Speciale "Animali Notturni"
Tom Ford e l’arte di riflettere la nostra oscena nudità in “Animali Notturni”
Amy Adams sul set di "Animali Notturni" con il regista Tom Ford, courtesy © 2016 Focus Features
Daniele Bova
12/11/2016
A sette anni dal suo esordio cinematografico con “A Single Man”, che ottenne il plauso della critica e valse a Colin Firth la Coppa Volpi, Tom Ford torna alla regia con “Animali Notturni”, film tratto dal romanzo “Tony & Susan” di Austin Wright.
È la storia di Susan Morrow (interpretata da Amy Adams), gallerista di successo incastrata in una vita di cui percepisce il progressivo svuotarsi di significato: il marito un affarista consumato dalla prospettiva del fallimento; gli amici esponenti aristocratici di una élite vacua e conformista; le opere che si preoccupa di esporre puri feticci, che "stanno bene in mezzo alla spazzatura", come le suggerisce cinicamente un amico durante una cena di gala. A risvegliare Susan da questo scenario ovattato e abulico sarà il suo ex marito, lo scrittore Edward Sheffield, che le spedisce il manoscritto del suo nuovo romanzo "Animali Notturni", a lei dedicato. Immergendosi nella lettura del libro, la gallerista verrà prima colpita dalla violenza della storia narrata e in un secondo momento sarà costretta a riconsiderare tutto il sistema di valori sul quale ha basato la propria vita.
In “Animali Notturni” Tom Ford riesce a non lasciarsi imbrigliare dal suo sguardo patinato, perfettamente funzionale alla rappresentazione dell'esangue mondo dell'alta borghesia della moda; quando la narrazione si sposta sulle vicende raccontate nel libro di Edward, la pellicola abbandona ogni tensione estetizzante per diventare angosciante e affilata. In stretto dialogo con i registi che sanno dare forma alla tensione sul grande schermo, Ford sembra citare David Lynch e Quentin Tarantino nella costruzione di personaggi negativi e misteriosi (come l'assassino Ray Marcus, interpretato da Aaron Taylor), oppure vendicativi e nichilisti (l'agente Bobby Andes, impersonato da Michael Shannon).
Sin dalle sequenze iniziali, il film si configura come una potente riflessione sull'arte e sulla vita. La parata di corpi nudi obesi nell'allucinante burlesque sui titoli di testa sembra partorita dalla mente di un Botero depravato e simboleggia la natura orripilante celata dietro la scorza lucida e levigata di un certo jet set artistoide.
Le opere con cui ha a che fare Susan sono icone ormai prive di significato, svuotate dal contesto sterile nel quale sono inserite; l'unica forma artistica utile e rilevante, ci suggerisce Tom Ford, è quella che rielabora il vissuto per svelare la nostra essenza profonda, come riesce a fare il manoscritto dell'ex marito della protagonista.
Ma questa capacità rivelatrice dell'arte, ben lungi dall'avere una finalità consolatoria, ha il potenziale traumatico di riflettere la nostra oscena nudità di "animali notturni" (come nei corpi all'inizio del film). Creature vittime della propria forza o della propria debolezza, destinate per questo a una fondamentale solitudine.
Speciale Animali Notturni di ARTE.it
Tom Ford e l'arte di riflettere la nostra oscena nudità in "Animali Notturni"
La recensione non convenzionale di ARTE.it firmata da Daniele Bova
Sin dalle sequenze iniziali, il film si configura come una potente riflessione sull'arte e sulla vita.
In “Animali Notturni” Tom Ford riesce a non lasciarsi imbrigliare dal suo sguardo patinato, perfettamente funzionale alla rappresentazione dell'esangue mondo dell'alta borghesia della moda.
Il perfezionista interrotto
Un ritratto di Tom Ford di Ludovica Sanfelice e Paolo Mastazza
“Questo film sono io. Sono Susan, una donna che abita un mondo di grandi privilegi, un mondo in cui il materialismo si suppone debba renderti felice. Susan combatte con il mondo in cui io vivo: il mondo degli assurdamente ricchi, la falsità e il vuoto che percepisco nella nostra cultura”.
