Tre collari. I gioielli della devozione
Dal 14 Marzo 2024 al 14 Maggio 2024
Napoli
Luogo: Museo del Tesoro di San Gennaro
Indirizzo: Via Duomo 149
Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 18
Curatori: Laura Giusti
Enti promotori:
- Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro
Sito ufficiale: http://www.tesorosangennaro.it
“Tre collari. I gioielli della devozione” è il titolo della mostra a cura di Laura Giusti che apre al pubblico da giovedì 14 marzo al Museo del Tesoro di San Gennaro. L’esposizione propone un confronto fra tre simboli della devozione di Napoli, mettendo per la prima volta in dialogoil collare di San Vincenzo Ferrer, storico protettore del quartiere Sanità,conservato nel Museo Diocesano di Napoli e di proprietà del Fondo edifici di culto, con il collare “solenne” di San Gennaro, di valore inestimabile, che conserva le offerte di sovrani e regnanti, eil collare Spera straordinaria testimonianza della devozione di una famiglia napoletana per il Santo Patrono.
Un intreccio inscindibile tra arte, storia e fede, dove gli splendidi collari - ciascuno con il proprio vissuto - sono preziose testimonianze del passato della città, e rappresentano forme e segnali di differenti tipi di culto per due santi veneratissimi.
A presentare questa mattina la mostra sono intervenuti Mons. Vincenzo De Gregorio, Abate Prelato della Cappella del Tesorodi San Gennaro, Mons. Adolfo Russo, già Direttore del Museo Diocesano di Napoli, Riccardo Imperiali di Francavilla, Deputazione Cappella del Tesoro di San Gennaro, Francesca Ummarino, direttrice del Museo del Tesoro di San Gennaro, Laura Giusti, curatrice del Museo del Tesoro di San Gennaro e Ilaria D’Uva, CEO D’Uva srl.
Allestiti nella Sala della Mitra, i tre collari sono accompagnati dalle immagini (foto di Simone Florena) che ritraggono la statua lignea di San Vincenzo e il busto reliquario di San Gennaro mentre indossano i preziosi pettorali.
L’esposizione, aperta fino al 14 maggio 2024, nasce dalla ricerca scientifica di Laura e Paola Giusti sulla storia dei bellissimi ornamenti, con approfondimenti inediti che hanno permesso di aggiungere nuovi importanti dettagli sulla storia delle donazioni e dei preziosi gioielli.
Il catalogo, pubblicato da D’Uva, ricco di notizie e documenti sulla storia dei preziosi manufatti raccoglie, inoltre, le introduzioni di Mons. Vincenzo De Gregorio, Francesca Ummarino e Riccardo Carafa D’Andria, vicepresidente della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Le ricerche condotte nell’archivio della Cappella del Tesoro hanno permesso di ritrovare molti documenti inediti sugli aspetti devozionali, storici, artistici dei due collari di San Gennaro, creati per adornare il busto reliquario del Santo.
Il lavoro ha approfondito la conoscenza di uno dei gioielli più preziosi d’Europa: il collare 'solenne', ornamento dal valore eccezionale, con migliaia di pietre preziose fra smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti - donati da re e regine o acquistati dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro - che veniva posto sul busto del Santo nelle occasioni, appunto, solenni. La sua storia ebbe origine nel 1679, quando la Deputazione commissionò all’orafo Michele Dato quella che è oggi la fascia superiore del gioiello. Nel XIX secolo questo fu trasformato nel grandioso pettorale che oggi ammiriamo attraverso un percorso articolato e non ancora del tutto chiarito. Grazie al ritrovamento di un documento del 7 settembre 1825, è tuttavia possibile aggiungere nuovi, importanti tasselli alla ricostruzione della cronologia dell’assemblaggio dei monili, e anticipare di circa vent’anni la prima operazione di montaggio dei gioielli al collare.
Straordinaria testimonianza della devozione al Patrono di una famiglia napoletana è, invece, il Collare Spera, donato da Giovan Francesco Spera e da sua moglie Anna Lucrezia nel 1706. Prezioso esempio di reimpiego di gioielli nati per uso profano ad uso religioso, il collare è stato quasi dimenticato per secoli, “offuscato” dal bagliore e dall’importanza di quello solenne. Il cosiddetto collare 'feriale', frutto dell’assemblaggio di perle e di gioielli più modesti, forma un disegno elegante e rappresenta un unicum nella storia dell’oreficeria napoletana.
