Lucia Di Luciano. Works from the 60s to 2024
Dal 29 Febbraio 2024 al 09 Maggio 2024
Milano
Luogo: Galleria 10 A.M. ART
Indirizzo: Corso San Gottardo 5
Telefono per informazioni: +39 02 92889164
E-Mail info: info@10amart.it
Sito ufficiale: http://www.10amart.it
Dal 29 febbraio al 9 maggio 2024 la galleria 10 A.M. ART di Milano, nella sua sede di corso San Gottardo 5, organizza la mostra "Lucia Di Luciano. Works from the 60s to 2024", progetto articolato in una serie di eventi che approfondiscono la figura dell'artista.
"La pittura per me è, tuttora, un lavoro di ricerca, fatta di razionalità, fantasia e creatività. Questa è una scelta precisa che ho assunto con me stessa, consapevole che essa seguiterà a dare alla mia esistenza un giusto apporto qualitativo".
Lucia Di Luciano
È stato un vero colpo di fulmine quello che ho provato per la pittura di Lucia Di Luciano. Oggi, dopo 15 anni dal nostro primo incontro e in seguito a una lunga amicizia e collaborazione, l'entusiasmo iniziale si è concretizzato nella mostra "Lucia Di Luciano. Works from the 60s to 2024", che presenta insieme a una selezione di lavori storici dell'artista più conosciuti dal pubblico internazionale, un importante corpus di nuove opere di piccole e medie dimensioni, presentate per la prima volta negli spazi della sua galleria di riferimento, la 10 A.M. ART di Milano. I dipinti recenti, tutti realizzati dopo il suo invito alla Biennale d'Arte di Venezia, rappresentano al meglio la fase più poetica, colorata e libera di quasi settant'anni di ricerca pittorica.
Ho scoperto il lavoro di Lucia quindici anni fa a Roma, nel salotto di casa di suo figlio Oscar, un caro amico. Le opere storiche, realizzate negli anni Sessanta, adornavano le pareti della stanza. Erano dipinti quadrati, rigorosamente geometrici e ossessivamente bianchi e neri, che provocavano una strana vertigine se osservati da vicino. A terra, una sorpresa inattesa: lungo il corridoio dell'ingresso, poggiata al pavimento e in verticale, una sequenza di tele rettangolari. Alte e strette, rappresentavano uno spettro cromatico che gradava dal bianco al giallo, attraversando le diverse sfumature dell'iride fino al nero. Questa, come ho successivamente scoperto, era solo una piccola parte dell'installazione monumentale intitolata "Gradienti", composta da 55 pannelli che Lucia aveva realizzato nel 2001 per esplorare la percezione visiva e la rappresentazione cromatica, con particolare attenzione alla sfumatura. Nella sala da pranzo, invece, un grande dipinto sembrava la topografia di una città immaginaria, con linee intricate e forme geometriche colorate, ghirigori e tratteggi. Questa serie di opere, chiamata "Capricci", era costituita da grandi tele orizzontali che si manifestavano come paesaggi della mente e dei segni, dove ogni porzione di quadro era abitata da porzioni di colori primari, alfabeti incomprensibili e linee ingarbugliate talmente fitte da confondere i confini tra le miriadi di immagini che popolavano il quadro.
Fin dal nostro primo incontro con il suo lavoro più recente e meno noto, per non dire sconosciuto, mi era chiaro di trovarmi davanti alla ricerca di un'artista capace di far evolvere la sua pittura in risultati formali in continua trasformazione e, per questo motivo, sempre nuovi e sorprendenti. Approfondendo e studiando la sua pratica, una pratica quotidiana e ossessiva, ho capito che per Lucia ciò che conta è la dinamicità della superficie pittorica, delle sequenze ritmiche di segni e linee nello spazio del quadro, il contrasto tra fondo e segno impresso con colpi di pennello rapidi, o con il pennarello e la penna.
Insieme a una breve panoramica storica del suo lavoro, presentiamo per la prima volta al pubblico la sua recente serie di "Minimal" e "Senza titolo", lavori mai esposti prima, prodotti negli ultimi tre anni nel suo studio di Roma. Le opere in mostra, tutte di medie e piccole dimensioni, sono il frutto di un lungo processo di evoluzione e rarefazione del lavoro di Lucia. Del periodo geometrico e programmato rimangono il formato quadrato e la matrice astratta delle forme. Dei "Capricci", solo un gesto, un tratteggio fatto col pennello pieno di colore puro, a suggerire dei quadrati imprecisi sui fondi rosa, argento e gialli della masonite dipinta.