Parola di Tom
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Di Tom Ford ce n'è uno solo. Il suo tipico aplomb estetizzante, le dichiarazioni spesso irriverenti e l'inconfondibile spinta verso il glamour lo hanno reso un personaggio celebre.
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È la storia di Susan Morrow (interpretata da Amy Adams), gallerista di successo incastrata in una vita di cui percepisce il progressivo svuotarsi di significato: il marito un affarista consumato dalla prospettiva del fallimento; gli amici esponenti aristocratici di una élite vacua e conformista; le opere che si preoccupa di esporre puri feticci, che "stanno bene in mezzo alla spazzatura", come le suggerisce cinicamente un amico durante una cena di gala. A risvegliare Susan da questo scenario ovattato e abulico sarà il suo ex marito, lo scrittore Edward Sheffield, che le spedisce il manoscritto del suo nuovo romanzo "Animali Notturni", a lei dedicato. Immergendosi nella lettura del libro, la gallerista verrà prima colpita dalla violenza della storia narrata e in un secondo momento sarà costretta a riconsiderare tutto il sistema di valori sul quale ha basato la propria vita.
In “Animali Notturni” Tom Ford riesce a non lasciarsi imbrigliare dal suo sguardo patinato, perfettamente funzionale alla rappresentazione dell'esangue mondo dell'alta borghesia della moda; quando la narrazione si sposta sulle vicende raccontate nel libro di Edward, la pellicola abbandona ogni tensione estetizzante per diventare angosciante e affilata. In stretto dialogo con i registi che sanno dare forma alla tensione sul grande schermo, Ford sembra citare David Lynch e Quentin Tarantino nella costruzione di personaggi negativi e misteriosi (come l'assassino Ray Marcus, interpretato da Aaron Taylor), oppure vendicativi e nichilisti (l'agente Bobby Andes, impersonato da Michael Shannon).
Sin dalle sequenze iniziali, il film si configura come una potente riflessione sull'arte e sulla vita. La parata di corpi nudi obesi nell'allucinante burlesque sui titoli di testa sembra partorita dalla mente di un Botero depravato e simboleggia la natura orripilante celata dietro la scorza lucida e levigata di un certo jet set artistoide.
Le opere con cui ha a che fare Susan sono icone ormai prive di significato, svuotate dal contesto sterile nel quale sono inserite; l'unica forma artistica utile e rilevante, ci suggerisce Tom Ford, è quella che rielabora il vissuto per svelare la nostra essenza profonda, come riesce a fare il manoscritto dell'ex marito della protagonista.
Ma questa capacità rivelatrice dell'arte, ben lungi dall'avere una finalità consolatoria, ha il potenziale traumatico di riflettere la nostra oscena nudità di "animali notturni" (come nei corpi all'inizio del film). Creature vittime della propria forza o della propria debolezza, destinate per questo a una fondamentale solitudine.
Speciale Animali Notturni di ARTE.it
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La recensione non convenzionale di ARTE.it firmata da Daniele Bova
Sin dalle sequenze iniziali, il film si configura come una potente riflessione sull'arte e sulla vita.
In “Animali Notturni” Tom Ford riesce a non lasciarsi imbrigliare dal suo sguardo patinato, perfettamente funzionale alla rappresentazione dell'esangue mondo dell'alta borghesia della moda.
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“Questo film sono io. Sono Susan, una donna che abita un mondo di grandi privilegi, un mondo in cui il materialismo si suppone debba renderti felice. Susan combatte con il mondo in cui io vivo: il mondo degli assurdamente ricchi, la falsità e il vuoto che percepisco nella nostra cultura”.
Parola di Tom
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Di Tom Ford ce n'è uno solo. Il suo tipico aplomb estetizzante, le dichiarazioni spesso irriverenti e l'inconfondibile spinta verso il glamour lo hanno reso un personaggio celebre.
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