Al Museé de l’Elysée di Losanna fino al 7 gennaio
I talenti segreti di Gus Van Sant
Anonyme, Matt Dillon et William Borroughs dans Drugstore Cowboy de Gus Van Sant, 1989
Francesca Grego
20/10/2017
“Da bambino sognavo di fare il pittore, poi ho suonato in una band, ho scritto racconti, finché ho pensato che fare un film potesse comprendere tutte queste cose”.
Regista pluripremiato e artista visionario, Gus Van Sant racconta con disarmante semplicità la ricchezza della propria arte.
E finalmente il talento dell’autore di cult come Belli e dannati o Will Hunting – Genio ribelle va in scena in tutte le sue sfaccettature al Musée de l’Elysée di Losanna.
Non solo sequenze emblematiche del suo cinema umano e straniante insieme, ma un vortice di visioni che fluttua tra ritratti e cut up fotografici, acquerelli e collage, senza dimenticare le interessanti colonne sonore composte dal regista e i videoclip realizzati per David Bowie o i Red Hot Chili Peppers.
“Da tempo desideravo lavorare con Gus Van Sant, un autore originale, iconoclasta, rappresentativo di un cinema moderno e diverso”, ha raccontato il curatore Mathieu Orléan: “Incontrandolo, ho scoperto che si era occupato anche di fotografia, pittura, musica e mi è venuta voglia di saperne di più. Di immaginare una mostra che ne svelasse i segreti e poi rivedere i suoi film alla luce di questi nuovi elementi”.
Le sei sezioni espositive riservano a ogni pratica artistica un ambiente differente, “per tuffarsi di volta in volta nella pittura, nella musica, nella fotografia, lasciandosi impregnare da tutto questo”.
A fare da filo conduttore è sempre il cinema, da riscoprire in una retrospettiva abbinata alla mostra.
Gus Van Sant, Untitled, 2010 Gus Van Sant, Courtoisie de l'artiste et de la Galerie Gagosian
UN OCCHIO FOTOGRAFICO FUORI DAL COMUNE
Nel Musée de l’Elysée di Losanna che attrae patiti dello scatto da tutto il mondo, la fotografia di Gus Van Sant è perfettamente a proprio agio, come rivelano già le lunghe sequenze in soggettiva dei suoi film.
In lui l’ispirazione di un grande sperimentatore del colore come William Eggleston convive con l’ammirazione per Bruce Weber e Christopher Doyle.
Scatti in bianco e nero, polaroid e ingrandimenti conquistano lo sguardo, insieme agli intensi cut up degli inizi, che ibridano volti maschili e femminili.
In mostra anche una sfilata di volti e corpi ritratti durante i provini e trasferiti in stampe di grande formato: i giovanissimi Keanu Reeves, River e Joaquim Phoenix, Josh Hartnett, Nicole Kidman, insieme ad anonimi “belli e dannati”.
LE COSTELLAZIONI DI VAN SANT
“Nel cinema di Gus Van Sant la presenza dell’altro è un tema veramente importante, è un cinema dove l’incontro, l’alterità, il desiderio giocano un ruolo fondamentale” ha spiegato Orléan, sottolineando anche come apporti esterni e durature collaborazioni siano state decisive nei progetti dell’artista.
Di questi incontri dà conto la sezione “Costellazioni”, una galassia di ispirazioni puramente intellettuali, come quelle di Shakespeare, di Hitchcock o del Neorealismo italiano, ma anche di profonde relazioni umane, come quelle che l’artista intrattenne con gli esponenti della Beat Generation, William Borroughs in testa.
“Credo che senza dirlo esplicitamente Van Sant si sia sentito una sorta di figlio spirituale della Beat Generation”, ha osservato il curatore: un’aria di famiglia che si avverte nei suoi film “dolcemente provocatori, che non turbano ma mettono lo spettatore in condizioni di incontrare un oggetto inedito”.
Con gli artisti del movimento il regista condivise l’attenzione verso realtà marginali, il gusto per la provocazione, la rivendicazione di una sessualità altra, ma anche una serie di novità formali e l’apertura a tutte le arti.
Preziosi materiali fotografici raccontano queste pagine dell’avventura di Van Sant, insieme a rare opere d’arte tratte dalla sua collezione personale.
Gus Van Sant, De la Série Hanson, n.d.
TRA MUSICA E PENNELLI
A raccontare il talento figurativo del regista è una sfilata di giovani irriverenti, angeli e demoni pop ritratti in collage o in punta di pennello e perfino Elvis Presley su un campo da golf.
Passando per le sue mani anche gli story board e gli schemi dei progetti cinematografici diventano sorprendenti opere grafiche, come il diagramma “a elefante” dei movimenti dei personaggi di Elephant e i “diagrammi di dispersione onirica” per le riprese della Foresta dei Sogni.
I videoclip realizzati David Bowie e Red Hot Chili Peppers ricordano invece memorabili incursioni nel mondo della musica, insieme a film che devono molto al potere delle note, come Last Days, Cowgirl e Paranoid Park.
In primo piano le colonne sonore composte dall’artista per L’amore che resta e Mala Noche, il lungometraggio ideato in collaborazione con il poeta di Portland Walter Curtis.
