Nuovo allestimento della Cappella di Sant’Aquilino

Il mosaico di Cristo tra gli Apostoli, Basilica di San Lorenzo Maggiore, Milano

 

Dal 18 Novembre 2015 al 31 Dicembre 2015

Milano

Luogo: Basilica di San Lorenzo Maggiore

Indirizzo: corso di Porta Ticinese 35

Orari: dal lunedì al sabato 9.30-18.30; domenica 9-19

Curatori: Silvia Lusuardi Siena, Elisabetta Neri



La millenaria storia di Milano si arricchisce di un nuovo importante capitolo.
Mercoledì 18 novembre 2015, infatti, s’inaugura il nuovo allestimento della cappella di Sant’Aquilino nella basilica di San Lorenzo Maggiore, curato da Silvia Lusuardi Siena, professore ordinario di Archeologia Medievale dell’Università Cattolica di Milano, ed Elisabetta Neri, cultrice della materia presso la stessa cattedra al Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell'Arte; grafica di Silvestro Bini.
L’evento giunge a seguito di un accurato iter di studi e restauri che hanno interessato la cappella e si prefigge di sottolineare il valore storico e monumentale del complesso di San Lorenzo Maggiore, al fine di rendere fruibile le importanti tracce dell’antico splendore della basilica.
L’iniziativa è parte del progetto “Non esiste in tutto il mondo una chiesa più bella (Benzo d’Alba): conoscere, valorizzare e divulgare il patrimonio di S. Lorenzo Maggiore a Milano”, fortemente voluto dalla comunità della parrocchia di San Lorenzo Maggiore attraverso il gruppo “Amici di Sant’Aquilino”, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte, Cattedra di Archeologia Medievale, Scuola di specializzazione in Beni archeologici, dalla Soprintendenza Archeologia della Lombardia, dalla Regione Lombardia.
“Se si vuole conoscere la Milano antica, non si può prescindere da San Lorenzo - afferma Mons. Gianni Zappa, parroco della basilica di San Lorenzo Maggiore. Il recupero di questa memoria costituisce uno dei progetti culturali tra i più significativi per tutta la città”.
“Con il nuovo allestimento - prosegue mons. Gianni Zappa - intendiamo valorizzare il tragitto della Milano antica che da sant’Eustorgio incrocia san Lorenzo, l’Ambrosiana, Sant’Ambrogio, arrivando fino in Duomo”. 
“Il nuovo allestimento didattico che oggi si inaugura in S. Aquilino - sottolinea Silvia Lusuardi Siena costituisce il primo risultato di un percorso di conoscenza e valorizzazione che ha come obbiettivo quello di ottenere l’attenzione delle istituzioni milanesi e dei concittadini sulla basilica di S. Lorenzo, uno dei monumenti della città tardoantica e paleocristiana più straordinari e conservati. Promuovere conoscenza e divulgarla, attivare il desiderio di capire, rispettare e quindi tutelare il patrimonio spirituale e materiale, bene e risorsa di tutta la città: è in questa prospettiva che abbiamo lavorato con i giovani archeologi”.
Dal canto suo, Elisabetta Neri ricorda come “La chiesa di S. Lorenzo appariva agli autori medievali, fin dall’VIII secolo, come una delle “più belle del mondo”. Sulle tracce di questo antico splendore, per citare il titolo del nostro progetto, abbiamo allestito in S. Aquilino un percorso didattico, esposto alcune ‘reliquie’ selezionate all’interno della gran mole di reperti recuperati negli scavi degli anni Trenta del Novecento, predisposto un filmato sulle pitture originali della galleria superiore della cappella, inaccessibile al pubblico”.
La cappella di S. Aquilino è uno dei tre corpi - assieme alla coeva cappella di Sant’Ippolito e a quella, cronologicamente successiva, di San Sisto - annessi alla basilica paleocristiana di San Lorenzo Maggiore.
Edificata intorno al 410, originariamente venne intitolata a S. Genesio, un cristiano di Arles che subì il martirio nel 303 durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano. Secondo la tradizione il culto del santo sarebbe stato introdotto dall’imperatrice Galla Placidia, le cui spoglie, secondo la tradizione cinquecentesca, furono conservate all’interno del monumentale sarcofago in marmo, ancora esistente nella cappella.
Sant’Aquilino presenta una pianta ottagonale, caratteristica particolarmente diffusa in edifici sepolcrali e battesimali perché simbolo dell’ottavo giorno, quello della Resurrezione. All’interno presenta nicchie circolari e rettangolari alternate, ricavate nello spessore dei muri e una galleria superiore.
