Francesco Jodice. Rivoluzioni
Dal 19 Febbraio 2022 al 09 Aprile 2022
Firenze
Luogo: Base / Progetti per l'arte
Indirizzo: Via di San Niccolò 18r
Enti promotori:
- Artisti fondatori
- Comune di Firenze
- Associazione BASExBASE
Base / Progetti per l'arte presenta sabato 19 febbraio 2022, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, il progetto dal titolo Rivoluzioni con una installazione specifica che Francesco Jodice ha ideato per lo spazio non profit di Firenze.
L'artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l'inaugurazione.
La mostra è costituita da un film della durata di venticinque minuti ottenuto dall'incedere da parte dell'artista nell’uso dell’archival footage. La narrazione video è messa fortemente in dialogo con la presenza sulla parete di uno statement legato a un evento storico avvenuto presumibilmente nel 1989, ovvero l'anno della caduta del muro di Berlino, ma anche dell'uscita della teoria di fine della storia di Francis Fukuyama; oltre alla presenza impattante di una parete brulicante di immagini di soggetti che si mettono in mostra per un pubblico assente e che possono essere interpretati come una folla, una comunità, ma anche come tante individualità autonome che vivono esclusivamente in “presa diretta”.
Il video presentato da Jodice si colloca a metà strada tra un docufiction e un film sperimentale usando materiali video preesistenti, ma anche tra l'installazione video o l'opera concettuale a tesi. Le immagini che si alternano vanno da quelle di galassie distanti dalla nostra a quelle di personaggi di pellicole anni '30 coinvolti in un melanconico interrogarsi sul loro destino, fino a quelle di esibizionismo di vari soggetti di filmati anni '80 che sembrano impegnati a testimoniare la propria esistenza prima di tutto a sé stessi. L'intento di Jodice nell'associare queste immagini prodotte al tempo dei medium analogici non è quello di criticare e far implodere dall'interno la società dello spettacolo 2.0 dell'attuale globalizzazione digitalizzata. Bensì è il tentativo di creare una sospensione di giudizio con cui poter analizzare perché siamo giunti ad un'assenza di aspettativa per il futuro proprio dopo che l'essere umano sembra aver conquistato i mezzi per condividere e rendere democratico tutto il sapere possibile.
L'artista nello spiegare il sistema narrativo destabilizzante della sonda spaziale lanciata nel 1989 per proporre il video come un documento oggettivo aggiunge che: “era necessario per suggerire che la Storia è in una fase di stallo, se non terminata, e che tutto ciò che ci accade è un loop, una replica di brani di vite già vissute tra fiction e realtà. Proprio con questo video del 2019 si chiude la trilogia di film dedicata al Secolo Americano avviata con Atlante (2015) e proseguita con la videoinstallazione American Recordings (2015)”. Sempre l’autore precisa che “la narrazione filmica porta alle estreme conseguenze la mia ossessione per il montaggio di video di repertorio anche se si presenta come l’improbabile filmato originario inviato da una sonda, Kaiju 2, che aveva l’obiettivo di “vedere” e filmare cosa c'era oltre il bordo di un buco nero. Ma le immagini che “ci giungono” e che dovrebbero rappresentare l’altra faccia dell’universo conosciuto non sono altro che un riflesso di noi stessi e delle nostre convenzioni culturali.”
Francesco Jodice (Napoli, 1967; vive e lavora a Milano) utilizza da sempre la fotografia e il montaggio video per indagare i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. Attitudine che lo ha portato ad essere tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder oltre che ad insegnare alla Naba di Milano. Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces, mentre la trilogia sul secolo americano esplora i possibili scenari futuri dell’Occidente. Tra le sue molte partecipazioni a mostre internazionali sono da ricordare: FutuRuins, Palazzo Fortuny, Venezia, 2018; La Terra Inquieta, Triennale di Milano, 2017; AILATI. Biennale di Architettura, Padiglione Italia, Venezia, 2010; How to Live Together, XXVII Bienal de São Paulo, 2006; dOCUMENTA11 (Multiplicity), Kassel, 2002. Tra le recenti mostre personali è necessario citare: What We Want, Museu Nacional dos Coches, Lisbona, 2020; Panorama, Fotomuseum Winterthur, Winterthur, 2017; American Recordings, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, 2015.
