Dal 17 novembre al 23 marzo al Museo d’arte della Svizzera italiana presso il LAC
Kirchner e gli artisti del gruppo Rot-Blau protagonisti a Lugano
Ernst Ludwig Kirchner, Alpküche (Cucina alpestre), 1918, Madrid, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza © Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid
Samantha De Martin
05/11/2024
Mondo - Ci sono scene di vita quotidiana nel Cantone dei Grigioni e c’è il progresso tecnologico che si insinua in un paesaggio montano incontaminato, dove un gruppo di lavoratori ferroviari italiani, probabilmente operai impiegati dalla Ferrovia Retica, si concede un momento di riposo.
Ed ecco Bauernmittag (Il mezzogiorno dei contadini) esposto con una didascalia ingiuriosa insieme a 32 altri lavori di Ernst Ludwig Kirchner nella mostra “Entartete Kunst” organizzata nel 1937 dal regime nazista a Monaco. Regime che accusava l’artista di aver conferito ai personaggi una fisionomia caricaturale rispetto all’ideale del contadino come portatore dei valori di una vita semplice e in armonia con la natura proposto dalla propaganda del partito. D’altra parte furono complessivamente ben 639 le opere di Kirchner confiscate.
Il pittore e scultore tedesco, tra i massimi esponenti del gruppo Die Brücke e, più in generale, dell'espressionismo tedesco, uno degli artisti più colpiti dall’ostilità nazista, sarà presto al centro di una mostra al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, nella sede del LAC.
Dal 17 novembre al 23 marzo il percorso Ernst Ludwig Kirchner e gli artisti del gruppo Rot-Blau offrirà un approfondimento su questa personalità di spicco dell’avanguardia tedesca di inizio secolo. Insieme a Fritz Bleyl, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff Kirchner fondò il gruppo Die Brücke (Il ponte) che rivendicava un radicale rinnovamento dell’arte visiva in chiave antiaccademica, a favore di una pittura concepita come la traduzione immediata dell’interiorità dell’artista, espressa attraverso linee marcate e colori vibranti. Dopo aver trovato ospitalità nei Grigioni, grazie ai suoi lavori Kirchner contribuì a rendere il mondo alpino noto in tutto il mondo. E nei Grigioni, nei pressi di Davos, il pittore giunse intorno al 1917.
Ernst Ludwig Kirchner, Das Tobel (Il burrone), 1920 ca. Düren, Leopold-Hoesch-Museum | Foto: © Peter Hinschläger
Arrivava da Berlino e si apprestava a trascorrere l’ultima parte della sua vita in condizioni fisiche e psichiche precarie, traumatizzato dall’esperienza della prima guerra mondiale. Questo periodo trascorso nella località turistica grigionese, culminato nella morte suicida nel 1938, segnò fortemente la sua produzione che trasse linfa ispiratrice dalla popolazione locale e dal paesaggio montano.
Mentre a Davos il linguaggio pittorico si apriva verso tonalità più luminose, le cupe scene della frenetica vita urbana berlinese, del circo, del cabaret, che avevano caratterizzato gli anni precedenti, durante l’esperienza trascorsa nei Grigioni, lasciarono il posto a paesaggi di vita alpestre, transumanze, contadini, alberi e boschi di larici, fino alla sagoma inconfondibile del Tinzenhorn. La mostra al LAC ripercorre questo cambiamento attraverso i lavori realizzati da Kirchner nei primi anni di soggiorno nelle alpi svizzere, tra il 1918 e il 1923, e attraverso una scelta di opere del biennio 1925-1926, quando gli esponenti del gruppo Rot-Blau frequentarono con una certa assiduità il loro mentore.
Concepito come un approfondimento tematico nell’ambito dell’esposizione permanente della collezione del MASI intitolata “Sentimento e Osservazione”, il focus su Kirchner dialogherà con uno spaccato delle collezioni del Museo, in particolare con la sala dedicata alle opere del gruppo Rot-Blau, attivo nel Mendrisiotto.
