Maggiore Design
![Maggiore Design, Palazzo Isolani, Bologna Maggiore Design, Palazzo Isolani, Bologna](http://www.arte.it/foto/600x450/62/27901-unnamed.jpg)
Maggiore Design, Palazzo Isolani, Bologna
Dal 22 Gennaio 2015 al 03 Febbraio 2015
Bologna
Luogo: Palazzo Isolani
Indirizzo: piazza Santo Stefano 16
Telefono per informazioni: +39 342 1047123
E-Mail info: info@maggioregam.com
Sito ufficiale: http://www.artefiera.bolognafiere.it
Dal 22 al 25 gennaio il prestigioso Palazzo Isolani a Bologna ospita una selezione di opere di design a edizione limitata nate dall'estro geniale e dalla perizia tecnica di Cleto Munari su progetto di artisti di livello internazionale, tra i quali Alessandro Mendini, Mario Botta, Ettore Sottsass, Carlo Scarpa e alcuni dei massimi esponenti del movimento della Transavanguardia, Mimmo Paladino e Sandro Chia, fino al Nouveau Realisme di Arman. La forza del progetto e quella di far dialogare personalita di culture diverse e internazionali, lasciando loro totale liberta di espressione e trasformando il mondo ben definito del design in un universo di innumerevoli possibilita creative.
Gli oggetti di uso comune guadagnano nuova vita quando progettati dalla creatività di un artista e realizzati dalla mente e dalla mano esperta di un designer. Per la mostra sono stati selezionati attentamente tavoli, mobili e oggetti d'arte che possono vantare standard produttivi di altissima qualità, pur rimanendo fedeli alle intenzioni degli artisti.
Tra i tavoli, si distinguono le intriganti interpretazioni che ne hanno dato Sandro Chia, in quello che sembra la realizzazione di una metafora della sua tavolozza, Mimmo Paladino, che si è lasciato ispirare dal dinamismo delle lance della “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, e poi ancora Cleto Munari che ha scelto un foglio bianco, un cristallo vuoto, e ha confinato il colore ai soli piedi del tavolo, in un omaggio a Venezia, la città delle palafitte e dei riverberi colorati. Non manca “Golden Gate”, il tavolo con piano in vetro trasparente su cui l’architetto Alessandro Mendini ha inciso un'esplosione di graffiti, stilemi e parole in libertà. Tra i mobili, un'attenzione particolare è ancora una volta rivolta ai Maestri della Transavanguardia, con Sandro Chia autore del Cabinet “Fantasma” e Mimmo Paladino che, guardando
ancora a Paolo Uccello, crea un gioco di intrecci visivi, contrasti fra bianchi e neri, sovrapposizioni di colori, con decorazioni di colori luminosi e accesi oppure in nero ed oro, lasciato libero di ossidare e modificarsi con il tempo, e quindi di creare un oggetto unico ed inimitabile. Con Alessandro Mendini si entra invece nel mondo colorato del mobile bar “Los Angeles” e si è introdotti al un'altra importante sezione della mostra: i vasi. In mostra infatti la collezione “Micromacro”, realizzata da Mendini soffiando diversi tipi di vetro, con colori e intensità varie, dentro gabbie metalliche, a cui si affianca la serie a firma Mimmo Paladino dedicata ai personaggi del mito, dell'Iliade e dell'Odissea, con richiami formali irriverenti e giocosi, e con evidenti connotati che caratterizzano ciascun personaggio. Munari ha inoltre sfidato un gruppo di artisti, architetti e designers di grande celebrità a rivisitare uno dei piu famosi vetri della laguna nel Cinquecento e riproposto
nel Novecento con l'indicazione di “Vaso Veronese”: ecco così le interpretazioni di Mario Botta, Massimiliano Fuksas, Richard Meier, Alessandro Mendini, Carlo Nason, Mimmo Paladino, David Palterer, Paolo Portoghesi, Borek Sipek, Matteo Thun. In mostra anche preziose murrine dedicate al tema delle quattro stagioni. La mostra continua con una selezione di tappeti in cui, già ad un primo approccio visivo, al di là della fine fattezza dei materiali e delle tecniche, è evidente l'essenza piu autentica del lavoro degli artisti. Appaiono subito l'innovazione di Sandro Chia e Mimmo Paladino, la poesia di Dario Fo e Lawrence Ferlinghetti, il postmodernismo di Alessandro Mendini e il primitivismo di Deisa Centazzo, il surrealismo di
Javier Mariscal e Ettore Monchetti, la razionalità e l'approccio piu architettonico di Mario Botta e la giocosità di Cleto Munari. Completano la mostra raffinati oggetti di arte e design a firma di Ettore Sottsass, noto per aver sempre anteposto l'estetica alla funzionalità degli oggetti, per donare alle creazioni “spessore simbolico, emotivo e rituale”, di Arman, con le edizioni limitate in ceramica delle accumulazioni di Ferrari F40 che richiamano il grande monumento realizzato dall'artista all'ingresso dell'autodromo di Imola nel 1999. Chiudono la mostra dei pezzi unici di Sandro Chia, realizzati per la personale dedicatagli dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nel 2011. L'artista ha dato vita a nuove sperimentazioni con la materia, creando un continuum poetico in cui il segno si trasferisce dalla tela alla superficie ceramica, ne abbraccia i segreti e ne coglie le fragilità, in un dialogo intrigante tra linguaggi ben distinti: la ceramica si
confronta con il bronzo (come nei casi dei Mappamondi), con la superficie della carta (come nel caso delle Cornici) oppure si mostra in tutta la sua purezza, come nel caso dei Libri e dei Babbi addolorati.