Nei giorni precedenti all'inaugurazione della mostra di Francesco Jodice è ancora visibile, fino al 9 febbraio 2022, la mostra The Fifer di Deimantas Narkevičius.
L'artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l'inaugurazione.
La mostra è costituita da un film della durata di venticinque minuti ottenuto dall'incedere da parte dell'artista nell’uso dell’archival footage. La narrazione video è messa fortemente in dialogo con la presenza sulla parete di uno statement legato a un evento storico avvenuto presumibilmente nel 1989, ovvero l'anno della caduta del muro di Berlino, ma anche dell'uscita della teoria di fine della storia di Francis Fukuyama; oltre alla presenza impattante di una parete brulicante di immagini di soggetti che si mettono in mostra per un pubblico assente e che possono essere interpretati come una folla, una comunità, ma anche come tante individualità autonome che vivono esclusivamente in “presa diretta”.
Il video presentato da Jodice si colloca a metà strada tra un docufiction e un film sperimentale usando materiali video preesistenti, ma anche tra l'installazione video o l'opera concettuale a tesi. Le immagini che si alternano vanno da quelle di galassie distanti dalla nostra a quelle di personaggi di pellicole anni '30 coinvolti in un melanconico interrogarsi sul loro destino, fino a quelle di esibizionismo di vari soggetti di filmati anni '80 che sembrano impegnati a testimoniare la propria esistenza prima di tutto a sé stessi. L'intento di Jodice nell'associare queste immagini prodotte al tempo dei medium analogici non è quello di criticare e far implodere dall'interno la società dello spettacolo 2.0 dell'attuale globalizzazione digitalizzata. Bensì è il tentativo di creare una sospensione di giudizio con cui poter analizzare perché siamo giunti ad un'assenza di aspettativa per il futuro proprio dopo che l'essere umano sembra aver conquistato i mezzi per condividere e rendere democratico tutto il sapere possibile.
L'artista nello spiegare il sistema narrativo destabilizzante della sonda spaziale lanciata nel 1989 per proporre il video come un documento oggettivo aggiunge che: “era necessario per suggerire che la Storia è in una fase di stallo, se non terminata, e che tutto ciò che ci accade è un loop, una replica di brani di vite già vissute tra fiction e realtà. Proprio con questo video del 2019 si chiude la trilogia di film dedicata al Secolo Americano avviata con Atlante (2015) e proseguita con la videoinstallazione American Recordings (2015)”. Sempre l’autore precisa che “la narrazione filmica porta alle estreme conseguenze la mia ossessione per il montaggio di video di repertorio anche se si presenta come l’improbabile filmato originario inviato da una sonda, Kaiju 2, che aveva l’obiettivo di “vedere” e filmare cosa c'era oltre il bordo di un buco nero. Ma le immagini che “ci giungono” e che dovrebbero rappresentare l’altra faccia dell’universo conosciuto non sono altro che un riflesso di noi stessi e delle nostre convenzioni culturali.”
Francesco Jodice (Napoli, 1967; vive e lavora a Milano) utilizza da sempre la fotografia e il montaggio video per indagare i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. Attitudine che lo ha portato ad essere tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder oltre che ad insegnare alla Naba di Milano. Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces, mentre la trilogia sul secolo americano esplora i possibili scenari futuri dell’Occidente. Tra le sue molte partecipazioni a mostre internazionali sono da ricordare: FutuRuins, Palazzo Fortuny, Venezia, 2018; La Terra Inquieta, Triennale di Milano, 2017; AILATI. Biennale di Architettura, Padiglione Italia, Venezia, 2010; How to Live Together, XXVII Bienal de São Paulo, 2006; dOCUMENTA11 (Multiplicity), Kassel, 2002. Tra le recenti mostre personali è necessario citare: What We Want, Museu Nacional dos Coches, Lisbona, 2020; Panorama, Fotomuseum Winterthur, Winterthur, 2017; American Recordings, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, 2015.
Nei giorni precedenti all'inaugurazione della mostra di Francesco Jodice è ancora visibile, fino al 9 febbraio 2022, la mostra The Fifer di Deimantas Narkevičius.
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