Angelo Zanella. Fermo immagine
Dal 14 Settembre 2014 al 05 Ottobre 2014
Assisi | Perugia
Luogo: Minigallery
Indirizzo: via Portica 26
Orari: 10.30-13.30 / 15-19.30; chiuso mercoledì
Curatori: Minigallery
Enti promotori:
- Città di Assisi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 333 2946260
E-Mail info: stefano.frascarelli@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.minigallery.it
Sugli animali è come se Angelo Zanella stesse girando un documentario di cui ci propone una serie di fermo-immagine per fissare la nostra attenzione sui protagonisti. Le inquadrature normalmente sono frontali o di profilo ed in entrambe i casi non descrivono semplicemente il soggetto, piuttosto lo celebrano e immediatamente dopo concedono loro una muta dichiarazione.
Gli animali dipinti di profilo hanno qualcosa di monumentale, la loro sagoma riempie fino al limite il perimetro del quadro ed appare statuaria ed infrangibile. L’imponenza delle forme e l’autorevolezza della postura incutono soggezione e rispetto, trapela dai dipinti uno stato fiero, incurante e distaccato e questa percezione è amplificata rispetto a quella che avremmo guardando l’immagine continua di un video dove potremmo cogliere imperfezioni o dettagli che ci distrarrebbero.
A tradire la forza quasi rocciosa dell’elefante o del toro il loro occhio, una piccola parte del dipinto, appena più di una pennellata, una velatura umida inserita in una struttura solida. Quei piccoli occhi, a fronte della grande mole glaciale (così è resa anche dalla scelta cromatica), sono espressivi e svelano un animo con meno muscoli e molti timori, forse perché nella loro posa questi animali sanno qual è l’imprevedibile natura degli occhi che li sta osservando.
In modo analogo per gli animali ritratti di fronte, l’intensità degli sguardi prende il sopravvento sul resto della figura, il privilegio a cui la bestia ha avuto accesso venendo ritratta come un nobile d’altri tempi non risolve il dilemma della fiducia. Lo sguardo dell’animale è più concentrato e attento di quello di chi osserva, è più esigente e sembra chiedere, senza voler pretendere, attenzione e rispetto. Anche il grande elefante, che potrebbe imporre la sua forza e le sue zanne, si pone inoffensivo e paziente. Gli animali, in cerca di un confronto, si sono rinchiusi nel perimetro di una tela per chiedere a chi li incontra di avere libertà rispetto ai perimetri ben più duri che l’uomo normalmente gli pone attorno.
Gli animali dipinti di profilo hanno qualcosa di monumentale, la loro sagoma riempie fino al limite il perimetro del quadro ed appare statuaria ed infrangibile. L’imponenza delle forme e l’autorevolezza della postura incutono soggezione e rispetto, trapela dai dipinti uno stato fiero, incurante e distaccato e questa percezione è amplificata rispetto a quella che avremmo guardando l’immagine continua di un video dove potremmo cogliere imperfezioni o dettagli che ci distrarrebbero.
A tradire la forza quasi rocciosa dell’elefante o del toro il loro occhio, una piccola parte del dipinto, appena più di una pennellata, una velatura umida inserita in una struttura solida. Quei piccoli occhi, a fronte della grande mole glaciale (così è resa anche dalla scelta cromatica), sono espressivi e svelano un animo con meno muscoli e molti timori, forse perché nella loro posa questi animali sanno qual è l’imprevedibile natura degli occhi che li sta osservando.
In modo analogo per gli animali ritratti di fronte, l’intensità degli sguardi prende il sopravvento sul resto della figura, il privilegio a cui la bestia ha avuto accesso venendo ritratta come un nobile d’altri tempi non risolve il dilemma della fiducia. Lo sguardo dell’animale è più concentrato e attento di quello di chi osserva, è più esigente e sembra chiedere, senza voler pretendere, attenzione e rispetto. Anche il grande elefante, che potrebbe imporre la sua forza e le sue zanne, si pone inoffensivo e paziente. Gli animali, in cerca di un confronto, si sono rinchiusi nel perimetro di una tela per chiedere a chi li incontra di avere libertà rispetto ai perimetri ben più duri che l’uomo normalmente gli pone attorno.
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