"Il colore, troppo a lungo tenuto fuori dal suo studio, bussa, alfine, timidamente alla porta. Lucia non fa entrare che pochi colori, e questi diventano degli ipotetici personaggi, che hanno lo scopo di diversificare ed amplificare visivamente il suo già ricco corredo di immagini/segno. Ma la gran parte del colore non può attendere oltre, e Lucia, con il "Libro dei Colori"' di Munsell, comincia a selezionare i colori, in senso metodologico. Anche quanto detto non è perfettamente vero, poiché il suo immaginifico conferisce alle sistematiche tinte la fresca aura della sua inventività ed immaginazione. Lei va a prendere i colori dove la luminosità li rende aerei e fluttuanti nel visivo (…)".
Giovanni Pizzo in "Una pittura che si racconta" a cura di Simonetta Lux e Domenico Scudero, Roma 2003
Fabio Cherstich
Milano, Febbraio 2024
Per tutta la durata della mostra sarà proiettato in galleria un estratto del documentario "Lucia Di Luciano: Verificare l'utopia". Il film, scritto e diretto da Fabio Cherstich, è stato girato interamente nello studio dell'artista a Formello (Roma) e ha l'obiettivo di contestualizzare il lavoro di Di Luciano attraverso le sue opere e le sue parole, fungendo da strumento di approfondimento utile per fare da cornice alla mostra.
Il 29 Febbraio, durante la giornata di vernissage, si terrà negli spazi della galleria un concerto per pianoforte di Oscar Pizzo, figlio dell'artista e pianista classico dalla carriera internazionale. A partire dalle ore 20, dedicherà al pubblico milanese un dialogo tra pittura e musica con un programma che include brani di Hans Otte, Philip Glass e Alvin Curran.
Nel corso dei due mesi di apertura è stato organizzato un palinsesto di incontri e approfondimenti dedicati al lavoro di Lucia Di Luciano, che comprende la proiezione integrale in anteprima del film-documentario di Fabio Cherstich dedicato all'artista, intitolato "Lucia Di Luciano: Verificare l'utopia", prevista in galleria per il finissage della mostra; e la presentazione, durante la Design Week, del libro "WORKS", prima pubblicazione che mette in dialogo il lavoro di Lucia Di Luciano e quello del marito pittore, Giovanni Pizzo. Il libro è edito da Apartamento, a cura di Fabio Cherstich con un testo di Natalie Du Pasquier, in collaborazione con 10 A.M. ART e Archivio Lucia Di Luciano Giovanni Pizzo. L'uscita è prevista per il 27 Febbraio 2024.
Lucia Di Luciano è nata a Siracusa nel 1933. Arrivata a Roma, frequenta l'Accademia di Belle Arti, dove incontra Giovanni Pizzo. I due si sposano nel 1959. Nel 1963, insieme con Francesco Guerrieri e Lia Drei, fondano il Gruppo 63, che, nell'àmbito delle ricerche cinetico-programmate, si dà un'impronta fortemente razionalistica. Questo sodalizio a quattro ha breve durata, a causa di divergenze programmatiche. Già nel 1964 Lucia Di Luciano e Giovanni Pizzo dànno vita all'Operativo R, coinvolgendo nella nuova compagine Carlo Carchietti, Franco Di Vito e Mario Rulli. I lavori prodotti in quel periodo prendono le mosse dall'analisi di processi visivi di matrice gestaltica. Nelle opere di Lucia Di Luciano si determina spesso un effetto di sovrapposizione di griglie in bianco e nero, che conferisce all'immagine un'evidente pluridimensionalità. C'è poi un ritorno al colore, con la graduale introduzione dei toni primari. Non è un tradimento degli assunti originari, ma un approfondimento di un'indagine sulla percezione ottica, che Di Luciano pone in pratica, per esempio, nella serie dei "Gradienti", opere ricche di verve immaginativa unita al rigore scientifico. Nelle recenti serie "Minimal" e "Senza titolo", Di Luciano libera il segno dalla griglia rigorosa degli anni Sessanta, per lasciare spazio a tratteggi e gesti di colore puro.