E per finire, una chicca davvero introvabile: un estratto sonoro dall’album Elvis of Letters, tra i tanti frutti del lungo sodalizio con William Borroughs.
Regista pluripremiato e artista visionario, Gus Van Sant racconta con disarmante semplicità la ricchezza della propria arte.
E finalmente il talento dell’autore di cult come Belli e dannati o Will Hunting – Genio ribelle va in scena in tutte le sue sfaccettature al Musée de l’Elysée di Losanna.
Non solo sequenze emblematiche del suo cinema umano e straniante insieme, ma un vortice di visioni che fluttua tra ritratti e cut up fotografici, acquerelli e collage, senza dimenticare le interessanti colonne sonore composte dal regista e i videoclip realizzati per David Bowie o i Red Hot Chili Peppers.
“Da tempo desideravo lavorare con Gus Van Sant, un autore originale, iconoclasta, rappresentativo di un cinema moderno e diverso”, ha raccontato il curatore Mathieu Orléan: “Incontrandolo, ho scoperto che si era occupato anche di fotografia, pittura, musica e mi è venuta voglia di saperne di più. Di immaginare una mostra che ne svelasse i segreti e poi rivedere i suoi film alla luce di questi nuovi elementi”.
Le sei sezioni espositive riservano a ogni pratica artistica un ambiente differente, “per tuffarsi di volta in volta nella pittura, nella musica, nella fotografia, lasciandosi impregnare da tutto questo”.
A fare da filo conduttore è sempre il cinema, da riscoprire in una retrospettiva abbinata alla mostra.
Gus Van Sant, Untitled, 2010 Gus Van Sant, Courtoisie de l'artiste et de la Galerie Gagosian
UN OCCHIO FOTOGRAFICO FUORI DAL COMUNE
Nel Musée de l’Elysée di Losanna che attrae patiti dello scatto da tutto il mondo, la fotografia di Gus Van Sant è perfettamente a proprio agio, come rivelano già le lunghe sequenze in soggettiva dei suoi film.
In lui l’ispirazione di un grande sperimentatore del colore come William Eggleston convive con l’ammirazione per Bruce Weber e Christopher Doyle.
Scatti in bianco e nero, polaroid e ingrandimenti conquistano lo sguardo, insieme agli intensi cut up degli inizi, che ibridano volti maschili e femminili.
In mostra anche una sfilata di volti e corpi ritratti durante i provini e trasferiti in stampe di grande formato: i giovanissimi Keanu Reeves, River e Joaquim Phoenix, Josh Hartnett, Nicole Kidman, insieme ad anonimi “belli e dannati”.
LE COSTELLAZIONI DI VAN SANT
“Nel cinema di Gus Van Sant la presenza dell’altro è un tema veramente importante, è un cinema dove l’incontro, l’alterità, il desiderio giocano un ruolo fondamentale” ha spiegato Orléan, sottolineando anche come apporti esterni e durature collaborazioni siano state decisive nei progetti dell’artista.
Di questi incontri dà conto la sezione “Costellazioni”, una galassia di ispirazioni puramente intellettuali, come quelle di Shakespeare, di Hitchcock o del Neorealismo italiano, ma anche di profonde relazioni umane, come quelle che l’artista intrattenne con gli esponenti della Beat Generation, William Borroughs in testa.
“Credo che senza dirlo esplicitamente Van Sant si sia sentito una sorta di figlio spirituale della Beat Generation”, ha osservato il curatore: un’aria di famiglia che si avverte nei suoi film “dolcemente provocatori, che non turbano ma mettono lo spettatore in condizioni di incontrare un oggetto inedito”.
Con gli artisti del movimento il regista condivise l’attenzione verso realtà marginali, il gusto per la provocazione, la rivendicazione di una sessualità altra, ma anche una serie di novità formali e l’apertura a tutte le arti.
Preziosi materiali fotografici raccontano queste pagine dell’avventura di Van Sant, insieme a rare opere d’arte tratte dalla sua collezione personale.
Gus Van Sant, De la Série Hanson, n.d.
TRA MUSICA E PENNELLI
A raccontare il talento figurativo del regista è una sfilata di giovani irriverenti, angeli e demoni pop ritratti in collage o in punta di pennello e perfino Elvis Presley su un campo da golf.
Passando per le sue mani anche gli story board e gli schemi dei progetti cinematografici diventano sorprendenti opere grafiche, come il diagramma “a elefante” dei movimenti dei personaggi di Elephant e i “diagrammi di dispersione onirica” per le riprese della Foresta dei Sogni.
I videoclip realizzati David Bowie e Red Hot Chili Peppers ricordano invece memorabili incursioni nel mondo della musica, insieme a film che devono molto al potere delle note, come Last Days, Cowgirl e Paranoid Park.
In primo piano le colonne sonore composte dall’artista per L’amore che resta e Mala Noche, il lungometraggio ideato in collaborazione con il poeta di Portland Walter Curtis.
E per finire, una chicca davvero introvabile: un estratto sonoro dall’album Elvis of Letters, tra i tanti frutti del lungo sodalizio con William Borroughs.
ARTE ● FOTOGRAFIA ● GUS VAN SANT ● MUSICA ● CINEMA ● MUSEI ARTE SVIZZERA ● AMOS ● MATHIEU ORLéAN ● MUSéE DE L'ELYSéE ● LOSANNA
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