Il mondo visto da qui
Dal 16 Settembre 2021 al 16 Settembre 2021
Milano
Luogo: MUDEC - Museo delle Culture di Milano
Indirizzo: Via Tortona 56
Sito ufficiale: http://www.mudec.it
A cinque anni dall’apertura del MUDEC - Museo delle Culture di Milano, nato per accogliere e presentare al pubblico le collezioni etnografiche civiche, è sorta l’esigenza di rinnovare il percorso permanente, che nei primi cinque anni di vita del Museo ha coinvolto, attraverso il progetto espositivo “Oggetti d’incontro”, un gran numero di visitatori e il sostegno entusiasta di studiosi, appassionati e di tante istituzioni partner.
Ora i molti stimoli del pubblico e della comunità scientifica sono stati raccolti per dar vita a un nuovo, secondo progetto allestitivo che valorizzerà le collezioni etnografiche del museo.
“Il mondo visto da qui” - questo il titolo del progetto - aprirà al pubblico il 16 settembre 2021.
UNO SGUARDO AI NOSTRI PRIMI CINQUE ANNI DI VITA.
Con “Oggetti di incontro”, in questi anni il Museo delle Culture è riuscito nell’intento di rompere gli schemi della fruizione canonica di un museo etnografico, svecchiando l’idea che il museo etnografico potesse essere solo un museo “per specialisti”.
Un museo senza segreti, aperto al pubblico in ogni sua parte, dalla collezione, alle mostre focus, ai caveaux; un approccio che ha permesso di avvicinarsi al visitatore proponendo sempre un percorso che lo accompagnasse oltre l’osservazione dell’oggetto esposto in vetrina, invitandolo a ragionare su come sia cambiato il nostro rapporto con “l'altro” attraverso i secoli.
9000 oggetti di etnografia del Comune di Milano provenienti dai quattro continenti, 800 le opere donate e 200 quelle restaurate finora, 1500 giorni dall’apertura per 25 mostre Focus. Questi sono i numeri che caratterizzano il Museo, la sua Mission e la sua instancabile attività.
In particolare, le mostre Focus hanno diversificato e reso più interessante il racconto dei materiali che il Mudec conserva nei suoi caveaux e che rappresentano l’anima del Museo, creando narrazioni più approfondite grazie al costante coinvolgimento di architetti, geografi, astronauti, genetisti, documentaristi e – immancabili al Mudec - esploratori, nel senso più tradizionale e romantico del termine.
La Collezione Permanente è stata anche una grande occasione per far sentire la voce delle tante comunità di riferimento che, attraverso una serie di progetti mirati, hanno aiutato a costruire un dialogo partecipato e a volte commovente con gli oggetti esposti.
Attraverso il progetto di “Milano Città Mondo”, giunto ormai al suo sesto anno, sono state raccontate al pubblico storie di toccante umanità, dove gli oggetti del Mudec hanno rappresentato una cassa di risonanza per i racconti delle esperienze di migrazioni.
Ancora, negli anni sono stati coinvolti i giovani dei quartieri di Milano, perché attraverso il progetto “Ri-Prenditi al Mudec” si appropriassero dello spazio museale per trasformarlo, attraverso la cinepresa, in parte della loro quotidianità.
Tanti progetti “pop”, e tanti artisti che in questi anni hanno accompagnato il Museo: da Leone Contini a Liu Bolin a George Nuku, ma anche giovani talenti come Riccardo Giacconi… Tutti hanno contribuito ad arricchire il percorso di storytelling del Museo con la loro visione originale delle cose o donando opere create appositamente per il Mudec, che sono andate ad arricchire un nuovo e originale filone di etnografia contemporanea.
