SCOPERTO UN VAN DYCK “DORMIENTE” A MADRID

29/03/2011

WEB: http://www.arcadja.com/artmagazine/it/2011/03/29/scoperto-un-van-dyck-%e2%80%9cdormiente%e2%80%9d-a-madrid/


Pulizia e restauro non solo hanno riportato alla luce lo splendore originale di una tela, ma ne hanno anche rivelato la paternità. È successo nei giorni scorsi a Madrid, dove il dipinto La Madonna e il Bambino con i peccatori pentiti è stato attribuito alla mano del celebre pittore Van Dyck. L'opera, inizialmente ritenuta solo una copia del maestro fiammingo,è stata rispolverata e “ridestata” da un silenzioso e lungo sonno durato quasi cent'anni, nel seminterrato della Real Academia de Bellas Artes di San Fernando.
A partire dallo scorso luglio un'equipe di esperti restauratori, composta da Silvia Viana, Judith Gasca e Ángeles Solís, ha iniziato ad operare in modo scrupoloso sottoponendo il dipinto ad approfondite analisi dei pigmenti e a un'indagine radiologica, da cui sono emersi alcuni ripensamenti in corso d'opera che hanno condotto all'identificazione dell'artista olandese. Un panno che inizialmente cingeva i fianchi di Gesù, infatti, venne ricoperto dallo stesso autore con pennellate successive, facendo affiorare l'incarnato prima inesistente. A quanto pare, però, dei dubbi sulla paternità della tela erano già stati sollevati in passato.
Nel 1973 Matías Díaz Padrón, oggi ricercatore e curatore del Museo del Prado oltre che massimo esperto dell'opera di Van Dyck, si occupò del dipinto nella sua tesi di dottorato per la Universidad Complutense, sostenuto dal suo docente Diego Angulo. Già allora Díaz Padrón vi lesse tutti i requisiti di un grande capolavoro e iniziò a sostenere che una simile abilità pittorica fosse il frutto di un artista di rilievo, non di un semplice copista. Lo studioso, che alla luce delle ultime rivelazioni definisce questa vicenda “un'avventura”, ha dichiarato con soddisfazione nei giorni scorsi: “Quando meno te lo aspetti, puoi trovare un gioiello”.
Inoltre, secondo la sua opinione, anche lo scintillio nello sguardo della Vergine sarebbe stato determinante nell'attribuzione dell'opera al grande maestro. Ora le analisi chimiche e radiologiche gli danno ragione e la sua tesi è suffragata anche da altri esperti e dallo storico dell'arte José Maria Luzón, direttore del Museo della Royal Academy.
A Díaz Padrón va anche il merito di aver scoperto, oltre alla Vergine e il Bambino con i peccatori pentiti, uno schizzo e un disegno preparatorio, sempre realizzati dal maestro fiammingo. Così il numero di opere di Van Dyck in possesso dell'Accademia è passato da zero a quota tre e sull'argomento il noto ricercatore ha stilato uno studio che verrà pubblicato su Prensa Ibérica.
Dagli anni del dottorato e in questi mesi Díaz Padrón, esaminando grandi collezioni e seguendo delle piste precise, è riuscito a ricostruire la storia del prezioso dipinto, sopravvissuto a tre secoli di vicende. L'alto pregio stilistico consente di collocare temporalmente la tela nel periodo italiano di Van Dyck. L'artista, nato nel 1599 e rimasto orfano di madre a soli otto anni, divenne allievo di Hendrick van Balen, coevo di Pieter Paul Rubens. Proprio Rubens divenne per Antoon van Dyck un amico e un importante punto di riferimento stilistico. Dopo l'apprendistato nella sua città l'artista fiammingo completò la propria formazione con un lungo viaggio di rito in Italia, dove ebbe l'opportunità di apprezzare numerose opere d'arte rinascimentale e attingere soprattutto alla pittura di Tiziano, come dimostra anche il quadro di Madrid. L'esperienza e l'abilità acquisite in quegli anni gli valsero, in seguito, il titolo di pittore di corte a Londra durante il regno di Carlo I.
Tornando al dipinto, sarebbe stato realizzato intorno al 1625, quando il pittore, seppur giovane, si dimostrava già eccezionalmente dotato e in grado di concepire opere di straordinaria raffinatezza. “E' un ottimo lavoro del suo primo periodo”, afferma Padron Diaz, sostenendo tra l'altro l'esistenza di una versione identica a questa a Tarazona.
L'opera è inizialmente appartenuta al duca di Medina de las Torres, il viceré spagnolo di Napoli.  Poi, alcuni documenti di  Diego Velázquez e Padre Santos, testimoniano la sua presenza presso il  Monastero di El Escorial, durante il regno di Filippo IV, intorno alla metà del XVII secolo. Nel sito escorialense il quadro restò disponibile alla vista del pubblico fino al 1808, quando scampò al saccheggio di migliaia di opere d'arte da parte delle truppe napoleoniche. In quel periodo venne erroneamente attribuito a  Mateo Cerezo, un pittore a volte scambiato per Van Dyck.  Successivamente la tela sarebbe giunta nell'accademia madrilena, dove fu archiviata come “antica copia di Van Dyck” restando, dunque, nell'anonimato fino ad ora.
L'opera porta i segni di altre modifiche, oltre a quelle apportate dal suo autore: si sospetta l'intervento di Diego Velázquez, coetaneo del collega fiammingo, che in veste di responsabile delle collezioni reali - e avvezzo a questa pratica - avrebbe allungato la tela di ben 7 cm rispetto alla dimensione originale.
Il dipinto raffigura la Madonna con Gesù in braccio e altre tre figure che li osservano con devozione: Maria Maddalena, avvolta in un drappo di raso bianco, Re David e il Figliol Prodigo.
I tre sono garbatamente caratterizzati, in modo tale che ognuno di loro incarni un peccato e insieme ne simboleggi il pentimento.  Secondo Padrón, il quadro sarebbe un esempio visivo dell'enfasi posta dalla Controriforma cattolica sul sacramento della penitenza.
La combinazione di sublime maestria nel dare forma ad emozioni intense, come l'amore e la fede, la finezza espressiva e una certa forza plastica, è la formula tipica di Van Dyck, quella che lo ha reso uno dei più illustri ritrattisti di tutti i tempi e che è il marchio di fabbrica riconoscibile anche nel dipinto ora attribuitogli.
La tela, insieme ad altri importanti lavori, sarà protagonista della prossima mostra monografica sull'autore intitolata “Echi di  Van Dyck”, che si terrà dal 1° aprile all'8 maggio presso la Fondazione Cajamurcia, sponsor del restauro, e nelle sale dell'Accademia tra maggio e giugno....

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