La data della donazione di molti gioielli sciolti (1704) e quella del loro montaggio sul collare (1706) consentono di datare i gioielli oggi presenti sul collare entro appunto il 1706: un nuovo, significativo elemento di conoscenza per la storia del gioiello napoletano del XVII secolo. In occasione della mostra è stato, inoltre, possibile studiare per la prima volta il retro dell’opera, in argento, dove sono incisi la data del montaggio, il nome e lo stemma della famiglia Spera. Da sottolineare come la proposta di Francesco Spera di fare montare le gioie della sua donazione in un collare per il busto di San Gennaro colmava una lacuna nel patrimonio della Deputazione, cioè la mancanza di un collare ‘feriale’ meno appariscente e prezioso di quello solenne.
Entrambi i collari di San Gennaro sono stati, inoltre, “inconsapevoli” ma efficaci strumenti di conservazione dei gioielli donati al santo, spesso venduti ed utilizzati nel corso dei secoli per far fronte alle esigenze più disparate.
Ben diversa, più "povera" ma non meno interessante, è la storia del collare di San Vincenzo Ferrer della Basilica di Santa Maria della Sanità, conosciuta come la chiesa di San Vincenzo “‘o Munacone”, dove ferve vivissimo il culto per il predicatore domenicano che secondo la tradizione fermò l’epidemia di colera del 1836-‘37. La scultura lignea di San Vincenzo viene ancora oggi portata in processione “vestita” con due ricchi ornamenti realizzati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo: il collare e il grembiule, frutto dell’assemblaggio su un supporto in tessuto di gioielli donati al santo in epoche diverse.
Sul collare sono montati monili di valore contenuto, di provenienza popolare o piccolo borghese, assemblati elegantemente in un insieme ricchissimo. È il popolo che si priva dei suoi gioielli per donarli al santo domenicano, e che dona tutt’ora oggetti che vengono sapientemente composti in un insieme ricco ed armonico.
I due collari per il Busto di San Gennaro e quello per la scultura di San Vincenzo Ferrer, frutto dell’incredibile lavoro di artigiani e orafi, rappresentano e manifestano in modo differente, emblematico e "tangibile" - con oro, argento, pietre preziose, gioielli e monili – la storia della devozione per i due Santi sia da parte di sovrani, regnanti, nobili, sia da parte del popolo che continua ad offrire e a dimostrare la sua fede.
Per la prima volta insieme i Tre Collari in mostra permetteranno di immergersi in questa storia che nasce nel passato, e che prosegue e vive ancora oggi a Napoli.
Un intreccio inscindibile tra arte, storia e fede, dove gli splendidi collari - ciascuno con il proprio vissuto - sono preziose testimonianze del passato della città, e rappresentano forme e segnali di differenti tipi di culto per due santi veneratissimi.
A presentare questa mattina la mostra sono intervenuti Mons. Vincenzo De Gregorio, Abate Prelato della Cappella del Tesorodi San Gennaro, Mons. Adolfo Russo, già Direttore del Museo Diocesano di Napoli, Riccardo Imperiali di Francavilla, Deputazione Cappella del Tesoro di San Gennaro, Francesca Ummarino, direttrice del Museo del Tesoro di San Gennaro, Laura Giusti, curatrice del Museo del Tesoro di San Gennaro e Ilaria D’Uva, CEO D’Uva srl.
Allestiti nella Sala della Mitra, i tre collari sono accompagnati dalle immagini (foto di Simone Florena) che ritraggono la statua lignea di San Vincenzo e il busto reliquario di San Gennaro mentre indossano i preziosi pettorali.
L’esposizione, aperta fino al 14 maggio 2024, nasce dalla ricerca scientifica di Laura e Paola Giusti sulla storia dei bellissimi ornamenti, con approfondimenti inediti che hanno permesso di aggiungere nuovi importanti dettagli sulla storia delle donazioni e dei preziosi gioielli.
Il catalogo, pubblicato da D’Uva, ricco di notizie e documenti sulla storia dei preziosi manufatti raccoglie, inoltre, le introduzioni di Mons. Vincenzo De Gregorio, Francesca Ummarino e Riccardo Carafa D’Andria, vicepresidente della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Le ricerche condotte nell’archivio della Cappella del Tesoro hanno permesso di ritrovare molti documenti inediti sugli aspetti devozionali, storici, artistici dei due collari di San Gennaro, creati per adornare il busto reliquario del Santo.
