Pengo. Vibrazioni cosmiche

Pengo. Vibrazioni cosmiche, Galleria Cavour, Padova
Dal 13 Gennaio 2024 al 25 Febbraio 2024
Padova
Luogo: Galleria Cavour
Indirizzo: Piazza Cavour
Orari: da martedì a domenica 15-20
Curatori: Guido Bartorelli, Giovanni Bianchi, Luca Luciani
Enti promotori:
- Assessorato alla Cultura del Comune di Padova
Costo del biglietto: Ingresso libero
“Bisogna porsi domande, nel buio involontario senza gravità.
Percorrere il sentiero obbligato lasciando impronte di effimere
indulgenze, verso la luce promessa del vuoto energetico”
Renato Pengo
Negli ultimi dieci anni la ricerca di Renato Pengo si è indirizzata verso una profonda riflessione sulla visione facendo sempre riferimento al momento in cui questa è entrata in crisi, e cioè quando si è manifestato lo shock tecnologico, tipico della modernità, che rende difficile ricomporre in un vero e proprio “vissuto” quanto man mano percepiamo. Siamo soggetti ad un “affaticamento” visivo, ad una iperstimolazione, che ha compromesso la nostra capacità di contemplare e di provare emozioni nell’atto di osservare. In risposta a questa saturazione, dovuta ad un consumo indiscriminato di rappresentazioni, Pengo mantiene fede al suo impegno di tenere viva l’analisi critica; credendo «nell’evoluzione del pensiero e nella possibilità che il linguaggio alchemico possa diventare anche un bisogno», sceglie di continuare a «volare più in alto e nei luoghi estremi del visibile e dell’invisibile».
La mostra “Pengo. Vibrazioni cosmiche” allestita presso la Galleria civica Cavour dal prossimo 13 gennaio presenterà per la prima volta al pubblico una selezione delle opere di Renato Pengo appartenenti a cicli recenti (dieci anni di indediti: 2013-2023).
Il percorso espositivo si concentra principalmente su quattro serie pittoriche: Visioni interiori (dal 2013), Visionarie presenze (dal 2014), Geometrie del vuoto (dal 2018) e Vibrazioni cosmiche (su tela dal 2019; su plexiglass dal 2023), conseguenti l’una all’altra come le tappe di un percorso interiore in togliere, verso l’invisibile.
Con fare analitico, la pittura di Pengo muove dall’elaborazione del motivo della neve televisiva per trasfigurarlo in texture che non smettono di dichiarare la propria origine, pur nella variazione sistematica. Esse sono declinate in relazione con la superficie del supporto, con l’andamento perturbato dei segni e le strutture instabili che ne emergono, sospese tra geometria e fluttuazione.
Focus della mostra sono le Vibrazioni cosmiche, ultimi lavori di Pengo che si presentano come indagini approfondite sui temi del vuoto e della trasparenza. Il materiale scelto è il plexiglas, composizione plastica che si sostituisce alla tela e alla pittura e permette all’artista di lavorare e sperimentare sul concetto, a lui caro, di visibile e invisibile.
L’ambiguità spaziale del supporto, che mette in discussione il concetto di profondità, si rivela un significativo “territorio” generativo. “Scivolando” nel vuoto, Pengo vuole ristabilire un contatto tra visibile e invisibile per riconsegnare allo spettatore il senso e il valore della visione.
Ad affiancare le opere esposte, un’importante sezione è dedicata a cinque video realizzati da Pengo che offrono la possibilità di conoscere un altro aspetto interessante della sua ricerca artistica, dove il rapporto tra dipinti e schermo è imprescindibile. Se l’artista dipinge schermi, pur con tutte le ambiguità che il cortocircuito macchina-mano comporta, è giusto che lo schermo sia in mostra per permettere al pubblico di scoprire, nella diversità fisica, il legame di appropriazione.
Ma essendo Pengo videoartista oltre che pittore, lo schermo c’è pure per trasmettere opere-video, che perseguono anch’esse l’indagine del visibile: Shock (1991), Scivolare (1993), Diamente (1996), Sogni-sogno(1998), Traparentesi (1998).