Nel 2022 espone nel Padiglione Centrale della 59ª Biennale di Venezia. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni museali, per ricordarne qualcuna: Tate Modern di Londra, Chrysler Museum of Art di Norfolk, MAMCO di Ginevra, VAF-Stiftung di Francoforte, MACBA Museo de Arte Contemporáneo di Buenos Aires e Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.
"La pittura per me è, tuttora, un lavoro di ricerca, fatta di razionalità, fantasia e creatività. Questa è una scelta precisa che ho assunto con me stessa, consapevole che essa seguiterà a dare alla mia esistenza un giusto apporto qualitativo".
Lucia Di Luciano
È stato un vero colpo di fulmine quello che ho provato per la pittura di Lucia Di Luciano. Oggi, dopo 15 anni dal nostro primo incontro e in seguito a una lunga amicizia e collaborazione, l'entusiasmo iniziale si è concretizzato nella mostra "Lucia Di Luciano. Works from the 60s to 2024", che presenta insieme a una selezione di lavori storici dell'artista più conosciuti dal pubblico internazionale, un importante corpus di nuove opere di piccole e medie dimensioni, presentate per la prima volta negli spazi della sua galleria di riferimento, la 10 A.M. ART di Milano. I dipinti recenti, tutti realizzati dopo il suo invito alla Biennale d'Arte di Venezia, rappresentano al meglio la fase più poetica, colorata e libera di quasi settant'anni di ricerca pittorica.
Ho scoperto il lavoro di Lucia quindici anni fa a Roma, nel salotto di casa di suo figlio Oscar, un caro amico. Le opere storiche, realizzate negli anni Sessanta, adornavano le pareti della stanza. Erano dipinti quadrati, rigorosamente geometrici e ossessivamente bianchi e neri, che provocavano una strana vertigine se osservati da vicino. A terra, una sorpresa inattesa: lungo il corridoio dell'ingresso, poggiata al pavimento e in verticale, una sequenza di tele rettangolari. Alte e strette, rappresentavano uno spettro cromatico che gradava dal bianco al giallo, attraversando le diverse sfumature dell'iride fino al nero. Questa, come ho successivamente scoperto, era solo una piccola parte dell'installazione monumentale intitolata "Gradienti", composta da 55 pannelli che Lucia aveva realizzato nel 2001 per esplorare la percezione visiva e la rappresentazione cromatica, con particolare attenzione alla sfumatura. Nella sala da pranzo, invece, un grande dipinto sembrava la topografia di una città immaginaria, con linee intricate e forme geometriche colorate, ghirigori e tratteggi. Questa serie di opere, chiamata "Capricci", era costituita da grandi tele orizzontali che si manifestavano come paesaggi della mente e dei segni, dove ogni porzione di quadro era abitata da porzioni di colori primari, alfabeti incomprensibili e linee ingarbugliate talmente fitte da confondere i confini tra le miriadi di immagini che popolavano il quadro.
Fin dal nostro primo incontro con il suo lavoro più recente e meno noto, per non dire sconosciuto, mi era chiaro di trovarmi davanti alla ricerca di un'artista capace di far evolvere la sua pittura in risultati formali in continua trasformazione e, per questo motivo, sempre nuovi e sorprendenti. Approfondendo e studiando la sua pratica, una pratica quotidiana e ossessiva, ho capito che per Lucia ciò che conta è la dinamicità della superficie pittorica, delle sequenze ritmiche di segni e linee nello spazio del quadro, il contrasto tra fondo e segno impresso con colpi di pennello rapidi, o con il pennarello e la penna.
Insieme a una breve panoramica storica del suo lavoro, presentiamo per la prima volta al pubblico la sua recente serie di "Minimal" e "Senza titolo", lavori mai esposti prima, prodotti negli ultimi tre anni nel suo studio di Roma. Le opere in mostra, tutte di medie e piccole dimensioni, sono il frutto di un lungo processo di evoluzione e rarefazione del lavoro di Lucia. Del periodo geometrico e programmato rimangono il formato quadrato e la matrice astratta delle forme. Dei "Capricci", solo un gesto, un tratteggio fatto col pennello pieno di colore puro, a suggerire dei quadrati imprecisi sui fondi rosa, argento e gialli della masonite dipinta.
