L’ultima scoperta nella Domus del Larario nella Regio V
Armadi, cuscini, bauli: a Pompei riaffiorano gli arredi di una casa del "ceto medio"
Stanza arredata, Regio V, Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Samantha De Martin
09/08/2022
Napoli - Piatti, vasi, anfore, oggetti in vetro e terracotta abbandonati frettolosamente in armadi e bauli durante la furia dell’eruzione. Ma anche un prezioso bruciaprofumi decorato a forma di culla, con la decorazione pittorica policroma perfettamente conservata, e ancora un gruppo di sette tavolette cerate raccolte da un cordino, probabilmente contratti, tenuti insieme dallo spago e sigillati con la ceralacca.
Sono le nuove, emozionanti testimonianze dell’ultima Pompei che riaffiora con la sua vita immobile nell’area nord nella cosiddetta Regio V, uno dei grandi quartieri della città antica, già interessata da scavi nel 2018, nell’ambito del più ampio intervento di manutenzione e messa in sicurezza dei fronti di scavo lungo il perimetro dell’area non scavata della città, previsto dal Grande Progetto Pompei.
L'armadio in legno rinvenuto nella Domus del Larario, Regio V, Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Una fotografia dell’istante della fuga che si fa spazio tra il mobilio e le forme ceramiche rinvenute nella stessa posizione nella quale dovevano essere nel momento dell’eruzione.
Gli ambienti rinvenuti raccontano la vita del ceto medio basso della città, di persone che tante volte vivevano in affitto o comunque ai margini delle classi più benestanti. Già nel 2018 in quest’area, alla quale si accede dal vicolo di Lucrezio Frontone, vide la luce un lussuoso larario riccamente decorato con, su una parete, una nicchia sacra ai “Lari”, numi tutelari della casa e, al di sotto, due grandi serpenti “agatodemoni” (demoni benevoli), simbolo di buon auspicio e prosperità.
In una delle stanze venute recentemenrte alla luce si conservano parti del telaio di un letto, il volume del cuscino, di cui è ancora visibile la trama del tessuto. Il letto consiste in una brandina semplicissima, priva di elementi di decorazione, smontabile e senza materasso. Potremmo immaginare che gli ospiti si stendessero su una rete di corde, delle quali si conservano tracce nel calco realizzato, e su un tessuto poggiato sopra. Accanto al letto il tempo ha restituito un baule in legno diviso a metà, lasciato aperto nel momento della fuga e sul quale si sono riversate, nel crollo, travi e tavole del solaio soprastante. Al suo interno sono stati rinvenuti un piattino in sigillata (un tipo di ceramica romana sottile, da mensa) e una lucerna a doppio beccuccio con un bassorilievo che raffigura la trasformazione di Zeus in aquila. Ma c’è di più.
Accanto al baule è riemerso un tavolino circolare a tre piedi. Sopra è ancora adagiata una coppa in ceramica con due ampolline in vetro, un piattino in sigillata ed uno in vetro. Ai piedi del tavolino il tempo ha risparmiato un’ampolla in vetro e una serie di anforette che provano come la stanza fosse abitata quotidianamente.
Un bruciaprofumi a forma di culla rinvenuto a Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Ma cosa sappiamo degli abitanti di questa dimora?
“Nell’impero romano - spiega il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel - c’era un’ampia fetta della popolazione che lottava per il proprio status sociale e per cui il ‘pane quotidiano’ era tutt’altro che scontato. Un ceto vulnerabile durante crisi politiche e carestie, ma anche ambizioso di salire sulla scala sociale. Nella casa del Larario a Pompei, si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali, ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali fungeva da deposito. Nelle altre stanze, due al piano superiore e raggiungibili tramite un soppalco, abbiamo trovato un misto di oggetti, alcuni di materiali preziosi come il bronzo e il vetro, altri di uso quotidiano. I mobili di legno di cui è stato possibile eseguire dei calchi sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa, ma sicuramente la cultura dell’ozio a cui si ispira la meravigliosa decorazione del cortile per loro era più un futuro che sognavano che una realtà vissuta.”
Piattini e ampolline rinvenute a Pompei, Regio V | Courtesy Parco archeologico di Pompei
All’esterno dell’ambiente, nell’angolo sud del breve disimpegno, di fronte alla cucina, la cinerite ha restituito un armadio in legno con almeno quattro ante, parzialmente compromesso dal crollo del solaio soprastante e rimasto chiuso con il suo corredo per almeno duemila anni. Questo mobile alto circa due metri, con almeno cinque ripiani, conserva ancora brocchette, anforette e piatti in vetro, ceramiche da mensa e da cucina, un piccolo set di forme in bronzo, due brocche bronzee, una delle quali con ansa con applique sormontante a forma di sfinge ed attacco inferiore a testa leonina.
