquiloni che si innalzano nel cielo per distaccarsi da una terra fredda che pare non le comprenda più. In questi paesaggi, nati da suggestioni surrealiste ma ben presto diventati firma di Logli in tutto il mondo, si racconta il messaggio della tutela del patrimonio artistico nella sua accezione più moderna, comprensiva delle consistenze materiali e immateriali. Il tentativo di raffigurare queste geografie dell’anima avvicina Logli ad un altro maestro del nostro tempo: Mario Giacomelli. La seconda parte della sezione racconta per la prima volta il solido rapporto di amicizia e stima tra i due artisti, uniti nel comune obiettivo: custodire la bellezza.
Mario Logli (Urbino, 1933 - Pesaro, 2020)
Si forma presso l’Istituto di Belle Arti di Urbino specializzandosi in tecniche grafiche e incisione con Carlo Ceci, maestro d’eccellenza al quale rimane sempre legato da stima e affetto profondi, anche dopo essersi trasferito in Lombardia nella seconda metà degli anni Cinquanta per lavorare prima per Garzanti e poi De Agostini. A questa sua lunga esperienza nel settore dell’illustrazione editoriale si aggiunge presto anche quella come scenografo e disegnatore di costumi per il Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con Ezio Frigerio. Cominciata nel 1970 e coronata subito da rinomati riscontri, come le segnalazioni per due anni consecutivi nel catalogo Bolaffi (1973-1974), la carriera artistica di Logli culmina con importanti riconoscimenti e prestigiose partecipazioni. Occorre ricordare almeno il premio “Lombardia”, il premio “Arte Fantastica” ricevuto a Stoccarda, il premio “Mostra di Grafica Internazionale” riconosciutogli a Barcellona, il prestigioso “Sigillo d’Ateneo” assegnatogli dall’Università degli Studi di Urbino, la cittadinanza onoraria riconosciutagli dal Comune di Urbino e la presenza in rassegne internazionali come l’“Arte Europea in Giappone”, svoltasi nel Museo Laforet di Tokyo, e la 54a edizione della Biennale di Venezia. Numerose anche le personali, l’ultima delle quali si è tenuta nel 2017 contemporaneamente presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, la Rocca Roveresca di Senigallia e la Rocca di Gradara, riscuotendo enorme successo di pubblico.
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