Infine, indissolubilmente legato alla vita della collezione permanente e nello spirito del suo fondatore, l’esploratore e scienziato milanese Antonio Raimondi, il Mudec ha sempre portato avanti anche il lavoro archeologico di campo, che ha permesso di totalizzare migliaia di reperti classificati ad uso delle comunità e dei musei locali in Perù e in Argentina, e mappare migliaia di metri quadrati di strutture archeologiche, contribuendo alla salvaguardia dei siti nativi. Un rapporto diretto che ci ha permesso negli anni di raccontare questo impegno attraverso numerose esposizioni temporanee, come il progetto espositivo conclusosi in estate 2020 “Mi cama es un jardin. I tessuti delle donne del monte quichua (Santiago del Estero, Argentina)”, o come la mostra Focus tuttora in corso “Qhapaq Ñan. La grande strada Inca”, un affascinante racconto archeologico volto a far conoscere il patrimonio inca proveniente dalla collezione etnografica permanente del museo.
IL MUDEC VERSO UNA NUOVA FASE.
I mesi appena trascorsi, così complessi, hanno permesso al Mudec di accelerare un processo - già in corso da tempo - di riflessione ed evoluzione, dando di fatto una spinta progettuale innovativa ancora più urgente e forte.
Alla fine di febbraio, esattamente a cinque anni dall’apertura del Mudec, si sono spente simbolicamente le luci nelle sale del museo dedicate alla Collezione Permanente. Verranno riaccese il 16 settembre, con la riapertura delle sale ai visitatori e con un nuovo racconto, tutto da scoprire.
“Il mondo visto da qui” è il nuovo progetto – a cura del Comitato Scientifico del Museo - che si pone l’obiettivo di raccontare alcuni fenomeni che hanno profondamento trasformato la nostra società, a partire da storie lombarde particolarmente emblematiche. Le opere del museo sono ripresentate all’interno di una inedita visione in cui ripensare i rapporti, le connessioni e gli scambi che avvennero nel territorio lombardo, partendo dalle testimonianze della cultura materiale. In un viaggio fatto di oggetti, il visitatore ripercorrerà alcuni temi cardini della storia globale attraverso una "lente" milanese.
Quella che oggi chiamiamo globalizzazione, infatti, è un processo che affonda le radici nel periodo moderno e ha come chiave di volta, dal punto di vista occidentale, l’apertura della vecchia Europa al mondo a seguito dell’era delle grandi navigazioni.
Questo processo, declinato in modalità diverse nello scorrere dei secoli, ha generato un incontro con l’altro che si è materializzato con l’arrivo di una grande quantità di beni e materie prime diverse, che hanno largamente influito sull’economia e la società, anche a Milano.
Milano è stata definita la città più "internazionale" d'Italia. Sebbene per breve tempo capitale dell'Impero Romano, è soprattutto all'inizio dell’età moderna che il profilo internazionale della città inizia a definirsi.
Proprio da qui parte il racconto. Il Museo delle Culture si fa interprete di questi processi attraverso una narrazione che parte dagli oggetti del patrimonio del Comune di Milano e della regione, specchio tangibile dei fenomeni sopra accennati.
Il pubblico sarà introdotto e accompagnato in una riflessione e lettura di questi oggetti, tra dipinti e stampe e, in taluni casi, esperienze immersive.
In un mix di sguardi che si allargano e si restringono, troveremo la città, il suo territorio e il suo tessuto sociale ed economico inserito in dinamiche più ampie, dall’era delle grandi navigazioni alla società dei consumi, dall’età coloniale alla Milano multiculturale. Alla ricerca, appunto, della vocazione internazionale della sua gente.
“La nuova permanente del MUDEC si mantiene al passo con le trasformazioni della nostra società – spiega la Direttrice del Mudec Anna Maria Montaldo - rispondendo al bisogno della cittadinanza di comprendere la contemporaneità e alle richieste e necessità degli educatori di formarsi in chiave interculturale. Il percorso è stato pensato per fornire strumenti che consentano di affrontare temi complessi - come le migrazioni e il colonialismo - con la consapevolezza di quello che è stato il passato, per costruire un futuro di dialogo.”
Da oggi inoltre, sul sito e sui canali social del Mudec sarà disponibile un videodocumentario dedicato al racconto del lavoro svolto dal Museo in questi cinque anni di Collezione Permanente, da cui la Direttrice del Mudec Anna Maria Montaldo prenderà spunto per salutare contemporaneamente quelle che saranno le nuove avventure del Mudec, attraverso l’allestimento della nuova Collezione.