“Pompei davvero non finisce di stupire - ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini - ed è una bellissima storia di riscatto, la dimostrazione che quando in Italia si lavora in squadra, si investe sui giovani, sulla ricerca e sull’innovazione si raggiungono risultati straordinari”.
Armadio in legno rinvenuto a Pompei, Dettaglio | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Sono le nuove, emozionanti testimonianze dell’ultima Pompei che riaffiora con la sua vita immobile nell’area nord nella cosiddetta Regio V, uno dei grandi quartieri della città antica, già interessata da scavi nel 2018, nell’ambito del più ampio intervento di manutenzione e messa in sicurezza dei fronti di scavo lungo il perimetro dell’area non scavata della città, previsto dal Grande Progetto Pompei.
L'armadio in legno rinvenuto nella Domus del Larario, Regio V, Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Una fotografia dell’istante della fuga che si fa spazio tra il mobilio e le forme ceramiche rinvenute nella stessa posizione nella quale dovevano essere nel momento dell’eruzione.
Gli ambienti rinvenuti raccontano la vita del ceto medio basso della città, di persone che tante volte vivevano in affitto o comunque ai margini delle classi più benestanti. Già nel 2018 in quest’area, alla quale si accede dal vicolo di Lucrezio Frontone, vide la luce un lussuoso larario riccamente decorato con, su una parete, una nicchia sacra ai “Lari”, numi tutelari della casa e, al di sotto, due grandi serpenti “agatodemoni” (demoni benevoli), simbolo di buon auspicio e prosperità.
In una delle stanze venute recentemenrte alla luce si conservano parti del telaio di un letto, il volume del cuscino, di cui è ancora visibile la trama del tessuto. Il letto consiste in una brandina semplicissima, priva di elementi di decorazione, smontabile e senza materasso. Potremmo immaginare che gli ospiti si stendessero su una rete di corde, delle quali si conservano tracce nel calco realizzato, e su un tessuto poggiato sopra. Accanto al letto il tempo ha restituito un baule in legno diviso a metà, lasciato aperto nel momento della fuga e sul quale si sono riversate, nel crollo, travi e tavole del solaio soprastante. Al suo interno sono stati rinvenuti un piattino in sigillata (un tipo di ceramica romana sottile, da mensa) e una lucerna a doppio beccuccio con un bassorilievo che raffigura la trasformazione di Zeus in aquila. Ma c’è di più.
Accanto al baule è riemerso un tavolino circolare a tre piedi. Sopra è ancora adagiata una coppa in ceramica con due ampolline in vetro, un piattino in sigillata ed uno in vetro. Ai piedi del tavolino il tempo ha risparmiato un’ampolla in vetro e una serie di anforette che provano come la stanza fosse abitata quotidianamente.
Un bruciaprofumi a forma di culla rinvenuto a Pompei | Courtesy Parco archeologico di Pompei
Ma cosa sappiamo degli abitanti di questa dimora?
“Nell’impero romano - spiega il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel - c’era un’ampia fetta della popolazione che lottava per il proprio status sociale e per cui il ‘pane quotidiano’ era tutt’altro che scontato. Un ceto vulnerabile durante crisi politiche e carestie, ma anche ambizioso di salire sulla scala sociale. Nella casa del Larario a Pompei, si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali, ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali fungeva da deposito. Nelle altre stanze, due al piano superiore e raggiungibili tramite un soppalco, abbiamo trovato un misto di oggetti, alcuni di materiali preziosi come il bronzo e il vetro, altri di uso quotidiano. I mobili di legno di cui è stato possibile eseguire dei calchi sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa, ma sicuramente la cultura dell’ozio a cui si ispira la meravigliosa decorazione del cortile per loro era più un futuro che sognavano che una realtà vissuta.”
Piattini e ampolline rinvenute a Pompei, Regio V | Courtesy Parco archeologico di Pompei
All’esterno dell’ambiente, nell’angolo sud del breve disimpegno, di fronte alla cucina, la cinerite ha restituito un armadio in legno con almeno quattro ante, parzialmente compromesso dal crollo del solaio soprastante e rimasto chiuso con il suo corredo per almeno duemila anni. Questo mobile alto circa due metri, con almeno cinque ripiani, conserva ancora brocchette, anforette e piatti in vetro, ceramiche da mensa e da cucina, un piccolo set di forme in bronzo, due brocche bronzee, una delle quali con ansa con applique sormontante a forma di sfinge ed attacco inferiore a testa leonina.
“Pompei davvero non finisce di stupire - ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini - ed è una bellissima storia di riscatto, la dimostrazione che quando in Italia si lavora in squadra, si investe sui giovani, sulla ricerca e sull’innovazione si raggiungono risultati straordinari”.
Armadio in legno rinvenuto a Pompei, Dettaglio | Courtesy Parco archeologico di Pompei
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