Dal 14 giugno al 30 settembre antiche civiltà a confronto

Egizi Etruschi. Il dialogo tra le due culture del Mediterraneo raccontato in una mostra

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale / Ph. Marco Feliziani | Una sezione della mostra Egizi Etruschi, Complesso munumentale di San Sisto, Montalto di Castro
 

Samantha De Martin

16/06/2017

Viterbo - Maschere e amuleti apotropaici, vasi da banchetto e contenitori per essenze, oggetti inediti, come la mummia di una bambina di circa sette anni, conservatasi intatta. Un ammaliante dialogo mediterraneo frutto dello straordinario incontro tra la civiltà etrusca e il popolo egizio porta a Vulci, nel cuore dell'Etruria, preziose e inedite testimonianze di due culture diverse eppure in costante, proficuo contatto. 
Oltre 240 pezzi, quasi tutti inediti, tra amuleti provenienti da Naucrati e dalle città della Grecia insulare e orientale - enigmatiche maschere funerarie egizie rivestite in oro, oggetti risalenti all'VIII-VII secolo a.C e rinvenuti nelle campagne di scavo del 2013 e del 2016-2017, caratterizzano il percorso allestito, fino al 30 settembre, al Complesso munumentale di San Sisto a Montalto di Castro.

«Sono elementi che corroborano la presenza, tra gli Etruschi, di una vera e propria “egittomania” - spiega l'archeologa Simona Carosi, tra i curatori della mostra -. In numerose tombe sono stati rinvenuti oggetti egizi o imitazioni realizzate dai Fenici». E infatti per i principi dell'antica Etruria possedere preziosi e monili provenienti dall'Egitto equivaleva ad aderire al medesimo mondo avvolto da quell'aura di regalità e di elevazione divina caratteristica dei Faraoni.

Proprio a Vulci - importante area archeologica del viterbese, a pochi chilometri da Montalto di Castro - in una tomba della necropoli dell'Osteria è stato rinvenuto uno scarabeo egizio che menziona il prenome del Faraone Bocchoris, attestando la condivisione, a partire dalla fine dell'VIII secolo a.C. dell'ideale di regalità da parte delle élites etrusche.

Oltre alla Tomba dello Scarabeo dorato, riportata alla luce lo scorso anno - fiore all'occhiello del percorso artistico con il suo prezioso corredo funerario - ad ammaliare il visitatore invitandolo a un avvincente viaggio nell'archeologia, saranno anche gli amuleti con le raffigurazioni delle divinità egizie Hathor, Horus e Bes, rinvenuti in alcune sepolture in località Marrucatello e Poggio Mengarelli, sempre a Vulci.

Ma la mostra Egizi Etruschi è soprattutto un'occasione per mostrare per la prima volta al pubblico alcuni oggetti egizi provenienti dalla collezione di Eugene Berman, pittore e scenografo russo, appassionato collezionista d'arte. Si tratta di reperti acquistati durante i suoi ripetuti viaggi, tra il 1964 e il 1965, e che furono donati all'allora Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale. Berman era affascinato dai volti ed è per questo che nella sua ampia raccolta spiccano le belle maschere funerarie rivestite in oro, che verranno accostate in mostra ad alcune antefisse etrusche con volti femminili, spesso raffiguranti menadi.

Il percorso - molti dei cui oggetti provengono anche dal Museo Archeologico di Firenze - si articola in sei sezioni. A una stanza introduttiva, omaggio alla figura di Berman, seguono gli spazi dedicati all'oro, il metallo degli dei, a principi e faraoni, al “Sogno dell'immortalità”, alle divinità dell'Egitto e dell'Etruria, all'oro di Nefertum.
A chiude l'itinerario, la linea del tempo che segna il periodo in cui le due civiltà entrarono per la prima volta in contatto, inaugurando quel dialogo che continua a regalare sorprese, a distanza di secoli.

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