Sotto la lente saranno dieci dipinti, alcuni rari, di medie e grandi dimensioni, in prestito da importanti collezioni pubbliche e private, che evidenzieranno i legami e le relazioni del maestro tedesco con il Ticino e con Davos. Si tratta dei dieci lavori esposti in due mostre chiave dell’artista - la collettiva alla Kunsthalle di Basilea nel 1923 e la personale al Kunstmuseum di Winterthur nel 1924 - che contribuirono in maniera decisiva a far conoscere la sua opera in Svizzera. Malgrado l’autoesilio imposto e la scelta di vivere ai margini della mondanità, da Davos Kirchner continuerà a controllare la diffusione della propria arte su tutto il territorio elvetico e in Germania.
Ernst Ludwig Kirchner, Bauernmittag (Il mezzogiorno dei contadini), 1920 Collezione privata, Svizzera
“Nelle nuove opere degli ultimi sei anni, i colori diventano puri e luminosi. È l’aria limpida delle montagne ad aver innescato questa nuova resa del colore… Le modifiche della forma e delle proporzioni non sono arbitrarie, bensì servono a rendere l’espressione mentale ampia e incisiva e a far percepire i colori nelle proporzioni consone all’espressione ricercata” scriveva nel 1921 sottolineando il cambiamento subentrato dopo il trasferimento in Svizzera e celandosi dietro lo pseudonimo del critico d’arte Louis de Marsalle.
Prestito eccezionale dalla Collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid, Alpküche (Cucina alpestre) del 1918 condurrà i visitatori all’interno della casetta presa in affitto da Kirchner dall’estate del 1917 sulla Stafelalp, sopra Frauenkirch, presso Davos, con la sua prospettiva distorta, i colori brillanti e l’ambientazione essenziale a rievocare alcuni interni di Vincent van Gogh.
In Tinzenhorn – Zügenschlucht bei Monstein, invece, l’uso espressivo del colore, delle forme e delle proporzioni restituiscono in pittura l’essenza e la spiritualità del mondo montano.
“…Poiché Kirchner, dopo Hodler, è il primo pittore a rappresentare le montagne in modo nuovo” diceva lo stesso Kirchner celebrandosi anche come mentore di una giovane generazione di artisti. Il percorso al LAC vuole pertanto mettere in luce l’influenza profonda che il pittore ebbe su un’intera generazione di giovani artisti basilesi, da Hermann Scherer ad Albert Müller e Paul Camenisch, fondatori del gruppo artistico Rot-Blau.
Ed ecco Bauernmittag (Il mezzogiorno dei contadini) esposto con una didascalia ingiuriosa insieme a 32 altri lavori di Ernst Ludwig Kirchner nella mostra “Entartete Kunst” organizzata nel 1937 dal regime nazista a Monaco. Regime che accusava l’artista di aver conferito ai personaggi una fisionomia caricaturale rispetto all’ideale del contadino come portatore dei valori di una vita semplice e in armonia con la natura proposto dalla propaganda del partito. D’altra parte furono complessivamente ben 639 le opere di Kirchner confiscate.
Il pittore e scultore tedesco, tra i massimi esponenti del gruppo Die Brücke e, più in generale, dell'espressionismo tedesco, uno degli artisti più colpiti dall’ostilità nazista, sarà presto al centro di una mostra al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, nella sede del LAC.
Dal 17 novembre al 23 marzo il percorso Ernst Ludwig Kirchner e gli artisti del gruppo Rot-Blau offrirà un approfondimento su questa personalità di spicco dell’avanguardia tedesca di inizio secolo. Insieme a Fritz Bleyl, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff Kirchner fondò il gruppo Die Brücke (Il ponte) che rivendicava un radicale rinnovamento dell’arte visiva in chiave antiaccademica, a favore di una pittura concepita come la traduzione immediata dell’interiorità dell’artista, espressa attraverso linee marcate e colori vibranti. Dopo aver trovato ospitalità nei Grigioni, grazie ai suoi lavori Kirchner contribuì a rendere il mondo alpino noto in tutto il mondo. E nei Grigioni, nei pressi di Davos, il pittore giunse intorno al 1917.