Gli oggetti di uso comune guadagnano nuova vita quando progettati dalla creatività di un artista e realizzati dalla mente e dalla mano esperta di un designer. Per la mostra sono stati selezionati attentamente tavoli, mobili e oggetti d'arte che possono vantare standard produttivi di altissima qualità, pur rimanendo fedeli alle intenzioni degli artisti.
Tra i tavoli, si distinguono le intriganti interpretazioni che ne hanno dato Sandro Chia, in quello che sembra la realizzazione di una metafora della sua tavolozza, Mimmo Paladino, che si è lasciato ispirare dal dinamismo delle lance della “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, e poi ancora Cleto Munari che ha scelto un foglio bianco, un cristallo vuoto, e ha confinato il colore ai soli piedi del tavolo, in un omaggio a Venezia, la città delle palafitte e dei riverberi colorati. Non manca “Golden Gate”, il tavolo con piano in vetro trasparente su cui l’architetto Alessandro Mendini ha inciso un'esplosione di graffiti, stilemi e parole in libertà. Tra i mobili, un'attenzione particolare è ancora una volta rivolta ai Maestri della Transavanguardia, con Sandro Chia autore del Cabinet “Fantasma” e Mimmo Paladino che, guardando
ancora a Paolo Uccello, crea un gioco di intrecci visivi, contrasti fra bianchi e neri, sovrapposizioni di colori, con decorazioni di colori luminosi e accesi oppure in nero ed oro, lasciato libero di ossidare e modificarsi con il tempo, e quindi di creare un oggetto unico ed inimitabile. Con Alessandro Mendini si entra invece nel mondo colorato del mobile bar “Los Angeles” e si è introdotti al un'altra importante sezione della mostra: i vasi. In mostra infatti la collezione “Micromacro”, realizzata da Mendini soffiando diversi tipi di vetro, con colori e intensità varie, dentro gabbie metalliche, a cui si affianca la serie a firma Mimmo Paladino dedicata ai personaggi del mito, dell'Iliade e dell'Odissea, con richiami formali irriverenti e giocosi, e con evidenti connotati che caratterizzano ciascun personaggio. Munari ha inoltre sfidato un gruppo di artisti, architetti e designers di grande celebrità a rivisitare uno dei piu famosi vetri della laguna nel Cinquecento e riproposto
nel Novecento con l'indicazione di “Vaso Veronese”: ecco così le interpretazioni di Mario Botta, Massimiliano Fuksas, Richard Meier, Alessandro Mendini, Carlo Nason, Mimmo Paladino, David Palterer, Paolo Portoghesi, Borek Sipek, Matteo Thun. In mostra anche preziose murrine dedicate al tema delle quattro stagioni. La mostra continua con una selezione di tappeti in cui, già ad un primo approccio visivo, al di là della fine fattezza dei materiali e delle tecniche, è evidente l'essenza piu autentica del lavoro degli artisti. Appaiono subito l'innovazione di Sandro Chia e Mimmo Paladino, la poesia di Dario Fo e Lawrence Ferlinghetti, il postmodernismo di Alessandro Mendini e il primitivismo di Deisa Centazzo, il surrealismo di
Javier Mariscal e Ettore Monchetti, la razionalità e l'approccio piu architettonico di Mario Botta e la giocosità di Cleto Munari. Completano la mostra raffinati oggetti di arte e design a firma di Ettore Sottsass, noto per aver sempre anteposto l'estetica alla funzionalità degli oggetti, per donare alle creazioni “spessore simbolico, emotivo e rituale”, di Arman, con le edizioni limitate in ceramica delle accumulazioni di Ferrari F40 che richiamano il grande monumento realizzato dall'artista all'ingresso dell'autodromo di Imola nel 1999. Chiudono la mostra dei pezzi unici di Sandro Chia, realizzati per la personale dedicatagli dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nel 2011. L'artista ha dato vita a nuove sperimentazioni con la materia, creando un continuum poetico in cui il segno si trasferisce dalla tela alla superficie ceramica, ne abbraccia i segreti e ne coglie le fragilità, in un dialogo intrigante tra linguaggi ben distinti: la ceramica si
confronta con il bronzo (come nei casi dei Mappamondi), con la superficie della carta (come nel caso delle Cornici) oppure si mostra in tutta la sua purezza, come nel caso dei Libri e dei Babbi addolorati.
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