"Il colore, troppo a lungo tenuto fuori dal suo studio, bussa, alfine, timidamente alla porta. Lucia non fa entrare che pochi colori, e questi diventano degli ipotetici personaggi, che hanno lo scopo di diversificare ed amplificare visivamente il suo già ricco corredo di immagini/segno. Ma la gran parte del colore non può attendere oltre, e Lucia, con il "Libro dei Colori"' di Munsell, comincia a selezionare i colori, in senso metodologico. Anche quanto detto non è perfettamente vero, poiché il suo immaginifico conferisce alle sistematiche tinte la fresca aura della sua inventività ed immaginazione. Lei va a prendere i colori dove la luminosità li rende aerei e fluttuanti nel visivo (…)".
Giovanni Pizzo in "Una pittura che si racconta" a cura di Simonetta Lux e Domenico Scudero, Roma 2003
Fabio Cherstich
Milano, Febbraio 2024
Per tutta la durata della mostra sarà proiettato in galleria un estratto del documentario "Lucia Di Luciano: Verificare l'utopia". Il film, scritto e diretto da Fabio Cherstich, è stato girato interamente nello studio dell'artista a Formello (Roma) e ha l'obiettivo di contestualizzare il lavoro di Di Luciano attraverso le sue opere e le sue parole, fungendo da strumento di approfondimento utile per fare da cornice alla mostra.
Il 29 Febbraio, durante la giornata di vernissage, si terrà negli spazi della galleria un concerto per pianoforte di Oscar Pizzo, figlio dell'artista e pianista classico dalla carriera internazionale. A partire dalle ore 20, dedicherà al pubblico milanese un dialogo tra pittura e musica con un programma che include brani di Hans Otte, Philip Glass e Alvin Curran.
Nel corso dei due mesi di apertura è stato organizzato un palinsesto di incontri e approfondimenti dedicati al lavoro di Lucia Di Luciano, che comprende la proiezione integrale in anteprima del film-documentario di Fabio Cherstich dedicato all'artista, intitolato "Lucia Di Luciano: Verificare l'utopia", prevista in galleria per il finissage della mostra; e la presentazione, durante la Design Week, del libro "WORKS", prima pubblicazione che mette in dialogo il lavoro di Lucia Di Luciano e quello del marito pittore, Giovanni Pizzo. Il libro è edito da Apartamento, a cura di Fabio Cherstich con un testo di Natalie Du Pasquier, in collaborazione con 10 A.M. ART e Archivio Lucia Di Luciano Giovanni Pizzo. L'uscita è prevista per il 27 Febbraio 2024.
Lucia Di Luciano è nata a Siracusa nel 1933. Arrivata a Roma, frequenta l'Accademia di Belle Arti, dove incontra Giovanni Pizzo. I due si sposano nel 1959. Nel 1963, insieme con Francesco Guerrieri e Lia Drei, fondano il Gruppo 63, che, nell'àmbito delle ricerche cinetico-programmate, si dà un'impronta fortemente razionalistica. Questo sodalizio a quattro ha breve durata, a causa di divergenze programmatiche. Già nel 1964 Lucia Di Luciano e Giovanni Pizzo dànno vita all'Operativo R, coinvolgendo nella nuova compagine Carlo Carchietti, Franco Di Vito e Mario Rulli. I lavori prodotti in quel periodo prendono le mosse dall'analisi di processi visivi di matrice gestaltica. Nelle opere di Lucia Di Luciano si determina spesso un effetto di sovrapposizione di griglie in bianco e nero, che conferisce all'immagine un'evidente pluridimensionalità. C'è poi un ritorno al colore, con la graduale introduzione dei toni primari. Non è un tradimento degli assunti originari, ma un approfondimento di un'indagine sulla percezione ottica, che Di Luciano pone in pratica, per esempio, nella serie dei "Gradienti", opere ricche di verve immaginativa unita al rigore scientifico. Nelle recenti serie "Minimal" e "Senza titolo", Di Luciano libera il segno dalla griglia rigorosa degli anni Sessanta, per lasciare spazio a tratteggi e gesti di colore puro.
Nel 2022 espone nel Padiglione Centrale della 59ª Biennale di Venezia. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni museali, per ricordarne qualcuna: Tate Modern di Londra, Chrysler Museum of Art di Norfolk, MAMCO di Ginevra, VAF-Stiftung di Francoforte, MACBA Museo de Arte Contemporáneo di Buenos Aires e Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.
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