Vincenzo Vela (1820-1891). Poesia del reale
![Vincenzo Vela, Calco dal vero di una schiena virile, modello per lo «Spartaco», ca. 1848 gesso, 46 x 52 x 23,3 cm. Ligornetto, Museo Vincenzo Vela, inv. Ve876 I Ph. Mauro Zeni Vincenzo Vela, Calco dal vero di una schiena virile, modello per lo «Spartaco», ca. 1848 gesso, 46 x 52 x 23,3 cm. Ligornetto, Museo Vincenzo Vela, inv. Ve876 I Ph. Mauro Zeni](http://www.arte.it/foto/600x450/8e/109335-CS_MVV_Poesia_del_reale_Ve876.jpg)
© Museo Vincenzo Vela | Vincenzo Vela, Calco dal vero di una schiena virile, modello per lo «Spartaco», ca. 1848 gesso, 46 x 52 x 23,3 cm. Ligornetto, Museo Vincenzo Vela, inv. Ve876 I Ph. Mauro Zeni
Dal 25 Ottobre 2020 al 05 Dicembre 2021
Ligornetto |
Luogo: Museo Vincenzo Vela
Indirizzo: Largo Vincenzo Vela
Curatori: Gianna A. Mina
Sito ufficiale: http://www.museo-vela.ch
L’esposizione Poesia del reale – curata dalla Direttrice del Museo Vincenzo Gianna A. Mina in collaborazione con Marc-Joachim Wasmer, storico dell’arte, e Thilo Koenig, storico della fotografia – è intesa come un’estensione della mostra permanente allestita al piano terra, nella quale sono messi in risalto i modelli delle opere monumentali dello scultore, oltre che sue realizzazioni più note, come «La preghiera del mattino», lo «Spartaco», il «Napoleone» e «Le vittime del lavoro». Circa 360 pezzi, tra cui 117 opere scultoree (modelli e bozzetti in gesso, terracotta, creta e cera, calchi in gesso e marmi), 199 fotografie, 37 disegni, 4 stampe d’arte e due oggetti, raccontano la vita, il percorso artistico e l’impegno politico e civile di Vincenzo Vela.
Al primo del piano vengono fornite le chiavi di lettura di quella che è stata la rivoluzione operata da Vela in scultura a metà Ottocento, ovvero la piena adesione al dato reale, senza che per questo venisse trascurata la componente lirica, intima ed espressiva della rappresentazione. Un percorso segnalato in rosso porpora collega idealmente i due ambienti espositivi, indicando al piano terra le opere particolarmente rilevanti nel contesto della poetica verista del grande scultore ticinese.
Attraverso dodici sezioni, la mostra presenta le due anime dello scultore: quella di artista innovativo e versatile e quella di cittadino impegnato e interessato al suo tempo. Su entrambi i versanti Vincenzo Vela seguì con determinazione la propria strada, un fatto che già in giovane età gli garantì un enorme successo. Accanto ai gessi provenienti dalle collezioni del museo, si fa ricorso ad alcuni prestiti e all’inclusione di materiale di studio, calchi dal vero, maschere funerarie, disegni e soprattutto fotografie, che non solo sono serviti da modelli o da fonti di ispirazione, ma che hanno costituito la base per lo sviluppo del suo stile naturalistico, meglio definito come “verismo”.
Al visitatore si offre un’occasione unica per approfondire la conoscenza dell’artista, su tutto l’arco della sua produzione, dagli esordi fino all’ultima realizzazione: in mostra figurano oltre 350 pezzi, tra cui più di cento sculture e circa duecento fotografie storiche, integrati da una quarantina di opere grafiche (disegni e stampe) appartenenti alle collezioni del Museo. Molte delle opere sono esposte per la prima volta, dopo un accurato restauro.
L’intento della mostra è di porre l’accento su alcuni aspetti specifici. Tra questi si ricorda il metodo di lavoro innovativo dell’artista, volto a rappresentare il reale in modo fedele alla natura e allo stesso tempo all’espressione interiore e alla verità, che fa di Vela il capofila della scultura di stampo realista alla metà del XIX secolo. L’allestimento presenta diversi elementi che contribuirono fortemente a generare quel particolare realismo caratteristico del maestro ticinese. Tra questi risaltano i magnifici studi di nudo, che rimandano alle qualità pittoriche molto apprezzate dalla critica, nonché vari calchi dal vero di arti e altre parti anatomiche oppure tratti da opere antiche e alcune maschere funerarie. Oltre alla produzione ritrattistica, nella quale virtuosismo tecnico e fedeltà al reale si fondono con l’intima «poesia» dei soggetti effigiati, trovano spazio anche tematiche quali la scultura d’infanzia e l’arte cimiteriale, oltre al rapporto profondo che lo scultore ticinese ebbe con la rappresentazione del potere e con gli avvenimenti politici del suo tempo. Fortemente ispirato da ideali libertari e democratici, su cui si basa la Costituzione Svizzera, Vincenzo Vela si fece portavoce di queste istanze anche in Italia e nel mondo. Tra i temi trattati si segnala inoltre l’attività di professore di Scultura all’Albertina di Torino (1856-67), e dunque il ruolo di Vela quale iniziatore e promotore di un’arte nuova anche in un contesto accademico. Degno di nota anche il capitolo dedicato al monumento funebre in onore di Carlo II Duca di Brunswick: un’opera non realizzata ma che illustra in modo emblematico il modus operandi dello scultore, sensibile e attento ad ogni aspetto del suo lavoro.
Oltre che come artista, lo scultore si è distinto per l’uso attento e precoce del mezzo fotografico, al quale è dedicata la seconda parte della mostra, che prende lo spunto dalla ricca e variegata collezione fotografica presente al Museo. Costituita dagli anni ’40, la raccolta comprende testimonianze preziose e in parte uniche della fotografia delle origini, soprattutto italiana e ticinese. Oltre ad essere la più antica del Cantone Ticino, è anche la prima collezione fotografica entrata in possesso della Confederazione nel 1896. Include riproduzioni d'arte acquistate da Vela o a lui donate, vedute architettoniche o di scultura, come pure scene in costume ad uso degli artisti. In molti casi Vela commissionò delle fotografie, ad esempio dei propri bozzetti o di personaggi da effigiare in marmo o bronzo. L’artista necessitava di tali riprese per elaborare le proprie opere e per documentare le sue realizzazioni finali, oltre che per i suoi committenti. Da molti considerata unica nel suo genere, per qualità e varietà, la collezione di fotografia è per la prima volta presentata privilegiando criteri di analisi metodologica e ertanto offre, oltre al godimento estetico, spunti di “riflessione incrociata” su un periodo della storia dell’arte ardito e caratterizzato dalla sperimentazione in vari campi.
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