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato che, oltre a presentare i lavori esposti, offre l’opportunità di approfondire alcuni aspetti legati al suo lavoro, con un affondo storico sugli anni Settanta e sulla pratica performativa. Completa il catalogo un accurato apparato biografico e bibliografico.
“Pengo. Vibrazioni cosmiche” è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova con il patrocinio del Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica dell’Università degli Studi di Padova.
Percorrere il sentiero obbligato lasciando impronte di effimere
indulgenze, verso la luce promessa del vuoto energetico”
Renato Pengo
Negli ultimi dieci anni la ricerca di Renato Pengo si è indirizzata verso una profonda riflessione sulla visione facendo sempre riferimento al momento in cui questa è entrata in crisi, e cioè quando si è manifestato lo shock tecnologico, tipico della modernità, che rende difficile ricomporre in un vero e proprio “vissuto” quanto man mano percepiamo. Siamo soggetti ad un “affaticamento” visivo, ad una iperstimolazione, che ha compromesso la nostra capacità di contemplare e di provare emozioni nell’atto di osservare. In risposta a questa saturazione, dovuta ad un consumo indiscriminato di rappresentazioni, Pengo mantiene fede al suo impegno di tenere viva l’analisi critica; credendo «nell’evoluzione del pensiero e nella possibilità che il linguaggio alchemico possa diventare anche un bisogno», sceglie di continuare a «volare più in alto e nei luoghi estremi del visibile e dell’invisibile».
La mostra “Pengo. Vibrazioni cosmiche” allestita presso la Galleria civica Cavour dal prossimo 13 gennaio presenterà per la prima volta al pubblico una selezione delle opere di Renato Pengo appartenenti a cicli recenti (dieci anni di indediti: 2013-2023).
Il percorso espositivo si concentra principalmente su quattro serie pittoriche: Visioni interiori (dal 2013), Visionarie presenze (dal 2014), Geometrie del vuoto (dal 2018) e Vibrazioni cosmiche (su tela dal 2019; su plexiglass dal 2023), conseguenti l’una all’altra come le tappe di un percorso interiore in togliere, verso l’invisibile.
Con fare analitico, la pittura di Pengo muove dall’elaborazione del motivo della neve televisiva per trasfigurarlo in texture che non smettono di dichiarare la propria origine, pur nella variazione sistematica. Esse sono declinate in relazione con la superficie del supporto, con l’andamento perturbato dei segni e le strutture instabili che ne emergono, sospese tra geometria e fluttuazione.
Focus della mostra sono le Vibrazioni cosmiche, ultimi lavori di Pengo che si presentano come indagini approfondite sui temi del vuoto e della trasparenza. Il materiale scelto è il plexiglas, composizione plastica che si sostituisce alla tela e alla pittura e permette all’artista di lavorare e sperimentare sul concetto, a lui caro, di visibile e invisibile.
L’ambiguità spaziale del supporto, che mette in discussione il concetto di profondità, si rivela un significativo “territorio” generativo. “Scivolando” nel vuoto, Pengo vuole ristabilire un contatto tra visibile e invisibile per riconsegnare allo spettatore il senso e il valore della visione.
Ad affiancare le opere esposte, un’importante sezione è dedicata a cinque video realizzati da Pengo che offrono la possibilità di conoscere un altro aspetto interessante della sua ricerca artistica, dove il rapporto tra dipinti e schermo è imprescindibile. Se l’artista dipinge schermi, pur con tutte le ambiguità che il cortocircuito macchina-mano comporta, è giusto che lo schermo sia in mostra per permettere al pubblico di scoprire, nella diversità fisica, il legame di appropriazione.
Ma essendo Pengo videoartista oltre che pittore, lo schermo c’è pure per trasmettere opere-video, che perseguono anch’esse l’indagine del visibile: Shock (1991), Scivolare (1993), Diamente (1996), Sogni-sogno(1998), Traparentesi (1998).
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato che, oltre a presentare i lavori esposti, offre l’opportunità di approfondire alcuni aspetti legati al suo lavoro, con un affondo storico sugli anni Settanta e sulla pratica performativa. Completa il catalogo un accurato apparato biografico e bibliografico.
“Pengo. Vibrazioni cosmiche” è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova con il patrocinio del Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica dell’Università degli Studi di Padova.
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