Sempre sui canali social del Museo nei prossimi mesi i visitatori potranno scoprire attraverso uno speciale work in progress le principali tappe delle attività di allestimento e i segreti del nuovo percorso della Collezione Permanente, in attesa di poterla ammirare di persona dal 16 settembre.
Ora i molti stimoli del pubblico e della comunità scientifica sono stati raccolti per dar vita a un nuovo, secondo progetto allestitivo che valorizzerà le collezioni etnografiche del museo.
“Il mondo visto da qui” - questo il titolo del progetto - aprirà al pubblico il 16 settembre 2021.
UNO SGUARDO AI NOSTRI PRIMI CINQUE ANNI DI VITA.
Con “Oggetti di incontro”, in questi anni il Museo delle Culture è riuscito nell’intento di rompere gli schemi della fruizione canonica di un museo etnografico, svecchiando l’idea che il museo etnografico potesse essere solo un museo “per specialisti”.
Un museo senza segreti, aperto al pubblico in ogni sua parte, dalla collezione, alle mostre focus, ai caveaux; un approccio che ha permesso di avvicinarsi al visitatore proponendo sempre un percorso che lo accompagnasse oltre l’osservazione dell’oggetto esposto in vetrina, invitandolo a ragionare su come sia cambiato il nostro rapporto con “l'altro” attraverso i secoli.
9000 oggetti di etnografia del Comune di Milano provenienti dai quattro continenti, 800 le opere donate e 200 quelle restaurate finora, 1500 giorni dall’apertura per 25 mostre Focus. Questi sono i numeri che caratterizzano il Museo, la sua Mission e la sua instancabile attività.
In particolare, le mostre Focus hanno diversificato e reso più interessante il racconto dei materiali che il Mudec conserva nei suoi caveaux e che rappresentano l’anima del Museo, creando narrazioni più approfondite grazie al costante coinvolgimento di architetti, geografi, astronauti, genetisti, documentaristi e – immancabili al Mudec - esploratori, nel senso più tradizionale e romantico del termine.
La Collezione Permanente è stata anche una grande occasione per far sentire la voce delle tante comunità di riferimento che, attraverso una serie di progetti mirati, hanno aiutato a costruire un dialogo partecipato e a volte commovente con gli oggetti esposti.
Attraverso il progetto di “Milano Città Mondo”, giunto ormai al suo sesto anno, sono state raccontate al pubblico storie di toccante umanità, dove gli oggetti del Mudec hanno rappresentato una cassa di risonanza per i racconti delle esperienze di migrazioni.
Ancora, negli anni sono stati coinvolti i giovani dei quartieri di Milano, perché attraverso il progetto “Ri-Prenditi al Mudec” si appropriassero dello spazio museale per trasformarlo, attraverso la cinepresa, in parte della loro quotidianità.
Tanti progetti “pop”, e tanti artisti che in questi anni hanno accompagnato il Museo: da Leone Contini a Liu Bolin a George Nuku, ma anche giovani talenti come Riccardo Giacconi… Tutti hanno contribuito ad arricchire il percorso di storytelling del Museo con la loro visione originale delle cose o donando opere create appositamente per il Mudec, che sono andate ad arricchire un nuovo e originale filone di etnografia contemporanea.
Infine, indissolubilmente legato alla vita della collezione permanente e nello spirito del suo fondatore, l’esploratore e scienziato milanese Antonio Raimondi, il Mudec ha sempre portato avanti anche il lavoro archeologico di campo, che ha permesso di totalizzare migliaia di reperti classificati ad uso delle comunità e dei musei locali in Perù e in Argentina, e mappare migliaia di metri quadrati di strutture archeologiche, contribuendo alla salvaguardia dei siti nativi. Un rapporto diretto che ci ha permesso negli anni di raccontare questo impegno attraverso numerose esposizioni temporanee, come il progetto espositivo conclusosi in estate 2020 “Mi cama es un jardin. I tessuti delle donne del monte quichua (Santiago del Estero, Argentina)”, o come la mostra Focus tuttora in corso “Qhapaq Ñan. La grande strada Inca”, un affascinante racconto archeologico volto a far conoscere il patrimonio inca proveniente dalla collezione etnografica permanente del museo.