Ernst Ludwig Kirchner, Das Tobel (Il burrone), 1920 ca. Düren, Leopold-Hoesch-Museum | Foto: © Peter Hinschläger
Arrivava da Berlino e si apprestava a trascorrere l’ultima parte della sua vita in condizioni fisiche e psichiche precarie, traumatizzato dall’esperienza della prima guerra mondiale. Questo periodo trascorso nella località turistica grigionese, culminato nella morte suicida nel 1938, segnò fortemente la sua produzione che trasse linfa ispiratrice dalla popolazione locale e dal paesaggio montano.
Mentre a Davos il linguaggio pittorico si apriva verso tonalità più luminose, le cupe scene della frenetica vita urbana berlinese, del circo, del cabaret, che avevano caratterizzato gli anni precedenti, durante l’esperienza trascorsa nei Grigioni, lasciarono il posto a paesaggi di vita alpestre, transumanze, contadini, alberi e boschi di larici, fino alla sagoma inconfondibile del Tinzenhorn. La mostra al LAC ripercorre questo cambiamento attraverso i lavori realizzati da Kirchner nei primi anni di soggiorno nelle alpi svizzere, tra il 1918 e il 1923, e attraverso una scelta di opere del biennio 1925-1926, quando gli esponenti del gruppo Rot-Blau frequentarono con una certa assiduità il loro mentore.
Concepito come un approfondimento tematico nell’ambito dell’esposizione permanente della collezione del MASI intitolata “Sentimento e Osservazione”, il focus su Kirchner dialogherà con uno spaccato delle collezioni del Museo, in particolare con la sala dedicata alle opere del gruppo Rot-Blau, attivo nel Mendrisiotto.
Sotto la lente saranno dieci dipinti, alcuni rari, di medie e grandi dimensioni, in prestito da importanti collezioni pubbliche e private, che evidenzieranno i legami e le relazioni del maestro tedesco con il Ticino e con Davos. Si tratta dei dieci lavori esposti in due mostre chiave dell’artista - la collettiva alla Kunsthalle di Basilea nel 1923 e la personale al Kunstmuseum di Winterthur nel 1924 - che contribuirono in maniera decisiva a far conoscere la sua opera in Svizzera. Malgrado l’autoesilio imposto e la scelta di vivere ai margini della mondanità, da Davos Kirchner continuerà a controllare la diffusione della propria arte su tutto il territorio elvetico e in Germania.
Ernst Ludwig Kirchner, Bauernmittag (Il mezzogiorno dei contadini), 1920 Collezione privata, Svizzera
“Nelle nuove opere degli ultimi sei anni, i colori diventano puri e luminosi. È l’aria limpida delle montagne ad aver innescato questa nuova resa del colore… Le modifiche della forma e delle proporzioni non sono arbitrarie, bensì servono a rendere l’espressione mentale ampia e incisiva e a far percepire i colori nelle proporzioni consone all’espressione ricercata” scriveva nel 1921 sottolineando il cambiamento subentrato dopo il trasferimento in Svizzera e celandosi dietro lo pseudonimo del critico d’arte Louis de Marsalle.
Prestito eccezionale dalla Collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid, Alpküche (Cucina alpestre) del 1918 condurrà i visitatori all’interno della casetta presa in affitto da Kirchner dall’estate del 1917 sulla Stafelalp, sopra Frauenkirch, presso Davos, con la sua prospettiva distorta, i colori brillanti e l’ambientazione essenziale a rievocare alcuni interni di Vincent van Gogh.
In Tinzenhorn – Zügenschlucht bei Monstein, invece, l’uso espressivo del colore, delle forme e delle proporzioni restituiscono in pittura l’essenza e la spiritualità del mondo montano.
“…Poiché Kirchner, dopo Hodler, è il primo pittore a rappresentare le montagne in modo nuovo” diceva lo stesso Kirchner celebrandosi anche come mentore di una giovane generazione di artisti. Il percorso al LAC vuole pertanto mettere in luce l’influenza profonda che il pittore ebbe su un’intera generazione di giovani artisti basilesi, da Hermann Scherer ad Albert Müller e Paul Camenisch, fondatori del gruppo artistico Rot-Blau.
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