Gli italiani e le aziende private considerano l’arte un asset per il Paese. I politici ascoltano?

Elisa Sighicelli, Senza titolo (una botte di ferro), 2012
 

29/01/2013

Milano - Elisa Sighicelli, torinese classe 1968, si è aggiudicata il premio “Artisti per Frescobaldi 2013” con l’opera Senza titolo (una botte di ferro) convincendo una giuria presieduta da Antonio Paolucci (direttore Musei Vaticani) e composta da Marina Pugliese (direttore Museo del Novecento), Angela Tecce (direttore Castel Sant’Elmo) e Franziska Nori (direttore Centro Culturale Strozzina). Ideato da Tiziana Frescobaldi e curato da Ludovico Pratesi, il premio è dedicato alla promozione degli artisti contemporanei più promettenti e che utilizzano nuovi linguaggi espressivi come la fotografia e le video installazioni per esprimere il loro pensiero. Si tratta di un’iniziativa in continuità con la tradizione di mecenatismo della famiglia toscana che in passato ha avuto rapporti con Donatello e Brunelleschi.

Nel corso della premiazione, che si è svolta alla Fondazione Stelline di Milano dove le opere finaliste saranno esposte fino al 3 febbraio, sono stati presentati i dati della ricerca “Arte in tempo di crisi: l’importanza di investire in un settore chiave per la rinascita del Paese” commissionata da Marchesa De Frescobaldi all’istituto ISPO di Renato Mannheimer.
“Gli italiani sono favorevoli all’investimento in cultura” afferma Renato Mannheimer. “E i politici ne dovrebbero tenere in conto”. 

Secondo l’indagine condotta su un campione di 800 persone di condizione socio-economica medio-alta, emerge un “atteggiamento proattivo verso l’arte che è considerata un asset del Paese” continua Mannheimer. “Occorre investire in arte da parte dei privati e delle istituzioni pubbliche. E in particolare lo Stato lo deve fare non per mecenatismo ma perché è un investimento per il Paese. E’ un modo per uscire dalla crisi e guardare al futuro. E’ questa la richiesta alle autorità che emerge da parte degli italiani”.  

Ma per andare oltre lo slogan sono almeno tre le ragioni che secondo il professore dovrebbero far accendere l’interesse da parte dei politici: “l’Italia ha un enorme patrimonio d’arte che funge da forte attrattore dei grandi flussi turistici, accresce l’immagine del paese all’estero e inoltre dà una prospettiva per l’occupazione”.

Secondo il sondaggio, in tempi di crisi un italiano su quattro ha diminuito le spese per tutte le forme di cultura che lo riguardano: si è ridotto il consumo di libri, cinema, mostre d’arte e viaggi culturali. Se da un lato le famiglie puntano al risparmio, per 2 intervistati su 3 è giusto che lo Stato investa in cultura: questo tipo di investimento dello Stato non dovrebbe mai essere frenato, in quanto l’arte produce valore.

Quasi l’89% degli italiani poi, ritiene che investire in cultura significa puntare sulla rinascita dal Paese e per il 90% chi investe in cultura fa un servizio che arricchirà anche le generazioni future. Per l’88% l’arte può essere uno sbocco lavorativo per i giovani e circa 2 intervistati su 3 esprimono sempre un atteggiamento positivo nei confronti del sostegno delle aziende private all’arte. Senza considerare poi, come afferma Mannheimer, che in generale l’impegno nell’arte da parte delle aziende private aumenta nettamente quella che nel gergo marketing viene definita la “brand reputation” di un marchio. Aspetto non trascurabile per l’azienda vinicola Marchesi De Frescobaldi.
Luca Frè

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