IL MUDEC VERSO UNA NUOVA FASE.
I mesi appena trascorsi, così complessi, hanno permesso al Mudec di accelerare un processo - già in corso da tempo - di riflessione ed evoluzione, dando di fatto una spinta progettuale innovativa ancora più urgente e forte.
Alla fine di febbraio, esattamente a cinque anni dall’apertura del Mudec, si sono spente simbolicamente le luci nelle sale del museo dedicate alla Collezione Permanente. Verranno riaccese il 16 settembre, con la riapertura delle sale ai visitatori e con un nuovo racconto, tutto da scoprire.
“Il mondo visto da qui” è il nuovo progetto – a cura del Comitato Scientifico del Museo - che si pone l’obiettivo di raccontare alcuni fenomeni che hanno profondamento trasformato la nostra società, a partire da storie lombarde particolarmente emblematiche. Le opere del museo sono ripresentate all’interno di una inedita visione in cui ripensare i rapporti, le connessioni e gli scambi che avvennero nel territorio lombardo, partendo dalle testimonianze della cultura materiale. In un viaggio fatto di oggetti, il visitatore ripercorrerà alcuni temi cardini della storia globale attraverso una "lente" milanese.
Quella che oggi chiamiamo globalizzazione, infatti, è un processo che affonda le radici nel periodo moderno e ha come chiave di volta, dal punto di vista occidentale, l’apertura della vecchia Europa al mondo a seguito dell’era delle grandi navigazioni.
Questo processo, declinato in modalità diverse nello scorrere dei secoli, ha generato un incontro con l’altro che si è materializzato con l’arrivo di una grande quantità di beni e materie prime diverse, che hanno largamente influito sull’economia e la società, anche a Milano.
Milano è stata definita la città più "internazionale" d'Italia. Sebbene per breve tempo capitale dell'Impero Romano, è soprattutto all'inizio dell’età moderna che il profilo internazionale della città inizia a definirsi.
Proprio da qui parte il racconto. Il Museo delle Culture si fa interprete di questi processi attraverso una narrazione che parte dagli oggetti del patrimonio del Comune di Milano e della regione, specchio tangibile dei fenomeni sopra accennati.
Il pubblico sarà introdotto e accompagnato in una riflessione e lettura di questi oggetti, tra dipinti e stampe e, in taluni casi, esperienze immersive.
In un mix di sguardi che si allargano e si restringono, troveremo la città, il suo territorio e il suo tessuto sociale ed economico inserito in dinamiche più ampie, dall’era delle grandi navigazioni alla società dei consumi, dall’età coloniale alla Milano multiculturale. Alla ricerca, appunto, della vocazione internazionale della sua gente.
“La nuova permanente del MUDEC si mantiene al passo con le trasformazioni della nostra società – spiega la Direttrice del Mudec Anna Maria Montaldo - rispondendo al bisogno della cittadinanza di comprendere la contemporaneità e alle richieste e necessità degli educatori di formarsi in chiave interculturale. Il percorso è stato pensato per fornire strumenti che consentano di affrontare temi complessi - come le migrazioni e il colonialismo - con la consapevolezza di quello che è stato il passato, per costruire un futuro di dialogo.”
Da oggi inoltre, sul sito e sui canali social del Mudec sarà disponibile un videodocumentario dedicato al racconto del lavoro svolto dal Museo in questi cinque anni di Collezione Permanente, da cui la Direttrice del Mudec Anna Maria Montaldo prenderà spunto per salutare contemporaneamente quelle che saranno le nuove avventure del Mudec, attraverso l’allestimento della nuova Collezione.
Sempre sui canali social del Museo nei prossimi mesi i visitatori potranno scoprire attraverso uno speciale work in progress le principali tappe delle attività di allestimento e i segreti del nuovo percorso della Collezione Permanente, in attesa di poterla ammirare di persona dal 16 settembre.
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