Il lavoro ha approfondito la conoscenza di uno dei gioielli più preziosi d’Europa: il collare 'solenne', ornamento dal valore eccezionale, con migliaia di pietre preziose fra smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti - donati da re e regine o acquistati dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro - che veniva posto sul busto del Santo nelle occasioni, appunto, solenni. La sua storia ebbe origine nel 1679, quando la Deputazione commissionò all’orafo Michele Dato quella che è oggi la fascia superiore del gioiello. Nel XIX secolo questo fu trasformato nel grandioso pettorale che oggi ammiriamo attraverso un percorso articolato e non ancora del tutto chiarito. Grazie al ritrovamento di un documento del 7 settembre 1825, è tuttavia possibile aggiungere nuovi, importanti tasselli alla ricostruzione della cronologia dell’assemblaggio dei monili, e anticipare di circa vent’anni la prima operazione di montaggio dei gioielli al collare.
Straordinaria testimonianza della devozione al Patrono di una famiglia napoletana è, invece, il Collare Spera, donato da Giovan Francesco Spera e da sua moglie Anna Lucrezia nel 1706. Prezioso esempio di reimpiego di gioielli nati per uso profano ad uso religioso, il collare è stato quasi dimenticato per secoli, “offuscato” dal bagliore e dall’importanza di quello solenne. Il cosiddetto collare 'feriale', frutto dell’assemblaggio di perle e di gioielli più modesti, forma un disegno elegante e rappresenta un unicum nella storia dell’oreficeria napoletana.
La data della donazione di molti gioielli sciolti (1704) e quella del loro montaggio sul collare (1706) consentono di datare i gioielli oggi presenti sul collare entro appunto il 1706: un nuovo, significativo elemento di conoscenza per la storia del gioiello napoletano del XVII secolo. In occasione della mostra è stato, inoltre, possibile studiare per la prima volta il retro dell’opera, in argento, dove sono incisi la data del montaggio, il nome e lo stemma della famiglia Spera. Da sottolineare come la proposta di Francesco Spera di fare montare le gioie della sua donazione in un collare per il busto di San Gennaro colmava una lacuna nel patrimonio della Deputazione, cioè la mancanza di un collare ‘feriale’ meno appariscente e prezioso di quello solenne.
Entrambi i collari di San Gennaro sono stati, inoltre, “inconsapevoli” ma efficaci strumenti di conservazione dei gioielli donati al santo, spesso venduti ed utilizzati nel corso dei secoli per far fronte alle esigenze più disparate.
Ben diversa, più "povera" ma non meno interessante, è la storia del collare di San Vincenzo Ferrer della Basilica di Santa Maria della Sanità, conosciuta come la chiesa di San Vincenzo “‘o Munacone”, dove ferve vivissimo il culto per il predicatore domenicano che secondo la tradizione fermò l’epidemia di colera del 1836-‘37. La scultura lignea di San Vincenzo viene ancora oggi portata in processione “vestita” con due ricchi ornamenti realizzati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo: il collare e il grembiule, frutto dell’assemblaggio su un supporto in tessuto di gioielli donati al santo in epoche diverse.
Sul collare sono montati monili di valore contenuto, di provenienza popolare o piccolo borghese, assemblati elegantemente in un insieme ricchissimo. È il popolo che si priva dei suoi gioielli per donarli al santo domenicano, e che dona tutt’ora oggetti che vengono sapientemente composti in un insieme ricco ed armonico.
I due collari per il Busto di San Gennaro e quello per la scultura di San Vincenzo Ferrer, frutto dell’incredibile lavoro di artigiani e orafi, rappresentano e manifestano in modo differente, emblematico e "tangibile" - con oro, argento, pietre preziose, gioielli e monili – la storia della devozione per i due Santi sia da parte di sovrani, regnanti, nobili, sia da parte del popolo che continua ad offrire e a dimostrare la sua fede.
Per la prima volta insieme i Tre Collari in mostra permetteranno di immergersi in questa storia che nasce nel passato, e che prosegue e vive ancora oggi a Napoli.
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