Galvano Fiamma, cronista del XIV secolo, ricorda la decorazione della cappella in porfido, in marmi preziosi e in mosaico, con splendide figure. Allo stesso modo, il viaggiatore inglese Rudolph Symonds disegna, nel 1652, accanto al sarcofago ancora oggi conservato e alle immagini che ornavano le nicchie, la decorazione della cupola, dove appare una sfilata di figure stanti intorno a una fascia con ritratti iscritti in un cerchio e un medaglione centrale con un volto.
I ritrovamenti da scavo confermano queste fonti e ne arricchiscono il quadro: le pareti dell’ottagono erano rivestite da uno zoccolo con specchiature, sormontato da partiture architettoniche, scandite da lesene con capitelli pseudo-corinzi dove si notano ancora tracce di colore. Lo spazio tra una lesena e l’altra era occupato da grandi tondi, marcati da cornici curvilinee, come ancora oggi si può osservare nell’abside di San Vitale a Ravenna (VI secolo).
Il passaggio dall’atrio all’ottagono è sottolineato da un portale monumentale (4,82 x 3,70 m) in marmo di Luni, recuperato da un precedente edificio romano e datato alla prima metà del I secolo d.C.
La fascia superiore dell’architrave presenta una processione di bighe con divinità celesti o personificazioni di pianeti separate da conchiglie con coppie ora di delfini, ora di colombe. Gli stipiti sono decorati da una fascia con amorini e piccoli animali, seguita da altre due con candelabri vegetali alternati a piccoli quadretti figurati.
Anticamente, le quattro pareti dell’atrio della cappella erano impreziosite, nelle parti alte, da mosaici raffiguranti la Gerusalemme celeste. Le modeste porzioni che si sono conservate consentono di ricostruire l’organizzazione dell’intero ciclo musivo, distribuito su due registri, con figure stanti a grandezza naturale, ciascuna inquadrata da pilastri dorati tempestati di gemme. Nel registro superiore, sopra l’ingresso, sei iscrizioni conservano i nomi degli Apostoli Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Giacomo e Giuda, dei quali restano i piedi e i lembi inferiori delle vesti su fondo aureo.
Anche le nicchie e la porzione superiore delle pareti erano occupate da un ciclo musivo di cui sopravvivono però solo due scene nei catini delle nicchie semicircolari.
La nicchia est conserva solo quattro frammenti della decorazione: si tratta di una scena di ambientazione pastorale che rappresenta l’ascensione su quadriga di una figura, letta ora come Elia, ora come Cristo-Sole vincitore sulla morte.
Un paesaggio montuoso con cascata d’acqua e fiori accoglie due pastori con uguale abbigliamento: un corto mantello di lana munito di cappuccio. Quello a sinistra indica i suoi occhi, increduli per la visione che si verifica sopra di lui; quello a destra ha nella mano lo strumento musicale della siringa. La figura, mutila, seduta quasi al centro della scena, si differenzia dagli altri pastori per il mantello di diverso colore e il singolare copricapo.
In alto, su un cielo d’oro e sopra nuvole grigie striate di rosso, si staglia una quadriga trainata da cavalli bianchi, guidate da una figura di cui resta soltanto il lembo del mantello.
La nicchia occidentale conserva l’unica scena completa presente in Sant’Aquilino, che vede Cristo fra gli Apostoli in un prato fra due specchi d’acqua. Il Cristo seduto su un trono ha la mano destra levata al cielo e, nella sinistra, tiene un rotolo aperto con finte scritte e, intorno a lui, più in basso, gli Apostoli.
La scena è interpretata come proiezione del regno di Dio alla fine dei tempi, con Cristo assiso al centro della corte dei Dodici. La rappresentazione di Cristo giovane e la presenza delle lettere apocalittiche sono un’allusione all’eternità della Salvezza promessa da Cristo.
Alla ricchezza e varietà del rivestimento marmoreo e musivo all’interno dell’ottagono, facevano riscontro le pitture della galleria superiore, ben conservate nel loro sviluppo, nei soggetti raffigurati e nella cromia originale che richiama anche materiali di importazione impiegati nei rivestimenti parietali del piano inferiore.

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